Wonder boy

Daniele Musto
Arkadia Editore

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È una saggezza popolare, un detto che ci è tramandato dai nostri vecchi e che non è più tanto in voga oggi, anche se sempre attuale. Fa parte di quella filosofia spicciola da conservare nel quotidiano, da tenere sempre presente.
Chi non ha mai sentito dire nel linguaggio comune “devi farci il callo”, un’affermazione aperta a molte interpretazioni.
L’essenza della vita sta in questo detto. Sta nella teoria del callo. Bisogna farci il callo. Il callo è tutto. Davanti a una disgrazia, la perdita di una persona cara, anche se uno perde il lavoro, se un coniuge ti lascia, se il conto in banca è rosso. Ecco, nella vita bisogna farci il callo. Andare avanti.

La voce narrante di una storia che parte dall’infanzia e arriva all’età adulta. Il background affonda le sue radici nell’io del protagonista e l’impatto con la realtà che lo circonda. E allora ecco che ci confrontiamo con il personaggio, Maniele Dusto, l’anagramma con il nome dell’autore è piuttosto semplice, non occorre pensarci troppo.

Come dare una definizione alla lettura di questo libro che porge un impatto immediato e che può divertire da matti se lo si prende per il verso giusto.
Certo entrare dentro la psicologia del personaggio, nei suoi risvolti più naturali e più profondi, non è cosa semplice, ma questa lettura non consente distrazioni. Musto ci lega le mani dietro la schiena costringendoci a stare lì, incollati alla pagina, dove ogni riga è una scarica di adrenalina.

È una scrittura elettrizzante, una corrente alternata sottopelle, un mondo interiore che diventa multidimensionale dove l’innocenza convive con la perfidia, ma tutto attraverso uno slancio passionale che approda dentro questo paesaggio incontaminato dell’anima.
L’abilità straordinaria di far vivere l’umana quotidianità elevandola a grandezza assoluta, ma la grandezza sta nelle piccole cose. La prima pugnetta, l’amore idealizzato nell’infanzia e nell’adolescenza, anche il cibo più banale sono partecipativi d’avventure e giochi di spirito importanti.

L’integrità della storia di un io in un tempo difficile si trova gettato nella realtà che ha le sue difficoltà e dove si combatte duramente per stare a galla, la realtà dei comuni mortali che soltanto pochi sanno filtrarla con severità e con attenzione.

Se ci troviamo a vivere in un mondo dove qualcuno prova a metterti i piedi in testa, allora bisogna reagire subito, non lasciarlo fare, anzi ancor meglio capirne le intenzioni e anticiparlo.

Eccolo il protagonista di questo libro che ha fatto de “la teoria del callo” una sua filosofia di vita. Questo serve per cadere sempre in piedi e non sprofondare nelle sabbie mobili. Se uno perde il lavoro, se la moglie fa le valige, se il conto in banca è in rosso, il mantra è questo. Bisogna farci il callo.

Maniele è arrivato a queste conclusioni dalla palestra della vita, da ragazzo chiuso, introverso, trascorrendo l’infanzia con i nonni perché i genitori erano separati. E quando la nonna muore lasciandolo solo, tutto ciò accade in un momento in cui la sua vita è a una svolta. La nonna morì lo stesso giorno in cui lui riuscì a baciare la più bella della classe.

Wonder boy è una finestra aperta su un mondo reale dove la vita scorre segnata da un destino. Gli incontri con quei personaggi, dove bisogna fare calcoli precisi sulla costruzione di un rapporto, disegnano un carattere atipico dove i sentimenti e i buoni propositi sono tenuti a freno da una buona dose di cocciutaggine.

Gli interlocutori del protagonista non si limitano a essere semplicemente un contorno, ma diventano portatori di una fisicità intima con molte sfaccettature.
Maniele sa che con il tempo si cambia e con il tempo si lasciano molte cose. E se fosse vero che mutare significa anche cancellare è anche vero il contrario, ovvero che il fuoco che brucia e distrugge alimenti combustibile e porga vigore ed energia e tutto porti a un nuovo e positivo mutamento della vita.

Certo è che in questa rappresentazione intima dell’io l’autore abbia visitato, studiato ed elaborato la categoria umana cui appartiene, ne abbia fatto tesoro. Lo si vede nei risvolti, più intimi, particolari, in quelli che non ti aspetti o che dai per scontati, senza grandi voli pindarici, ma nella loro semplicità, quella essenziale della vita.

Giorgio Bona

Scrittore

Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

Recensione pubblicata sul numero di ottobre del mensile Lavoro e Salute

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