Invalsi. Forma e struttura del processo di alienazione della determinazione pedagogica
INValSI è un acronimo di successo per l’attuale orientamento pedagogico italico. Sembra che tutte le azioni ed attività che compaiono all’interno dell’orizzonte degli eventi scolastico possano ‒ ed anzi debbano ‒ essere ricomprese e rese intelleggibili e funzionali dall’applicazione dei suoi criteri discriminatori e classificatori. Fondato sul concetto (e la relativa prassi) del merito e della funzionalizzazione utilitaristica delle competenze, esso svela ‒ attraverso il proprio essere strumento, modo e misura di valutazione ‒ la determinazione del sistema di appartenenza che ne accompagna la genesi, lo sviluppo e le finalità.
Infatti INValSI e sistema ideologico ed economico-politico neo-liberale costituiscono insieme l’ambiente di vita e lo strumento di evoluzione e di sopravvivenza essenziale del modo di vita e di civilizzazione che si pretende di imporre egemonicamente nell’attuale contemporaneità occidentale. Peccato però che merito e competenza svelino subito ‒ anche ad un’affrettata analisi terminologica e lessicale ‒ il senso nascosto del loro combinato significato. Essi stanno, infatti, come lato teorico e pratico di un processo di verticalizzazione e differenziazione gerarchica, che riprende e rende finalmente e conclusivamente epifanica quella tradizione ideologica occidentale che si servì dell’Unotrascendente e della conseguente e necessaria unità organica per la composizione, definizione ed organizzazione delle funzioni di vita e sopravvivenza umane in ambito naturale, così come via via si erano perfezionate nel passaggio dal periodo tardo-antico ed imperiale romano a quello medievale e moderno, costituendo ancora l’orizzonte di senso e di significato del mondo borghese, nel momento in cui questo prende il testimone del processo di civilizzazione, quando lo Stato moderno assolutista ingloba rivoluzione industriale e rivoluzioni liberali.
Questo spazio e tempo separato ed astratto fondano ancora oggi il progetto neo-autoritario del Capitale, che tende a smantellare e sradicare ogni concretezza naturale e razionale del diritto (individuale e collettivo), per trasferire nel proprio mondo superiore un sublimato artefatto e corrotto dell’energia vitale originaria, creativa e dialettica. Pretendendo di annullare ed annichilire la sua apertura d’universalità, dopo l’apparente e continuamente retorizzata caduta dell’ideale-reale d’eguaglianza, esso la sostituisce con una immagine contraffatta: dichiarando quella una ulteriore forma di separazione ed astrazione, esso fa valere un ideale di possibile e necessaria diversificazione, che pretende per sé l’esclusività di ogni reale e concreta materialità, di ogni possibile progettualità e funzione utilitaristica.
Come se si trattasse di un movimento di ritorno che rifluisce dalla propria originaria formazione marxista per ricadere all’interno dell’unico orizzonte degli eventi odierno ‒ quello capitalistico ‒ il progetto neo-autoritario del Capitale forgia di nuovo lo spazio e il tempo scolastico di un’alienazione definitiva, questa sì senza ritorno: con la richiesta esibita della competenza impone di nuovo una forma ed una struttura di eterodeterminazione, per la quale ogni giudizio e valutazione si affermano dall’alto dei cieli dei valori capitalistici (impresa, libertà di scambio, necessità dell’accrescimento del profitto). All’interno di questa triangolazione, infatti, l’apparente libertà realizzata dalla conquista delle cosiddette competenze di base subisce l’assoggettamento gerarchico ad una nuova Personalità signorile. In replicazione analoga e scalare ‒ e rigettando la lotta di classe ‒ questa nuova potestà fluisce e si dirama in ogni ambito del vitale, materiale, sensibile o sentimentale, pratico o pragmatico che sia, sia nella struttura che nei suoi punti di snodo e funzioni individuanti e direttive. Come nella scuola, così nel mondo esterno, nel sistema ed ambito esterno che la accompagna, orienta e indirizza un nuovo Soggetto collettivo viene a formarsi, strutturarsi ed evolvere.
Un Soggetto che di volta in volta incarna le diverse fasi e momenti di quel rifluire: dall’organizzazione delle relazioni reciproche dei consigli di amministrazione delle differenti multinazionali, alla composizione dialettica degli strumenti statuali mondiali, con il predominio della funzione governativa e l’assoggettamento delle funzioni legislative e giudiziarie liberal-borghesi, alla strumentazione assoluta costituita dall’organizzazione economica e sociale del sistema di produzione capitalistico, ora nella sua fase iper-imperiale ed imperialistica della finanziarizzazione. Soggetto e strumento necessitano alla fine allora solo di un aggiunta: l’aggiunta del serbatoio materiale umano e naturale, l’aggiunta di una nobilitazione e mobilitazione di tutte le forze produttive, secondo le regole dell’assoluta precarietà ed arbitrarietà di vita e/o di sopravvivenza.
Come in un ricorso della Storia questo soggetto, strumento ed aggetto pongono e determinano quello che il sistema capitalistico stesso apre, illustra e descrive, definisce e dimostra come l’unico dei mondi possibili. Un mondo infernale di sopraffazione e violenza, alienazione e perdita, guerre, sangue e sofferenza, povertà e miseria (materiale e morale).
A cura di Stefano Ulliana
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