LA SCENEGGIATA DEL GOVERNO SUI MORTI SUL LAVORO

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Parlare degli infortuni e dei morti sul lavoro è diventato una moda trend da parte di chi dovrebbe per compiti istituzionali assicurarne la progressiva diminuzione (diciamo progressiva e non immediata perché in questo sistema produttivo basato sullo sfruttamento come base del PIL è utopia) e risulta a gente come noi, lavoratori in produzione e lavoratori pensionati risulta odioso e insopportabile.

Non voler capire da parte di pezzi del sindacato confederale e il menefreghismo da parte del governo che la salute sul lavoro è strettamente legata alla sicurezza della sicurezza e che sono conseguenti alla partecipazione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori all’impegno di conoscenza delle condizioni di lavoro conseguente all’organizzazione della produzione e alla fine della monetizzazione dei rischi e della nocività, allora anche le leggi servono a poco e lo dimostrano la strage quotidiana.

E non serve neanche la ‘patente a punti’ per le imprese, con un punteggio che calerebbe in caso di violazioni e incidenti fino a far scattare l’esclusione dalle gare o il blocco delle attività. Sia perché non rappresenta una prevenzione ma avverrebbe dopo l’infortunio e dopo la morte del lavoratore. E comunque non scalfirebbe lo strapotere schiavista degli imprenditori, i quali oggi sotto la cupola della confindustriale, del caporalato divenuto ormai costume accettato dalle istituzioni politiche.

Altresì non bisognerebbe ridurre a spazio collaterale la formazione ormai quasi tutta appaltata al mercato con organismi e società che producono certificazioni senza nessuna qualità dei corsi essendo basati, come da loro natura privata, al massimo profitto.

Nel Nuovo Decreto del Governo che modifica la Legge del 2008 ci sono piccole novità ma che all’occhio degli esperti, dei Rappresentanti per la Sicurezza sul Lavoro (RLS) e di chi da sempre indaga sulle cause degli infortuni, delle morti e delle malattie professionali sul lavoro, risultano un palliativo e un contentino sulla carta ai sindacati confederali.
Certamente s’è un atto dovuto come incremento di personale per l’organismo ispettivo INL e Carabinieri, ma nel contempo non viene l’Ispettorato del Lavoro soprattutto per incrementare la lotta al lavoro nero, al caporalato e a tutte le forme di lavoro irregolare o precario, concausa importante del fenomeno infortunistico e delle malattie da lavoro. Con l’attribuzione di altre, complesse funzioni di controllo e vigilanza su tutte le norme di Prevenzione dei rischi e danni da lavoro, invece, si disperdono le risorse ottenute su un’area di competenze ben più vasta, diluendo, fino a rischiare di farla scomparire, l’efficacia del potenziamento previsto e ostacolando quell’incremento di controlli contro il lavoro irregolare.

Sulla carta, lo sottolineiamo perché come accennavamo prima sono i rapporti di forza che sono sfavorevoli nel mondo del lavoro per le lavoratrici e i lavoratori, le novità della modifica del testo del D.lgs. 81/08, da parte del Decreto-Legge sono:

  • tra gli organismi di vigilanza sulle non ottemperanze alla normativa di salute e sicurezza sul lavoro, oltre alle Aziende Sanitarie Locali è aggiunto anche l’Ispettorato nazionale del lavoro;
  • il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale da parte dell’Ispettorato nazionale del lavoro, in
  • caso di lavoro irregolare scatta a partire dal 10% dei lavoratori non in regola (non più dl 20%);
  • all’allegato I del D.lgs. 81/08 che prevede la sospensione dell’attività imprenditoriale (a prescindere dal numero di lavoratori in regola) vengono aggiunte la mancata ottemperanza all’obbligo di addestramento dei lavoratori e l’omessa vigilanza in ordine alla rimozione o modifica dei dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;
  • la sospensione dell’attività non necessita di reiterazione (come era prima), ma scatta dal primo accertamento;
  • unitamente al provvedimento di sospensione, l’Ispettorato nazionale del lavoro può imporre specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori durante l’attività;
  • l’Ispettorato nazionale del lavoro adotta i provvedimenti di cui sopra tramite il proprio personale ispettivo non solo nell’immediatezza degli accertamenti effettuati, ma anche su segnalazione di altre amministrazioni, entro sette giorni dal ricevimento del relativo verbale.

Invece di decidere di potenziare il personale ispettivo delle Asl (tecnici della prevenzione), che si è dimezzato negli ultimi 10 anni (siamo a circa 2500 tecnici della prevenzione), si è deciso di andare nella direzione opposta, centralizzando i controlli per la sicurezza, che adesso, potranno essere svolti in tutte le aziende anche dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro,
Questa grave mancanza la registriamo mentre il governo Draghi, con il suo Ministro del Lavoro, dopo i tanti infortuni mortali sul lavoro, aveva detto avrebbe assunto 2300 ispettori del lavoro. Ma dal decreto si evince che per il biennio 2021/22 saranno assunti solo 1024 ispettori del lavoro. Scommettiamo che non ci saranno per non spaventare la parte datoriale?

Concludo queste considerazioni sconsolato ricordando la bufala che media e politica governativa ci ha rifilato da decenni “La classe operaia non esiste più”: è questa la retorica e la menzogna che sembra aver ottenuto il risultato tanto agognato, cioè quello di pietrificare una falsità con la sua ossessiva ripetizione traducendola finalmente in una verità inconfutabile.

L’aumento costante di infortuni, morti e malattie professionali, che secondo i pochi dati in circolazione rappresentano almeno il doppio dei morti all’anno, conferma la volontà omicida di questo sistema economico e politico.

Nel primo quadrimestre del 2021 i morti sul lavoro sono aumentati ancora, il 9,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (dati INAIL sottostimati perché non tengono conto dei lavoratori senza contratto, in nero).
Alla strage di oltre 100 lavoratori al mese vanno aggiunte le decine di migliaia di morti per malattie professionali e ambientali (solo per amianto 6.000 ogni anno, 16 ogni giorno, circa 2 ogni ora).

Malattie e infortuni sul lavoro sono stati responsabili della morte di 1,9 milioni di persone nel 2016, secondo le prime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e della Organizzazione internazionale del lavoro (ILO).
“È scioccante vedere così tante persone essere letteralmente uccise dal loro lavoro”, ha affermato il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “Il nostro rapporto è un campanello d’allarme per i paesi e le imprese per migliorare e proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori onorando i loro impegni per fornire una copertura universale dei servizi di salute e sicurezza sul lavoro”.

Esimio dott. Tedros il problema di fondo sta proprio nel fare appello alla buona volontà di governi e imprese, OMS e ILo dovrebbero fare altre azioni. per fermare la strage, contrastando la lotta di classe a senso unico, mentre le lotte vengono represse.

Franco Cilenti

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