La notizia che il governo ha deciso di chiudere il CraCin di Rovigo è gravissima. Si tratta dell’unico centro in Italia che da 15 anni studia, coltiva e diffonde conoscenze sulla cannabis terapeutica.
Evidentemente i commissari incaricati dal ministro dell’agricoltura Martina ignorano gli impegni assunti dalle ministre della Difesa e della Salute affinché si proceda finalmente anche in Italia alla produzione.
Speriamo che si tratti solo di mancanza di coordinamento tra ministeri e che si ponga subito rimedio.
Emerge un quadro sconfortante della confusione che caratterizza l’azione del nostro governo su una materia vitale per centinaia di migliaia di pazienti ma anche il carattere assurdo delle spending review che si continuano a portare avanti.
La produzione pubblica di farmaci a base di cannabinoidi ridurrebbe drasticamente la spesa farmaceutica perché vanno a sostituire farmaci mille volte più costosi e non ci sarebbero più neanche gli oneri derivanti dall’importazione dall’estero.
Chiudere il CraCin e bloccare sul nascere la filiera è antieconomico, è una follia. Significa continuare a spendere soldi per importare dall’estero a costi spropositati rispetto alla produzione diretta. Significa privarsi delle conoscenze scientifiche indispensabili per proseguire le ricerche che hanno consentito di stabilire l’efficacia medica dei cannabinoidi.
Il governo è già in ritardo nel garantire a tutti i pazienti l’erogazione di questi farmaci a carico del servizio sanitario nazionale non avendo predisposto un quadro normativo uniforme e avendo costretto le regioni a legiferare a macchia di leopardo lungo la penisola.
Rifondazione Comunista chiede al governo di fare immediatamente marcia indietro e di garantire in tempi brevi a tutti i pazienti che ne hanno bisogno l’erogazione dei farmaci a base di cannabinoidi a carico del servizio sanitario nazionale.
Maurizio Acerbo
segreteria nazionale PRC-Sinistra Europea
Paolo Benvegnù
segretario regionale PRC-Sinistra Europea Veneto
P.S.: della vicenda si era già occupato diffusamente il settimanale L’Espresso a ottobre (
leggi articolo) ma il governo PD è andato avanti sulla strada della chiusura
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