LA STRAGE DEI LAVORATORI NON SI FERMA
Ieri altri due operai sono morti sul lavoro a Torino e a Pomezia. Per il profitto si muore ogni giorno, l’Italia è diventata il paese delle stragi infinite e impunite.
Il bollettino di guerra che riporta il numero dei lavoratori assassinati sui posti di lavoro si allunga ogni giorno. A poche ore dalla morte di Lorenzo Parelli, il 18enne stagista morto in una fabbrica in provincia di Udine, altri due operai hanno perso la vita ieri a Roma e Torino.
La prima vittima è morta ieri in un capannone industriale di Santa Procula, vicino Pomezia, in provincia di Roma. A perdere la vita Salvatore Mongiardo, un operaio di 64 anni precipitato da un’altezza di cinque metri, mentre stava installando alcuni cavi elettrici in una cella frigorifera.
La seconda a Rivarolo Canavese, vicino Torino: Vincenzo Pignone, operaio morto a 59 anni in una azienda di stampaggio. Il lavoratore è caduto dentro la sabbiatrice sotto gli occhi dei compagni di lavoro. A dare l’allarme sono stati i colleghi che hanno assistito alla caduta ma che non hanno potuto evitare il tragico epilogo.
Sempre ieri solo il caso ha impedito che allo scalo merci dell’interporto SiTo di Orbassano (Torino) ci fossero altri morti dopo l’impatto frontale tra due convogli merci: uno in movimento ne avrebbe urtato un altro, fermo sui binari. Questa volta “solo” quattro persone sono rimaste ferite.
Ancora ieri la notizia che L’Inail ha stabilito per la famiglia di Luana D’Orazio, la giovane mamma di un bimbo di 6 anni uccisa lo scorso maggio sul lavoro da un macchinario la cui protezione era stata disattivata, dovrà ricevere 166 mila euro di indennizzo. Beneficiario sarà il figlio di 6 anni che percepirà la somma non tutta insieme ma nel corso del tempo, fino alla maggiore età. Vale proprio poco la vita di una lavoratrice assassinata sul lavoro per l’INAIL.
Questi omicidi non sono perseguiti e il profitto viene prima della sicurezza e salute dei lavoratori. S’insiste sui mass media a parlare di “morti bianche” come se fossero morti inevitabili di cui nessuno e responsabile.
L’ipocrisia si è manifestata in modo ancora più odioso proprio ieri quando sotto i riflettori, il primo presidente di Cassazione, Pietro Curzio, nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario ha definito “inaccettabile il numero degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, particolarmente grave nei settori maggiormente caratterizzati da attività precarie ed usuranti” aggiungendo che l’Inail “ha comunicato che nei primi dieci mesi del 2021 è stato superato il livello delle mille denunzie di infortuni mortali”.
Intanto la magistratura continua ad applicare la legge del padrone che assolve gli assassini e condanna le vittime, i loro famigliari, le associazioni e i comitati nei processi a pagare le spese processuali se insistono a portare sul banco degli accusati padroni e manager assassini.
E’ l’aumento dello sfruttamento la causa principale degli infortuni e dei morti su lavoro. Ogni giorni si muore su lavoro per il profitto, nell’indifferenza dei padroni, ma anche dei “rappresentanti dei lavoratori” che non organizzano proteste e scioperi contro gli assassini e per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita.
Spesso non conosciamo neanche i nomi degli operai assassinati sui luoghi di lavoro per onorarli e aiutare le famiglie. Ecco cosa contano gli operai nella società capitalista, sono solo carne da macello.
Esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime e solidarietà a chi continua al lottare contro lo sfruttamento.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
23/1/2022 https://www.comitatodifesasalutessg.com
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