Lotta di classe per il clima alla Bosch di Monaco
di KLIMASCHUTZ UND KLASSENKAMPF (Monaco, Germania)
Pubblichiamo la traduzione di un testo scritto dal collettivo tedesco “Klimaschutz und Klassenkampf” (difesa del clima e lotta di classe), che nei mesi scorsi ha lottato al fianco degli operai e delle operaie della Bosch di Monaco contro le minacce di chiusura della fabbrica presentata come inevitabile a causa della conversione alle auto elettriche. Di seguito anche una doppia petizione scritta dagli operai e dalle operaie in lotta e dagli attivisti per mostrare che il tentativo di mettere la causa del clima contro quella di chi lavora e viceversa è destinato a fallire di fronte a inedite connessioni e movimenti che segneranno il futuro di questa transizione ecologica. Questa pubblicazione fa parte di una serie di interventi e incontri organizzati dalla TSS Platform il cui scopo è aprire uno spazio di discussione transnazionale per rovesciare l’opposizione tra le lotte ecologiche e quelle di lavoratori e lavoratrici e adottare strategie comuni all’altezza di questo scenario politico in trasformazione. La Bosch è una delle grandi imprese dell’automotive che sta approfittando della transizione per ristrutturare le sue filiere, licenziare la forza lavoro più stabile e trasferire gli impianti dove i salari sono più bassi e l’energia costa di meno. A Monaco come a Bari, la Bosch difende soprattutto la libertà di trovare le soluzioni più profittevoli dentro il mutamento del mercato dell’automobile. C’è chi, come Confindustria in Italia, contro questa pretesa afferma che bisogna rallentare i tempi della transizione per non penalizzare l’industria locale e per impedire delocalizzazioni che impoveriscono i territori. C’è chi invece, come i compagni e le compagne di Monaco, afferma che bisogna cambiare rotta e in fretta, ma la direzione di questo cambiamento non può essere lasciata in mano ai principali responsabili del disastro climatico. L’alternativa alla chiusura c’è ed è un piano di riconversione degli impianti. C’è però una sfida ancora più grande, come mostra il ripresentarsi di scenari simili dalla Bosch a Monaco e a Bari alla GKN a Campi Bisenzio e a Birmingham fino alle miniere in Bulgaria e in Polonia: non solo difendere un territorio e un posto di lavoro, ma organizzarsi per essere più forti in tutti i punti delle filiere e per rovesciare la logica alla base della transizione ecologica secondo cui i suoi costi devono essere pagati spremendo ancora di più lavoratori e lavoratrici. La transizione verde è un campo di battaglia e per farne l’occasione per costruire una forza collettiva bisogna organizzarsi anche con chi lotta oltre i confini locali e nazionali, per rovesciare i differenziali salariali che creano gerarchie tra paesi e zone industriali facendo il gioco dei colossi produttivi e dei loro rappresentanti territoriali.
Che cosa significa per noi difendere il clima?
La temperatura media globale sta aumentando, a causa del cosiddetto “effetto serra”: la nostra atmosfera si sta trasformando in una serra. Il calore del sole colpisce la Terra, ma non viene più riflesso nello spazio e l’energia in eccesso modifica le correnti d’aria, causando lo scioglimento delle calotte polari e l’esaurirsi delle correnti oceaniche. Il risultato: tempeste, inondazioni e temperature estreme aumentano. Più energia è intrappolata sulla Terra, più spesso si verificheranno questi eventi meteorologici.
Procedendo di questo passo, interi paesi diventeranno inabitabili nei prossimi decenni. L’Indonesia sta già cercando una nuova capitale perché è chiaro che Giacarta affonderà. Nei prossimi anni e decenni, la siccità e la scarsità di risorse aumenteranno costantemente, e la scomparsa di intere porzioni di terra spingerà milioni di persone a emigrare.
Coloro che hanno già una vita difficile sono quelli che soffriranno di più di tutti questi sviluppi: quelli che non possono permettersi una seconda casa in un posto più fresco, quelli che non hanno un giardino o sofisticati sistemi di raffreddamento per la loro abitazione, quelli che non possono permettersi di comprare nuovi mobili, una nuova auto o un computer subito dopo le inondazioni.
Dobbiamo evitare che la serra intorno alla nostra terra si chiuda sempre di più. Non ci resta molto tempo per farlo.
Questo significa che dobbiamo bruciare meno combustibili fossili, come gas, petrolio e carbone. E dobbiamo farlo adesso. Possiamo farlo solo se iniziamo a sostituire tutti i macchinari che bruciano questi combustibili. Contrariamente a quanto viene spesso raccontato, non si tratta di deindustrializzazione. Al contrario, dobbiamo produrre milioni di nuovi prodotti nel più breve tempo possibile. Solo in Germania, per esempio, si devono sostituire 20 milioni di impianti di riscaldamento a gas e a petrolio, si devono produrre nuovi treni e autobus. Ma soprattutto: bisogna sviluppare nuove fonti di energia, dunque abbiamo bisogno di decine di migliaia di turbine eoliche e – secondo le previsioni – di un numero di impianti solari dieci volte superiore a quello attuale.
In primo luogo, abbiamo bisogno di persone che possano fabbricare questi prodotti necessari in milioni di unità, in modo preciso e affidabile. La protezione del clima è attuata dai lavoratori, non dalle belle parole dei politici o dei padroni.
L’avversario più importante del movimento per il clima sono proprio i padroni delle fabbriche e delle centrali elettriche: non hanno alcun interesse in misure che eviterebbero i gas serra, riducendo i loro profitti, non hanno interesse a chiudere le centrali a carbone, e non hanno interesse a fabbricare altri prodotti nelle loro fabbriche, perché ciò comporterebbe degli investimenti. Perché mai dovrebbero realizzarli, se possono continuare a guadagnare con i prodotti esistenti? Inoltre, fanno in modo che si pensi che a questi prodotti non ci sia alcuna alternativa valida. Con il loro potere, alimentato dalla loro ricchezza, creano le condizioni generali in cui i loro prodotti sono venduti.
Come movimento per il clima vogliamo un cambiamento. Tuttavia, dobbiamo essere molto chiari su che forma deve avere questo cambiamento: dobbiamo lottare per un cambiamento che non avvantaggi chi è già ricco, mentre fa sprofondare tutti gli altri nell’abisso. Invece di lottare per uno specifico prezzo della CO2, dobbiamo lottare per un cambiamento nella produzione. Invece di regalare soldi ai padroni delle fabbriche per questo cambiamento e poi permettere loro di portare di nuovo i loro profitti fuori dalle fabbriche, dobbiamo lottare con gli operai, perché sono loro che costruiscono il cambiamento e possono convertire la produzione.
Prevediamo un decorso fatale: le misure proposte dai politici significano – come sempre all’interno del capitalismo – che il rischio è socializzato, che deve essere sostenuto da tutti, specialmente da coloro che lavorano ogni giorno e non sanno nemmeno come arrivare a fine mese. I profitti vengono privatizzati, intascati da coloro che già nuotano nel denaro e che sono responsabili dello sfruttamento e della crisi climatica.
Lottiamo! Lottiamo contro i padroni delle fabbriche! Lottiamo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici per preservare e convertire le fabbriche di cui abbiamo così urgentemente bisogno. Lottiamo per un vero cambiamento! Lottiamo per una produzione che vada a beneficio di tutti!
#1 Petizione di lavoratori e lavoratrici della Bosch: Mantenere lo stabilimento, convertire la produzione!
Siamo i dipendenti dello stabilimento BOSCH di Monaco Berg am Laim. Alcuni di noi lavorano nello stabilimento da decenni. Ora stanno cercando di buttarci in strada con la scusa che devono proteggere il clima: non lo accetteremo. Esigiamo la conservazione del nostro stabilimento e la conversione ecologica della produzione.
Il cambiamento climatico è una delle più grandi minacce del nostro tempo. In molte dichiarazioni, il CEO della Bosch Volkmar Denner ha sottolineato i pericoli del cambiamento climatico. A luglio, è stato annunciato che il nostro sito non era più economicamente sostenibile a causa del passaggio all’elettromobilità. Questo è il motivo per cui l’impianto sarà chiuso. Le ripetute affermazioni sulla necessità dell’elettromobilità per combattere il cambiamento climatico e la dichiarazione, appena aggiunta, che il nostro stabilimento è “direttamente interessato” dal cambiamento dell’industria automobilistica sono un tentativo di far passare la chiusura del nostro stabilimento come necessaria per la protezione del clima.
Ci opponiamo a questo tentativo di chiudere il nostro stabilimento con il pretesto della protezione del clima e chiediamo che venga mantenuto, adattandolo a una produzione rispettosa del clima.
Il tentativo di trasferire il nostro stabilimento a Norimberga, in Repubblica Ceca o in Brasile ha una sola ragione: ci si aspetta che generi maggiori profitti. Questa aspettativa, e non la protezione del clima, è il vero motivo della chiusura.
Per 12 anni abbiamo rinunciato a parte dei nostri salari e alle tredicesime con la promessa che in cambio avremmo potuto continuare a lavorare qui in futuro. Ora BOSCH vuole rompere questa promessa. Non lo accetteremo.
C’è una vasta gamma di prodotti che potrebbero essere prodotti qui nello stabilimento e che sarebbero utili per un futuro rispettoso dell’ambiente. Negli ultimi anni abbiamo fatto ripetutamente proposte per trasformare la produzione verso prodotti rispettosi del clima, ma sono sempre state bloccate dalla direzione.
Con la presente petizione chiediamo il mantenimento dello stabilimento e una trasformazione della produzione. Attraverso anni di rinuncia a parte del nostro salario e decenni di lavoro nello stabilimento, ci siamo conquistati il diritto a questo stabilimento. Chiediamo alla BOSCH di preservare lo stabilimento e di darci la possibilità di convertire la produzione.
#2 Petizione degli attivisti e delle attiviste per il clima: Mantenere lo stabilimento, convertire la produzione!
Siamo attivisti per il clima e sosteniamo la richiesta degli operai dello stabilimento BOSCH di Monaco Berg am Laim per il mantenimento dello stabilimento e la conversione alla produzione ecologica.
Più volte politici e industriali hanno affermato che la protezione del clima richiede licenziamenti. Tuttavia, equiparando la fine dell’industria dei combustibili fossili con la disoccupazione dei lavoratori delle miniere di carbone e dell’industria automobilistica, si crea un’opposizione artificiale tra i dipendenti di queste industrie e il movimento per il clima.
Il cambiamento climatico è la più grande minaccia del nostro tempo. Per contrastarlo, non abbiamo solo bisogno della fine dell’industria dei combustibili fossili. Abbiamo anche bisogno di un passaggio dalla produzione basata sul profitto alla produzione basata sull’utilità sociale. Solo in Germania, c’è attualmente una carenza di migliaia di turbine eoliche, pannelli solari, treni e autobus per il trasporto pubblico. Se non si badasse solo al profitto, e si guardasse all’utilità sociale, la produzione di dispositivi medici, di impianti ad alta efficienza energetica e di tecnologie per la svolta energetica dovrebbe avere la massima priorità.
Milioni di persone lavorano ancora nell’industria automobilistica in Germania: sono loro che hanno le competenze per fabbricare tutti i prodotti e i dispositivi di cui abbiamo bisogno in futuro per una società rispettosa del clima. Con la loro richiesta di cambiare la produzione verso prodotti ecologici, i dipendenti dello stabilimento BOSCH sono in prima fila nella lotta per un futuro rispettoso dell’ambiente.
Noi li sosterremo a gran voce e con forza in questa richiesta, su ogni piano. Con la presente petizione chiediamo che il loro stabilimento venga mantenuto e che la produzione venga convertita a prodotti rispettosi dell’ambiente.
8/2/2022 https://www.connessioniprecarie.org/
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