L’uomo che amava i cani

Leonardo Padura Fuentes – Bompiani 2021

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Un capolavoro che non ha avuto il riscontro meritato, almeno in terra nostra, “L’uomo che amava i cani” dello scrittore cubano Leonardo Padura Fuentes, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2010 per l’editore Marco Tropea poco prima che la casa editrice chiudesse.

Conobbi Leonardo Padura in quel di Asti durante una manifestazione che si chiamava Chiaroscuro, in compagnia di autorevoli scrittoritori come Manuel Vasquez Montalban, Luis Sepulveda, Daniel Chavarria, Paco Ignazio Taibo II.
Sono praticamente passati vent’anni e Tropea aveva appena dato alle stampe la bellissima serie noir del tenente Mario Conde dell’autore cubano, libri da leggere assolutamente dentro un’ambientazione di una Havana oscura. Consiglio di recuperarli questi libri: Maschere, Paesaggio d’autunno, Passato remoto e Venti di quaresima.
Ma quello che importa adesso è che a distanza di undici anni Bompiani ripubblica questo grandissimo lavoro “L’uomo che amava i cani”, lungo circa seicento pagine che volano via con una facilità impressionante.
Il titolo riprende un racconto di Chandler affrontando l’omicidio di Lev Trotskij a Città del Messico nel 1940.
Un dramma già raccontato in numerosi film, romanzi, saggi. Quello che colpisce, però, è la cura con cui l’autore affronta il tema.

Nel 2004, alla morte della moglie, il giovane Ivan, aspirante scrittore e responsabile di una clinica veterinaria a L’Avana ritorna con la mente a un episodio accaduto parecchi anni prima, nel 1977, quando incontrò un uomo misterioso che passeggiava sulla spiaggia in compagnia di due splendidi levrieri russi. Tra i due nacque un’intensa amicizia, tanto che ad ogni incontro “L’uomo che amava i cani” gli rivelava risvolti inediti relativi all’assassinio di Trotzkij.
Ramon Mercader era fedelissimo alla causa rivoluzionaria, impegnato a suo tempo nella guerra civile spagnola e successivamente coinvolto dai servizi sovietici in quell’assurda eliminazione dovuta al suo testardo attaccamento all’ideologia e al regime russo.
Spinto dalla madre Caridad, fanaticamente devota alla Rivoluzione, entrò in contatto con i servizi segreti sovietici e lasciò il fronte. Fu addestrato a Mosca e imparò ad agire nell’ombra per combattere gli avversari di partito. Conosceva diverse lingue e veniva da una famiglia borghese per cui suscitava buona impressione e sapeva farsi apprezzare mettendo in risalto tante qualità.
Trotzkij viveva blindato e il Cremlino individuò in Ramon l’uomo giusto per procedere alla sua eliminazione.
Un libro che porta il lettore da Barcellona a Mosca, da Oslo a Parigi, da Istanbul a Città del Messico, con un ritmo che lascia senza respiro raccontando quei drammatici anni trenta, la guerra mondiale e gli intrighi di Stalin per eliminare amici e nemici.

Il 20 agosto 1940 Mercader uccise Trotzkij con una piccozza di ghiaccio nella sua residenza a Coyocan, in Messico. Mercader fu ferito e arrestato dalle autorità messicane e condannato per omicidio a venti anni di carcere.
La grande abilità dell’autore è stata quella di raccontare con dovizia una storia dentro la storia prestando attenzione ai minimi particolari, soprattutto alla personalità di Ramon Mercader, un fanatico, una bomba che minacciava di esplodere creata dall’orrore staliniano, che non troverà pace dentro di sé finchè non calerà con ferocia quella piccozza sul cranio del grande dissidente sovietico avversario di Stalin.

I suoi legami con l’unione sovietica rimasero però poco chiari. Quando uscì dal carcere si trovava a Mosca e si racconta avvelenato da un orologio al tallio, un orologio che gli era stato donato dalle autorità sovietiche per i servizi che aveva prestato e che rilasciava quella pericolosa sostanza che gli avvelenò il sangue in breve tempo.
Ivan diventerà involontariamente il depositario di quella verità che legava la vita di Lev Davidovič Bronštejn detto Trotzkij e quella di Ramon Mercader, il suo assassino. Una storia complessa tra vittima e carnefice di uno dei delitti più emblematici del XX secolo.

L’uomo che amava i cani è un’opera monumentale e complessa perché abbraccia con intensità una grande parentesi della storia del primo novecento. Un libro che si basa su solide basi documentali eppure è una lettura di grande godibilità, perché seicento pagine scorrono senza che il lettore se ne accorga.
Una lettura che lascia qualcosa, indispensabile per capire cosa è stato quello immediatamente vicino a noi e che ha cambiato in un certo modo le sorti del mondo.

Giorgio Bona

Scrittore. Collaboratore redazione del mensile Lavoro e Salute

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