RUSSIA – UCRAINA: CIO’ CHE AVREMMO IL DOVERE DI NON DIMENTICARE

Consapevole di affrontare un argomento molto controverso – di grande impatto emotivo e tragica attualità – che potrebbe generare qualche sgradevole equivoco, ritengo opportuna una breve premessa.
Non sono, e non lo sono mai stato, un fan di Vladimir Putin; anzi, lo considero poco meno di un despota e perfetta espressione di un potere oligarchico che guarda al popolo russo più come sudditi che come cittadini. Un potere, tra l’altro, che ha spesso dimostrato – in modo sin troppo traumatico – di non gradire l’opposizione politica (1) e voci (2) “non perfettamente integrate ed allineate”!

A ciò aggiungo che nessuna guerra possa essere considerata giustificabile – se non quella “di liberazione”, condotta contro un regime dittatoriale – e risolutiva rispetto a qualsiasi altro tipo di problema.
Contemporaneamente, giudico la Russia una potenza straniera che, nella fattispecie, ha operato, in Ucraina, una vera e propria aggressione nei confronti di uno altro Stato sovrano.

Ciò detto, ci sono, però, numerose questioni che non possono essere sottaciute. Soprattutto quando, come in questa occasione, tutti i media paiono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda!
In questo senso, ritengo utile ricordare alcune vicende che rappresentano ciò che, al lettore e all’ascoltatore medio della Tv probabilmente sfuggono. Perché legittimamente ignorate o, colpevolmente, non fornite.

Allo scopo, è indispensabile tornare indietro di quasi 70 anni.
Risale, infatti, all’aprile del 1949 la fondazione della “North Atlantic Treaty Organization” (Nato), un organismo internazionale (3) creato per intervenire, in termini di reciprocità, rispetto alla potenziale minaccia militare rappresentata dall’allora Unione Sovietica.

La Nato, quindi, quale esercizio di una funzione difensiva (tra gli Stati membri) di fronte a un’eventuale aggressione da parte dell’URSS!
Lecito attendersi, dunque, dopo la “caduta del muro” di Berlino (1989), la dichiarazione d’indipendenza della Lituania (la prima tra le Repubbliche baltiche, nel 1990), le prime elezioni libere nelle 15 Repubbliche dell’URSS (nel 1990) e, soprattutto – a seguito della ratifica formale da parte del Soviet delle Repubbliche dell’URSS – della dissoluzione dell’Unione Sovietica (dicembre 1991), il venir meno del compito (ripeto, esclusivamente difensivo) della Nato.
Come a tutti noto, non fu così.

Ritrovammo una Nato in tutt’altre faccende affaccendata. Un organismo trasformatosi da (condivisibile) “alleanza di guerra” a (spesso deprecabile) “custode armato della pace”; non sempre rispettoso della forma – vedi interventi armati senza autorizzazione dell’Onu – e, altrettanto spesso, autrice di colossali inganni (vedi Iraq) e fallimenti (leggi (Afghanistan).

Comunque, di là del giudizio di merito, che ciascuno è libero di esprimere, rispetto alla bontà o meno dei numerosissimi interventi della Nato “nuova versione”- molti dei quali, in verità, dettati esclusivamente (4) da ragioni economiche-strategiche (5) degli Usa – c’è da considerare un dato incontrovertibile.

Già all’alba del 1992 la Nato non avrebbe più avuto motivo di continuare ad esistere perché era clamorosamente venuto meno il motivo fondante della stessa: con la dissoluzione dell’Urss non esisteva più il pericolo di un’aggressione – a uno Stato membro – da parte dei paesi del c.d. “Patto di Varsavia”.

Tra l’altro – a vantaggio di coloro che lo ignorano e a richiamo per coloro che fanno finta di dimenticare – esiste un documento ufficiale, sottoscritto il 6 marzo 1991 da rappresentanti dei Ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Germania, Francia e Gran Bretagna, dal quale si evince l’impegno degli Stati occidentali di non concedere (se richiesta) l’adesione alla Nato ai Paesi dell’ex Urss!
Abbiamo ufficialmente promesso all’Unione Sovietica – nei , così come in altri contatti bilaterali intercorsi tra Washington e Mosca – che non intendiamo sfruttare, sul piano strategico, il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro/orientale e che l’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente”!
Questo è il testo dell’impegno – evidentemente rivelatosi “scritto sulla sabbia” – riportato dal quotidiano tedesco “Der Spiegel”.

Infatti, a partire dal 1999, sono ufficialmente entrati a fare parte della Nato ben nove Paesi appartenenti all’ex blocco dell’Unione Sovietica. Nell’ordine: Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania Romania e Slovacchia.
Già questo rappresenta, inequivocabilmente, il susseguirsi di atti unilaterali, da parte della Nato, in netto contrasto con quanto, all’epoca, concordato.

Quando, a questo, si aggiunge il tentativo Nato di annettere l’ultimo confine – l’Ucraina – che, fisicamente (e, più ancora, “militarmente”), la separa dalla Russia, credo fosse – purtroppo – lecito e prevedibile attendersi una reazione.
Ma non solo di questo si tratta.

Un altro interessante passaggio della più recente storia dell’Ucraina è rappresentato dal susseguirsi di alcune “strane” vicende di politica interna.
A questo riguardo, anche a voler mostrare il massimo dell’ingenuità e fare finta di ignorare le pesanti ingerenze Usa (formali ed informali) operate in Ucraina nel dopo Janukovyč – reo di non voler firmare un accordo di libero scambio e di associazione politica con l’Ue, scegliendo (6) invece di stringere legami più stretti con la Russia – non si può non restare, per lo meno, perplessi di fronte a un fatto mai verificatosi prima.

La sconcertante decisione, adottata dal Parlamento ucraino, nel 2014, della possibilità di nominare cittadini stranieri nel governo del Paese!
Di conseguenza, per la prima volta nella storia (di tutti i paesi del mondo), una statunitense di origini ucraine, tale Natalia Jaresko – cui fu concessa la cittadinanza ucraina prima della nomina – fu eletta Ministra delle Finanze del governo “ad interim”, palesemente filo/occidentale, presieduto da Petro Porosenko.
Atri due stranieri, Alexsander Kvitashvili (georgiano) alla Sanità e Aivaras Abramavicius, (lituano, già con precedenti incarichi presso il Dipartimento di Stato americano) al Ministero dell’Economia.
Elementi più sufficienti per sostenere che si trattasse di un governo eterodiretto?

Tra l’altro, non sfugga un altro particolare; di grande rilevanza.
Il processo di selezione dei suddetti ministri fu operato da rinomati “cacciatori di teste” internazionali e sostenuto finanziariamente dalla “Reinassance Foundation”, riconducibile alla ben più nota “Soros Fondation (7)”.
Non credo occorra essere teorici del complottismo per immaginare che dietro a tutto questo potesse celarsi la più classica ingerenza, negli affari di uno Stato sovrano, da parte dei soliti “stelle e strisce”!

D’altra parte, secondo quanto riportato dal “Kyiv Post” e ripreso dal maggiore quotidiano economico (8) italiano, George Soros si accollò la spesa di oltre 80 mila dollari per la selezione dei candidati a ministro.
Risalgono allo stesso anno (2014) alcuni altri fatti, altrettanto interessanti, che reputo opportuno sottoporre all’attenzione degli eventuali lettori.

Al mese di febbraio corrisponde la visita in Ucraina da parte di Joe Biden (il futuro Presidente Usa), delegato da Barack Obama agli Affari internazionali. Risale allo stesso febbraio – come riportato dall’interessantissimo e particolareggiato dossier prodotto da Francesco Amodeo (9) – la nomina nel CdA della “Burisma Holding”, la più grande compagnia energetica ucraina, del figlio di Biden, Hunter (10) e di Joseph Cofer Black, l’ex responsabile del Centro antiterrorismo degli Usa (?).

Semplici coincidenze dunque, o, piuttosto, la dimostrazione del sostanziale coinvolgimento dell’amministrazione statunitense nell’economia, oltre che nel governo ucraino?
E’ in questo contesto che la Russia, dopo l’intervento militare di occupazione – quale reazione all’esautoramento del Presidente filorusso Janukovyc – realizzò l’annessione della Crimea la cui popolazione è per la maggioranza di etnia russa.
Certo, si trattò di un deprecabile atto di forza nei confronti di uno Stato sovrano, ma, se non giustificabile, credo appaia per lo meno comprensibile un intervento a sostegno dei russi in Ucraina e, in particolare, a difesa degli interessi militari nazionali – dettati dalla presenza delle basi militari russe a Sebastopoli – messi in concreta discussione dall’avanzata dell’ingerenza (più che influenza) statunitense nel Paese.

Avvicinandoci ai nostri tragici giorni, risale al 2019, invece, l’elezione, a sorpresa, di Volodymyr Zelens’kyj – un vero e proprio outsider (dal punto di vista politico) ma notissimo protagonista di una coinvolgente (11) ed appassionante serie Tv, nella quale interpretava il ruolo del “Presidente perfetto” – a Presidente dell’Ucraina.
C’è chi, al riguardo, parla di una vera e propria “manipolazione di massa”, operata a danno degli inconsapevoli e suggestionabili elettori ucraini!

Intanto, giusto per rendere la situazione ancora più complicata e complessa, una delle prime dichiarazioni del nuovo Presidente fu quella di ufficializzare l’intenzione di aderire alla Nato.
E, ancora qualche giorno fa, con le bombe russe che producono morte e devastazione nel Paese, mentre le diplomazie mondiali procedono nelle trattative, alla ricerca di una difficile (ed onorevole) via d’uscita, l’attore e sceneggiatore “inventato” Presidente di un Paese da anni in stato di “ebollizione politica”, non trova di meglio che chiedere all’occidente di accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue!
Una richiesta la cui tempistica, a mio parere, corre il rischio di inasprire le rispettive posizioni e porre le basi per sviluppi della crisi in modo assolutamente imprevedibile.

Mi avvio a concludere ribadendo la ferma condanna dell’intervento armato in Ucraina, ma con il determinato proposito di continuare a contribuire, per quanto possibile, al tentativo di rendere un po’ più chiara una visione della materia del contendere che, oggettivamente, appare condotta “a senso unico”!

Concludo con la certezza che, fino a quando riusciremo (giustamente) a commuoverci alla visione dei profughi ucraini accolti calorosamente dai cattolicissimi polacchi, restando, però, indifferenti dinanzi alle migliaia di altrettanti esseri umani – che fuggono dalla Siria, dall’Afghanistan e/o da qualsiasi altro Paese al mondo e trovano ad attenderli muri di cinismo e cani pronti a mordere donne e bambini, non potremo continuare a considerarci “umani”.

Così come (giustamente) ci riesce tanto facile identificarci con le donne e i bambini ucraini, che cadono sotto il furore dei missili russi, ma non a fare altrettanto rispetto a donne e bambini palestinesi, vittime – anch’esse inermi – dell’oppressore israeliano.

NOTE

1– Nel 2006, deceduto per avvelenamento, Alexsander Litvinenko. Nel 2012, deceduto per avvelenamento, Alexander Perepilichny. Nel 2013, deceduto misteriosamente, Boris Berezovskij. Nel 2018, deceduto per avvelenamento, Sergej Skripal. Sono solo alcune delle numerose morti “sospette” di oppositori di Putin. Anche se, naturalmente, non per diretta responsabilità dello stesso.
2– Nel 2006, la giornalista Anna Politkovskaya, assassinata in ascensore. Nel 2009, la giornalista Natalija Estemirova, rapita ed assassinata a Mosca.
3– Soci fondatori furono 10 paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda e Portogallo), più Canada e Usa. Successivamente si sono aggiunti altri paesi e, a partire dal 1999, c’è stata l’adesione di molti Stati appartenenti all’ex Unione Sovietica.
4– In questo senso, molto significativi, gli interventi in Afganistan, Iraq e Libia; dove fu la Nato a dettare la linea all’Onu piuttosto che il contrario.
5– La motivazione addotta dagli Usa per intervenire in Iraq e porre fine al regime di Saddam Hussein fu quella del possesso di armi di distruzione di massa, in particolare di armi chimiche. Versione poi clamorosamente smentita.
6– Fonte:“Russian official accuses US of fueling Ukraine crisis”; su presstv.com, PressTV del 5 maggio 2014).
7– Fonte: “Se Soros e la finanza scelgono il governo dell’Ucraina”. Questo fu l’eloquente titolo della versione online del nostro quotidiano nazionale “Il Sole 24 Ore” del 3 dicembre 2014.
8– Fonte: “L’Ucraina vara un governo di ministri stranieri (selezionati da cacciatori di teste)”. Versione online de “Il Sole 24 Ore” del 2 dicembre 2014.
9– Fonte: “Tutto quello che ha fatto infuriare Putin e che non vi hanno mai raccontato”; del 1° marzo 2022.
10– Un comune avvocato con precedenti esperienze nei settori del trasporto ferroviario e nel programma di aiuti alimentari dell’Onu.
11– Una serie girata in Ucraina ma, come riporta Francesco Amodeo, in stile e know how hollywoodiano, rispetto alla quale non sono pochi coloro i quali ritengano si sia trattato di un vero e proprio plagio ai danni degli elettori ucraini. Non a caso nel 2018, il titolo della serie Tv era diventato il nome di un partito politico “Servitore del popolo”.

Renato Fioretti

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

5/3/2022

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