Alabama
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Alabama, romanzo di Alessandro Barbero edito da Sellerio ci racconta uno dei periodi più tesi e violenti della storia americana durante la guerra di secessione.
Il libro narra di un eccidio di neri e la voce della memoria è di Dick Stanton, un soldato di colore dell’esercito del sud, in fin di vita, che muove il ricordo, pungolato da una giovane studentessa che vuole a tutti i costi ricostruire la verità.
Adagiato sulla sua sedia a dondolo, all’ombra di un portico, il vecchio veterano acconsente, dolorosamente, di fare un viaggio nel passato, scandagliando negli abissi della mente una vicenda tragica che negli anni non era riuscito a rimuovere.
Il reduce sudista racconta quei fatti, mentre sullo sfondo siamo davanti al preludio di un grande conflitto mondiale.
È il 1940, sull’Europa si avvicina il la minaccia della seconda guerra.
Il fatto accadde in Alabama, stato del sud con un’economia che si è sempre basata sulle coltivazioni del cotone e sullo schiavismo come forza lavoro.
Stanton aveva combattuto dalla parte dei confederati, significa che ha conosciuto l’amarezza e il dolore della sconfitta.
Lui è uno sconfitto.
I vinti, si sa, sono sempre i prediletti di uno scrittore, soprattutto quando si trovano dalla parte giusta.
Dal momento che sulla soglia del nuovo millennio il problema razziale è uno dei gravi problemi e, a livello mondiale, non è stato superato, ecco che questa storia lo ripropone attraverso un raccolto viscerale che va alle radici.
In forma di monologo il vecchio racconta divagando tra vita prima della guerra, marce forzate, combattimenti, con una serie di aneddoti che ricostruiscono, riga dopo riga, quei fatti.
Qui emerge una triste e feroce realtà, ancor più cruda di quella narrata nei libri di storia: “i negri” sono merce. Merce comprata, barattata, come fossero cavalli, muli o altri beni di consumo.
E non è tutto. C’è l’odio e l’accanimento razzista dei suprematisti bianchi, mentre a quel tempo i padroni avevano a volte un atteggiamento benevolo e li sentivano come animali domestici, cani fedeli che garantivano una devozione totale, perché usati come schiavi contribuivano alla loro ricchezza massacrandosi di lavoro.
La questione della supremazia dei bianchi, l’orgoglio e la presunzione di sostituirsi alla legge perché la legge la faccio io, la legge sono io, la violenza che ha sempre origine dalla povertà e dalla rabbia e che porta ad accanirsi verso il più debole.
Il romanzo ruota intorno a un episodio di quella guerra, la battaglia di Chacellorsville, una delle principali sul fronte orientale, combattuta dal 30 aprile al 6 maggio del 1863.
Le cronache dell’epoca non si discostano molto dai racconti del vecchio reduce. Fu una battaglia terribile, con morti, incendi, devastazioni, interi villaggi distrutti. In questo tragico contesto seguì un efferato eccidio di neri.
Il vecchio racconta la violenza, la brutalità e la spietatezza visti con gli occhi di quei giorni.
Come le schiave nere venissero stuprate e poi costrette a partorire figli che venivano rivenduti dai proprietari, quei proprietari che si definivano buoni padroni perché davano ai “negri” il mangiare, una stalla e un giaciglio di paglia dove dormire.
Una narrazione che colpisce per il suo tenore di racconto orale realistico, dove il personaggio riversa l’anima in tutto e per tutto anche nei minimi dettagli.
Il vecchio Dick Stanton è un poveraccio giunto alla veneranda età di novantacinque anni, poca cultura e vittima di tanta violenza, muove il ricordo descrivendo non il mondo quasi fatato dei ricchi e dei grandi possedimenti, ma un sottoprodotto di proprietari terrieri di piccoli poderi che si arrabattavano per portare un pasto in tavola.
Un mondo che nei sentimenti negativi non si discosta dal mondo attuale. La violenza, il razzismo, l’odio verso “il diverso” hanno origine dove la povertà incalza e dove la cultura è carente.
Una scrittura graffiante, che cerca una profondità che la storia impone. Va affrontata con attenzione, senza perdere una parola.
Una storia nella storia che ci tocca sul vivo.
Giorgio Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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