Arriva il Taser, “arma non letale” in dotazione alle forze dell’ordine
Nelle piazze, parchi e strade italiane si susseguono ininterrottamente manifestazioni che richiedono la fine dei conflitti e delle violenze, la pace e il disarmo. In contemporanea nei dipartimenti della polizia di stato, arma dei carabinieri e guardia di finanza di 18 città italiane vengono distribuiti i Taser, definite “armi non letali” .
Dal 14 marzo a Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Torino, Venezia le forze dell’ordine sono dotate di un totale di 4.482 armi a impulsi elettrici e il “Corriere della Sera” chiede perché non allargare l’equipaggiamento anche ai vigili urbani.
Matteo Salvini nel 2018, allora ministro degli interni, tramite il decreto sicurezza diede il via all’iter per la sperimentazione del dispositivo.
Processo che nel 2020 subì rallentamenti annunciati dalla nuova ministra Luciana Lamorgese a causa di prove balistiche non idonee, ma o i test erano sbagliati o l’arma è stata migliorata, poiché questa estate è stato confermato l’appalto alla ditta Axon per la fornitura pari al valore di 10,3 milioni di euro del modello X2.
Lo storditore elettronico costa 1600 euro e la distribuzione è monopolio della ditta Axon, si tratta di una pistola che al posto dei proiettili spara due elettrodi posti su dei piccoli dardi con traiettorie non parallele, per aumentarne l’efficacia. L’arma è collegata ai dardi tramite dei fili elettrici che trasmettono scariche ad alta tensione e bassa intensità di corrente, rilasciata dal dispositivo in brevissimi impulsi al soggetto colpito, provocandone la contrazione dei muscoli e dunque immobilizzandolo.
Roma, con 73 agenti del reparto volanti della polizia e 60 carabinieri equipaggiati, ha inaugurato l’utilizzo dell’arma in Italia. È stata usata lo stesso giorno in cui è arrivata ufficialmente nelle mani delle forze dell’ordine nei confronti di un uomo. Ed è di ieri la notizia dell’intimidazione dell’uso del Taser a Torino durante un’operazione di sgombero di un immobile.
ISTRUZIONI D’USO
Il Taser per una migliore resa dovrebbe essere utilizzato a una distanza dai 3 ai 7 metri, è necessario mostrare il dispositivo senza impugnarlo, come forma di avvertimento prima dell’uso e «la decisione di utilizzare l’arma deve considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta» riporta il manuale d’uso.
Inoltre le direttive indicano di fare attenzione in caso di ambienti infiammabili e che «va considerata la visibile condizione di vulnerabilità del soggetto da attingere (ad esempio evidente stato di gravidanza o disabilità motoria)».
Diversi studi hanno rilevato anche un maggior rischio di complicanze in caso di problemi cardiaci o di stato alterato per assunzione di alcol o sostanze stupefacenti, e se quest’ultimo può essere palese una gravidanza ai primi mesi o lo stato di salute di una persona è difficilmente diagnosticabile a occhio nudo.
Ecco perché le linee guida predispongono che «dopo ogni utilizzo del dispositivo, indipendentemente dalle condizioni fisiche in cui versa il soggetto attinto, lo stesso deve rimanere sotto il costante controllo degli operatori di polizia e va sempre richiesto l’intervento di personale sanitario che dovrà rilasciare apposita certificazione medica descrittive».
A questo punto sorgono diversi dubbi rispetto alla pericolosità del dispositivo, che presume dunque un potenziale danno, letale o meno, alla persona che subisce la scossa indipendentemente dalle raccomandazioni del foglietto illustrativo.
STRUMENTO DI TORTURA
L’Italia non è certo il luogo pilota dell’utilizzo dell’arma, già in dotazione in circa 107 paesi tra cui Stati Uniti, Canada, Brasile, Australia, Finlandia, Francia, Germania e Inghilterra. Sono diverse le associazioni e gli enti internazionali che in questi anni hanno sollevato critiche al dispositivo, a fronte di esperienze sul campo.
L’Onu e Amnesty International lo hanno classificato come strumento di tortura. Amnesty in seguito a una sperimentazione in Olanda presenta nel 2018 un report in cui esprime la sua contrarietà all’utilizzo del Taser come «semplice strumento di applicazione della legge per ottenere la conformità».
Sono due i punti focali del documento: la preoccupazione per le conseguenze dell’utilizzo dello strumento e l’abuso da parte delle forze dell’ordine di questo; preoccupazioni correlate da studi e testimonianze.
Problematiche sollevate anche dall’associazione Antigone, la quale specifica che «la pistola Taser non è utilizzata nella pratica di polizia come alternativa meno pericolosa rispetto all’arma da fuoco, bensì come alternativa più incisiva rispetto all’uso di altri mezzi coercitivi come manette o manganelli non elettrificati. Chiunque sia esperto in ordine pubblico o in operazioni di polizia investigativa potrebbe ben confermare come non si userà mica la pistola Taser di fronte a una persona armata che potrebbe sparare (o che ha una pistola in pugno) in occasione di una rapina, di un sequestro, di un’aggressione o per neutralizzare un terrorista che sta per far esplodere una bomba o che sta per uccidere persone a caso per strada.
In questo caso la polizia userà armi da fuoco tradizionali. La pistola Taser sarà invece più probabilmente utilizzata per bloccare persone che fanno resistenza non armata, nelle manifestazioni di piazza, preventivamente contro chi si agita o chi protesta scompostamente».
NOCIVO
“Non letale” non è il termine che meglio si adatta a quest’arma, che poi quale arma può definirsi tale se esclude il rischio di mortalità. La stessa ditta produttrice riconosce un rischio dello 0,25%.
Un’inchiesta dell’agenzia di informazione Reuters afferma che negli Stati Uniti dal 2000 fino al 2017 si contano più di 1000 persone morte a seguito della scossa ricevuta dalla pistola e analizzando 712 autopsie, il dato finale che hanno riscontrato riporta che in 153 casi il Taser è riconosciuto come causa del decesso o fattore che ha contribuito.
Anche “Internazionale” riporta diverse testimonianze, tra cui la storia di una donna che a Los Angeles si era trovata costretta a chiamare più volte la polizia per chiedere aiuto nella gestione delle crisi del marito che lottava contro depressione e abuso di droghe, ormai la procedura era consolidata, gli agenti scortavano l’uomo in ospedale che dopo 72 ore tornava a casa.
Ma a giugno 2012 le forze dell’ordine utilizzano il Taser e l’uomo muore.
Un’altra testimonianza è quella di una donna gravida detenuta in Ohio, riportata da Osservatorio Repressione e ripresa dallo studio della Reuters. Alla ventenne era stato ordinato di indossare una camicia da notte e togliersi tutti i gioielli, lei aveva eseguito gli ordini, ma aveva trovato difficoltà con il piercing sulla lingua. Gli agenti si intestardiscono e dopo l’ennesimo tentativo non riuscito e la richiesta della ragazza di lasciar perdere le puntano il Taser addosso e sparano. La donna dopo 5 giorni ha un aborto “spontaneo”.
E questi sono solo esempi di uno dei paesi in cui la pistola elettrica è oggetto di denunce per abuso o conseguenze letali. Uno studio della Bbc del 2015 denuncia un aumento dell’utilizzo delle scariche elettriche sui minori in Inghilterra.
Salvini e Lamorgese esultano e non sono di certo gli unici, gli agenti di polizia si sentono più al sicuro, di codici identificativi non se ne sente parlare e armi declinate come mezzi di tortura sono oggi utilizzabili nelle nostre città e presto anche vigili urbani e polizia penitenziaria potranno usufruirne.
Patrizia Montesanti
24/3/2022 https://www.dinamopress.it
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