Energia ambientale e autogestione dei Comuni

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L’attuale modello di sviluppo ci ha portato a una crisi climatica dai probabili esiti catastrofici e sull’orlo di una guerra termonucleare, dove alle porte dell’Europa ci si contende una centrale atomica per produrre energia che potrebbe essere prodotta con fonti realmente rinnovabili. Al 2030 mancano sempre meno anni e per giustificare la mancanza di attuazione di una vera transizione ecologica, con la “scusa” della guerra in Ucraina si giustifica la riapertura di centrali a carbone nonché la realizzazione di rigassificatori che inquinerebbero le acque marine.

In questa situazione di crisi, nel grande circo mediatico delle elezioni politiche, la maggior parte dei partiti che hanno l’onore di comparire nel mainstream non fanno altro che ribadire quanto sia necessario approvvigionarsi altrove di gas naturale, costruire centrali atomiche, oppure rimettere in funzione le vecchie centrali a carbone, senza minimamente pensare al fatto che la crisi potrebbe essere invece una buona occasione per dare un bell’impulso alla produzione di energie rinnovabili.

Attualmente l’Italia, grazie all’idroelettrico, ha già una buona quota di energia verde prodotta dalle dighe, peccato che questa produzione sia messa in forse dai problemi di approvvigionamento idrico che abbiamo visto chiaramente con la siccità di quest’estate.
Quale può essere quindi la strada da percorrere per evitare che le bollette dell’elettricità aumentino a dismisura e la situazione climatica continui a risentire di scelte incaute nel proseguire con il cosiddetto “business as usual”?

L’articolo 42 bis della legge milleproroghe del dicembre 2019 ha permesso l’istituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, ossia la possibilità dei comuni cittadini di produrre e consumare energia (elettrica o termica) che è possibile scambiarsi fra appartenenti ad una comunità formata anche da abitanti case non adiacenti e con abitudini di consumo abbastanza complementari, ma soprattutto che installino nuove fonti di energia rinnovabile trovandosi sotto lo stesso segmento di rete di distribuzione. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nascono infatti per favorire la transizione energetica e l’autoconsumo istantaneo dell’energia generata da fonti rinnovabili locali (sia elettriche che termiche), in modo da poter fare diminuire la bolletta e mitigare la povertà energetica. I vantaggi di fare parte di una CER sono molteplici, sia per quanto riguarda aspetti economici personali, sia per quanto riguarda aspetti sociali ed ambientali.

Ecco i principali per quanto riguarda una CER per l’energia elettrica:
Oltre al risparmio che si ha con l’autoconsumo (che può avere chiunque abbia pannelli fotovoltaici, anche se non fa parte di una CER), il GSE riconosce a chi fa parte di una Comunità Energetica una tariffa premio di 110 €/MWh per 20 anni, più un corrispettivo unitario di autoconsumo di 10€/MWh, più un ritiro dedicato dell’energia immessa in rete di (circa 50€/MWh), per un totale di 150-170 €/MWh.
I beneficiari finali di questi introiti di tipo economico possono essere sia coloro che fanno parte della CER, sia, nel caso in cui facciano parte della Comunità degli Enti pubblici (come un Comune o l’ATC), dei cittadini con problematiche economiche (cosiddetta “povertà energetica”) che vengono in questo modo aiutati a pagare le bollette.

Oltre a questi benefici economici diretti per chi fa parte della CER o per l’aiuto alle le fasce sociali più deboli, dal punto di vista sociale/industriale si crea localmente una filiera di personale specializzato in installazione e manutenzione, che può aiutare a diffondere ulteriormente la cultura legata all’energia pulita e diffusa, che ha l’enorme vantaggio di migliorare il benessere della comunità locale e non farla dipendere da un’energia accentrata ed importata dai Paesi di estrazione (soggetti a problematiche di tipo geopolitico) come accade attualmente con il gas.

Inoltre, dal punto di vista ambientale, gli effetti della CER si ripercuoteranno più in generale sull’intera popolazione, in quanto la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica avrà benefici anche sulle condizioni di qualità dell’aria del territorio in cui viene realizzata. Produrre localmente energia pulita, infatti, permette sia di non emettere ulteriore CO2 nel momento in cui l’energia viene generata, sia di evitarne il trasporto con mezzi più o meno inquinanti (es. le navi che trasportano gas liquido) sia di evitare l’installazione di impianti di trattamento/smistamento della fonte energetica (es. rigassificatori).

Diventa quindi molto evidente il fatto che promuovere la costituzione di CER può essere sia un modo per evitare la dipendenza energetica da altri Paesi, che per agevolare la popolazione locale sia dal punto di vista economico che della salute.

Parlare della promozione delle CER, vuol quindi dire parlare anche di Pace, perché da che mondo è mondo ogni guerra, per quanto rivestita magari anche da aspetti ideali, è dettata primariamente dall’idea di potersi accaparrare risorse limitate che si trovano nel territorio che si vuole predare, per cui è solo uscendo dal paradigma legato ai sistemi di estrazione e produzione centralizzati e concentrati in alcuni Paesi che si può pensare di sconfiggere la guerra.
Una vera transizione ecologica, basata non sul gas, ma sull’energia verde generata o sui tetti di tutte le case, o
con turbine vicine alle coste o a luoghi ventosi, è quindi necessaria per evitare le guerre, le speculazioni economiche che su di esse si sviluppano, l’impoverimento delle popolazioni (sia quelle sfruttate nei luoghi di estrazione, che quelle di destinazione, vessate dall’aumento dei costi e dell’inflazione), e l’inquinamento legato al trasporto e al consumo delle fonti energetiche fossili.

Ora che gli strumenti legislativi ci sono, sta a tutti noi prenderne coscienza e cercare di realizzare ciò che permetterà davvero questo cambio di paradigma: ne beneficeranno le nostre tasche, la nostra salute e l’ecosistema in cui viviamo.

Fiorenza Arisio
Consigliera al Comune di Avigliana (TO)
Candidata al Parlamento per Unione Popolare

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