“I test turbano il mercato, smettete”. Le tentazioni di censura vengono a galla
Un test comparativo che presenti analisi di laboratorio, faccia luce su quello che un consumatore non può vedere di un prodotto, è un lavoro giornalistico?
Per l’Autorità garante della concorrenza, l’Antitrust, la risposta è tanto chiara quanto sconcertante: “No, si tratta di una pratica commerciale” e dunque non ricade né nelle tutele dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa e di espressione, né nelle leggi che da questa discendono e che stabiliscono i limiti per chi fa informazione e i diritti di chi si sente diffamato. L’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli, al contrario, la mette sullo stesso piano della pubblicità, stabilendo che quando un’azienda non gradisce i risultati di un test, può invocare una pratica commerciale scorretta, con l’aggravante – se il test è condotto da un giornale – che questa turbi il mercato.
È la storia – lo avrete capito – maturata dopo le nostre analisi sull’olio extravergine, che extra non è sempre sugli scaffali dei supermercati come abbiamo dimostrato con il test del maggio 2021. In quell’occasione un’inedita accoppiata tra un produttore (Coricelli) e un’associazione di consumatori (Codacons), supportata dalle associazioni di settore, aveva invocato l’intervento dell’Antitrust. E l’Authority aveva concluso che sì, l’inchiesta giornalistica del Salvagente, con tanto di analisi dei laboratori più affidabili italiani, era una pratica commerciale scorretta. “Commerciale” perché viziata da un presunto conflitto di interessi tra il nostro editore e la Monini (una piccola partecipazione comune in una startup, non certo nel giornale), scorretta perché non aveva seguito gli obblighi dei Regolamenti europei che impongono la ripetizione delle analisi (alle autorità che poi decidono i sequestri, non certo ai giornali).
Contro quella pronuncia, inevitabilmente, il Salvagente ha fatto ricorso per tutelare la serietà del test e del lavoro di una redazione e del suo direttore responsabile che non hanno conflitti di interessi nascosti. Un’indipendenza che nessuno sembra chiedere ad altri e ben più potenti giornali, editi da imprenditori e gruppi che di interessi ne hanno diversi. Ma tant’è.
Ve ne racconteremo gli esiti ma dovrete avere la pazienza di attendere i tempi della giustizia italiana. Chi non ha atteso neppure un attimo, invece, sono le molte aziende che ricevono un giudizio sgradito su un prodotto. Produttori di integratori, insegne degli hard discount, grandi firme dell’alimentare hanno iniziato a inserire, nelle consuete missive dei legali che ci rivolgono, la minaccia di ricorrere all’Agcm perché noi “turbiamo il mercato”.
Le ultime righe dell’Autorità, del resto, agli uffici legali delle industrie devono essere sembrate manna caduta dal cielo, con quella frase in cui si intima al Salvagente il divieto della continuazione e della diffusione della pratica (i test comparativi). Una sorta di censura preventiva che come ha osservato il segretario di Stampa romana, Lazzaro Pappagallo, è in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione che recita: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Ecco, siamo talmente convinti di questo dettato che non solo non smetteremo di fare test, come pure spererebbe questa insolita liaison tra associazioni di consumatori e aziende, ma abbiamo deciso di puntare sempre più su queste inchieste, annunciando il paniere di analisi sui prodotti più frequenti nel carrello degli italiani, che realizzeremo nei prossimi 12 mesi. Carni, latte, uova, pasta, vino, frutta e verdure, prima colazione… L’Agcm avrà il suo bel da fare mese dopo mese nel raccogliere le segnalazioni dei produttori. E i nostri lettori continueranno a poter scegliere, come sempre hanno fatto, in base al nostro lavoro giornalistico.
Riccardo Quintili
7/9/2022 https://ilsalvagente.it
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