Il conflitto sociale in Francia è ripartito

Migliaia di persone sono scese in strada in tutta la Francia nelle ultime settimane e i pendolari hanno subito ritardi quando i sindacati hanno organizzato uno sciopero nazionale per salari più alti, dopo settimane di scioperi che hanno messo in ginocchio le raffinerie di petrolio nel nord del Paese e innescato la carenza di benzina in tutto il Paese, con la chiusura di un quarto dei distributori e causando file anche chilometriche di automobilisti.

Il 18 ottobre si sono svolte dimostrazioni in dozzine di città in tutta la Francia con i lavoratori dei trasporti, alcuni insegnanti delle scuole superiori, dipendenti degli ospedali pubblici e studenti che sono entrati in sciopero. I manifestanti si sono scontrati con la polizia e hanno rotto le vetrine dei negozi mentre, i sindacati francesi hanno chiesto uno sciopero nazionale per chiedere salari più alti in mezzo all’inflazione più alta degli ultimi decenni, una delle maggiori sfide per il presidente Emmanuel Macron dalla sua rielezione a maggio1.

Dopo una prima giornata di mobilitazione sui salari il 29 settembre durante la quale quasi un milione di lavoratori hanno scioperato, il fronte sindacale (di cui non fa parte la Confederazione Francese Democratica del Lavoro o CFDT, il maggiore sindacato del Paese) è riuscito a coinvolgere in pochi giorni diversi settori, in risposta alle precettazioni imposte nelle raffinerie di Esso-ExxonMobil e TotalEnergies, i cui lavoratori sono in sciopero da 4 settimane (dal 27 settembre) per chiedere un aumento dei salari2.

Perché protestano?

L’inflazione è aumentata in tutto il mondo quando le economie sono rimbalzate dalla pandemia di CoVid-19 e poi è peggiorata quando l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto salire alle stelle i prezzi di cibo e carburante.

I manifestanti e gli scioperanti francesi chiedono aumenti salariali che tengano il passo con l’aumento del costo della vita mentre il Paese registra un’inflazione del 6,2%, il tasso più alto degli ultimi decenni. Le proteste arrivano dopo che il sindacato di sinistra CGT ha rifiutato un accordo su un aumento di stipendio che il gigante petrolifero TotalEnergies ha raggiunto il 14 ottobre con altri due sindacati e ha chiesto lo sciopero continuato per la quarta settimana. I sindacati CFDT e CFE-CGC, che insieme rappresentano la maggioranza dei lavoratori francesi del gruppo, hanno concordato un aumento salariale del 7% e un bonus finanziario. Ma la CGT resiste e chiede un aumento di stipendio del 10%.

I lavoratori in sciopero chiedono salari più alti da recuperare dagli extra-profitti che le compagnie energetiche stanno ottenendo a causa degli alti prezzi del petrolio e del gas mentre la guerra russa in Ucraina aggrava la crisi energetica. “Enormi profitti vengono fatti grazie al nostro lavoro e stiamo solo rivendicando la nostra giusta quota di ricchezza“, ha detto Axel Persson, portavoce del sindacato ferroviario della CGT.

Che impatto hanno gli scioperi?

Il ministro dei trasporti Clement Beaune ha affermato che l’operatore ferroviario SNCF ha subito “gravi interruzioni” (il 18 ottobre metà dei servizi ferroviari sono stati cancellati). Ci sono state segnalazioni di interruzioni sui treni ad alta velocità nel nord, nonché sugli Eurostar e sui treni interurbani che collegano la Francia con la Spagna. Anche i servizi suburbani nella regione di Parigi e i servizi di autobus sono stati interessati, ma il sistema metropolitano interno di Parigi è finora rimasto per lo più non colpito.

Oltre ai lavoratori dei trasporti, il sindacato CGT spera di far scendere in sciopero anche lavoratori in settori come l’industria alimentare e la sanità. Il ministero dell’Istruzione ha affermato che meno del 6% dei lavoratori della scuola pubblica ha partecipato allo sciopero del 18 ottobre, anche se il tasso ha raggiunto il 23% per le scuole professionali.

Un sondaggio del gruppo Elabe ha rilevato che un francese su tre sarebbe pronto a prendere parte a uno sciopero o a protestare nelle prossime settimane per chiedere aumenti salariali in linea con l’aumento dell’inflazione. Il 79% delle persone intervistate dall’istituto Viavoice per conto di Libèration ritiene che ci saranno dei “movimenti sociali importanti quest’inverno” a causa di inflazione, aumento del costo della vita e dell’energia”. Lo sciopero del 18 ottobre rappresenta un primo avvertimento per Macron e il governo di Elisabeth Borne.

Quanto sono gravi le carenze di carburante?

Il primo ministro Elisabeth Borne ha affermato che meno di un quarto delle stazioni di servizio a livello nazionale soffre ancora carenze di approvvigionamento, in calo rispetto al 30% in precedenza. Gli scioperi e la manutenzione non pianificata hanno ridotto del 60% la capacità di raffinazione della Francia – o 740.000 barili al giorno (bpd) – costringendo il Paese a importare carburanti dall’estero di più proprio nel momento in cui l’incertezza dell’offerta globale ha aumentato i costi.

Lo sciopero nei depositi di carburante e le difficoltà nelle stazioni di servizio vanno avanti. Borne ha ammesso che un 20% dei benzinai è ancora a corto di benzina e diesel, contraddicendo la promessa di Macron di secondo cui tutto sarebbe tornato alla normalità entro pochi giorni.

Gli scioperi si sono estesi in altre parti del settore energetico, incluso il gigante nucleare EDF, dove i lavori di manutenzione delle centrali nucleari cruciali per l’approvvigionamento energetico europeo sono ritardati.

Qual è stata la risposta del governo ai disordini?

Il governo del presidente Emmanuel Macron ha usato il potere di precettazione per costringere alcuni scioperanti a tornare ad aprire depositi e le consegne di carburante (se non si torna a lavorare si rischiano 10mila euro di multa e 6 mesi di reclusione). Una mossa che ha fatto infuriare i sindacati, ma che finora è stata confermata dai tribunali. “Continueremo a fare il massimo“, ha detto Macron dopo un incontro con i ministri, aggiungendo di volere che la crisi “si risolva il più rapidamente possibile“. Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire aveva affermato in precedenza che è necessario utilizzare i poteri di precettazione per riaprire le raffinerie e i depositi. In un’intervista su France 2, Macron ha fatto appello “affinché la CGT permetta al paese di funzionare”, facendo eco alle parole della prima ministra Elisabeth Borne secondo la quale “un disaccordo salariale non giustifica il fatto di bloccare la Francia”.

Allo stesso tempo, Le Maire aveva affermato che TotalEnergies aveva l’obbligo di aumentare gli stipendi. Ha detto alla radio RTL: “Se si conoscono i profitti che hanno realizzato … le aziende che hanno la capacità hanno il dovere di aumentare i salari e Total è una di queste“. Il ministro dell’Energia francese, Agnès Pannier-Runacher, ha dichiarato: “Bisogna che Total aumenti gli stipendi“. TotalEnergies ha proposto un aumento del 7% per il prossimo anno, inferiore alla richiesta della CGT per un immediato 10% retroattivo al 1 gennaio 2022. Ha anche proposto di dare un “bonus eccezionale” a tutti i suoi lavoratori nel mondo, equivalente a un mese di stipendio.

Gli scioperi stanno accadendo mentre il governo – che non ha una maggioranza assoluta in Parlamento e deve cercare il sostegno del Rassemblement Nationale di Marine Le Pen e di altre formazioni di centro-destra – ha deciso di approvare il bilancio 2023 pro-business, utilizzando speciali poteri costituzionali (articolo 49.3 della costituzione, la cosiddetta “tagliola parlamentare”, che consente al governo di azzerare il dibattito parlamentare e considerare una legge approvata, salvo mozione di sfiducia alla Camera) che permette di aggirare un voto in parlamento3.

La Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale (NUPES), l’alleanza di sinistra guidata da Jean-Luc Mélanchon, si è rilanciata con una manifestazione contro il carovita il 16 ottobre a Parigi (con più di 140mila manifestanti che hanno chiesto aumenti salariali, aumento della tassazione sui profitti straordinari delle aziende e altre misure per alleviare l’impatto della crisi), e aveva preparato una mozione contro la decisione del governo di forzare l’approvazione della legge di bilancio ricorrendo all’articolo 49. La France Insoumise (come anche Les Républicains) non ha votato la mozione di sfiducia dell’estrema di destra di Le Pen, mentre con sorpresa di tutti, il Rassemblement Nationale ha votato a favore della mozione di sfiducia presentata da NUPES. Un colpo di mano politico che ha messo in imbarazzo la sinistra, ma che aveva lo scopo di mettere in difficoltà i Les Républicains che hanno salvato il governo Borne, votando per respingere la mozione della sinistra. Qualche giorno prima,  il governo è stato battuto all’Assemblée Nationale che ha votato un emendamento per l’introduzione di una tassa sui super-dividendi4.

Il governo ha messo in campo degli interventi tesi a proteggere il potere d’acquisto: aumento del salario minimo dell’8%, blocco al rincaro delle bollette, sconto di 30 centesimi sul carburante, prorogato fino alla fine dell’anno. Ma, queste misure non sono considerate sufficienti dalla maggioranza dei francesi. Secondo il sondaggio Viavoice, il 67% degli intervistati ritiene che il tema del “potere d’acquisto” dovrebbe essere la priorità del governo. Il 64% ritiene che “l’esecutivo non stia facendo abbastanza contro l’inflazione”. Quasi 6 persone su 10 “temono di avere freddo quest’inverno”. Per le famiglie, non essere in grado di riscaldare la propria casa equivarrebbe alla drammatica sensazione di declassamento sociale. Appena il 10% “non prevede di dover fare sacrifici” quest’inverno. Solo una piccolissima minoranza di francesi, quindi, si considera al sicuro.

Lo spettro della riforma delle pensioni

Da quando è stato eletto presidente, praticamente ogni autunno Macron ha dovuto confrontarsi con il conflitto sociale, fin da quando nel 2019 decise di aumentare la tassa sulle emissioni che ha innescato il movimento dei gilet gialli. Proprio a seguito dell’aspro conflitto sociale animato da quel movimento e dai sindacati, prima della pandemia da Covid-19 Macron dovette ritirare la riforma dell’indennizzo di disoccupazione e quella delle pensioni (che prevede un innalzamento dell’età pensionabile a 64 o 65 anni). Ora le passioni politiche si sono nuovamente scatenate e la questione sociale sta diventando sempre più all’ordine del giorno nelle famiglie e nelle strade.

Il governo Borne deve valutare attentamente cosa potrà succedere quando metterà sul tavolo la riforma delle pensioni entro la fine dell’anno. La CGT e la CFDT non manifesteranno insieme, ma stanno cercando di mettere da parte le differenze in vista della presentazione della riforma, a cui entrambi i sindacati si oppongono. Allo stesso tempo, con l’impennata dell’inflazione che sta incendiando il Paese, in parti sempre più ampie del mondo sindacale e politico di sinistra sta riaffiorando l’idea di indicizzare i salari all’aumento dei prezzi. Un’ipotesi aborrita dagli economisti mainstream e dal governo.

  1. Undici persone sono state arrestate a Parigi, ha detto il ministero dell’Interno, aggiungendo che 107mila persone a livello nazionale hanno seguito l’appello di protesta dei partiti di sinistra e di alcuni sindacati, di cui 13mila nella capitale. Il sindacato CGT ha detto che 70mila persone hanno preso parte alla marcia a Parigi.[]
  2. TotalEnergies ha battuto il record del miglior “risultato netto” mai realizzato da una azienda francese: 19 miliardi di profitti conseguiti in soli 6 mesi. Il suo amministratore delegato, Patrick Pouyanné, ha visto la sua busta paga aumentare del 52% nel 2021,raggiungendo i 500mila euro al mese. Gli azionisti della compagnia hanno beneficiato di oltre 2,6 miliardi di dividendi nel mese di settembre.[]
  3. Questo è stato il primo vero grattacapo parlamentare per Macron da quando la Francia è finita in uno stallo politico senza precedenti alle elezioni parlamentari di giugno. Poche settimane dopo che Macron è stato rieletto per un secondo mandato ad aprile, battendo Le Pen, il suo gruppo centrista ha perso la maggioranza assoluta in parlamento, scendendo di circa 40 seggi in meno rispetto al numero richiesto per approvare le leggi. Il Rassemblement Nationale di Le Pen è ora il più grande partito di opposizione in parlamento, mentre France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon è il più grande partito di sinistra in un’ampia coalizione nota come NUPES, che include socialisti e verdi. Insieme alla destra dei Les Républicains, tutti i gruppi di opposizione avevano annunciato già quest’estate che non avrebbero votato per il bilancio 2023, lasciando al partito di Macron solo la scelta di usare la forma del decreto costituzionale per farlo approvare. Una procedura utilizzata l’ultima volta nel 1989.[]
  4. Un segnale di una crepa che si è aperta all’interno del gruppo centrista di Macron. Jean-Paul Mattei, deputato del partito centrista MoDem, alleato di Macron, ha presentato l’emendamento per introdurre una tassa sui “super-dividendi” aziendali pagati dai giganti dell’industria e dell’energia che, secondo lui, hanno realizzato enormi profitti dall’inizio della guerra russa in Ucraina. Il governo ha respinto questo emendamento come ingiusto in quanto avrebbe penalizzato i francesi che hanno realizzato profitti all’estero e ha affermato che andava contro l’agenda pro-business di Macron che aveva promesso di non aumentare le tasse. Ma 19 legislatori del partito di Macron hanno comunque votato a favore, anche se l’emendamento non sarà preso in considerazione dal governo.[]

Alessandro Scassellati

26/10/2022 https://transform-italia.it

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