300 mila famiglie povere in più per l’inflazione.
L’Italia affronterà una spesa per il welfare di 18 miliardi in più rispetto al 2021 e nonostante questo a causa dell’inflazione le famiglie povere aumenteranno di 300 mila unità. Non solo. L’Italia perderà 147 miliardi di euro nel 2055 se gli emigrati del 2020 non torneranno. E nel 2050 la popolazione italiana potrebbe perdere 10,5 milioni di abitanti rispetto al 2020.
Il rapporto del Think Tank “Welfare, Italia”, presentato ieri, è molto dettagliato sul futuro del Paese. A cominciare dall’aumento della spesa in welfare indotto dalla pandemia. Dopo la crescita di 46 miliardi di euro nel 2020, tra il 2021 e il 2022 la spesa per Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione è aumentata di ulteriori 22 miliardi, di cui 18 solo nel 2022, raggiungendo i 615 miliardi di euro.
La previdenza da sola assorbe circa la metà della spesa in welfare (48,4%), seguita dalla sanità (21,8%), dalle politiche sociali (18,2%) e dall’istruzione (11,6%). Ma adesso bisogna fare i conti con l’inflazione, che può far precipitare oltre 300 mila famiglie in povertà, spiegano i ricercatori. Inflazione che a causa dell’invasione russa dell’Ucraina ha generato un aumento dell’indice dei prezzi al consumo che ad ottobre 2022 ha raggiunto il livello record dell’11,9%.
Aumenti che non accennano a fermarsi e produrranno impatti saranno particolarmente gravi per le famiglie già più vulnerabili, che destinano a spese essenziali (alimentari, affitti, acqua, luce e gas, salute) il 76% del proprio reddito contro il 56% per le famiglie a più alto reddito. Le famiglie meno abbienti hanno visto nell’ultimo anno ridursi di oltre il 20% la loro disponibilità per spese non necessarie alla pura sussistenza.
Anche chi non è immediatamente toccato dalla povertà va incontro a problemi a breve termine con l’inflazione attuale. Secondo le stime Ocse nel 2022 il valore dei salari reali in Italia si ridurrà del -3,1% rispetto alla media Ocse di -2,3%), in un contesto in cui l’Italia, negli ultimi 30 anni, è stato l’unico Paese dell’area OECD che ha visto una diminuzione dei salari (-0,1% annuo tra 1990 e 2020).
Proiettandosi nel futuro l’Italia deve fare i conti con le implicazioni demografiche dell’economia. Nel 2021, per la prima volta nella storia italiana, il numero di nati è sceso sotto la soglia dei 400 mila, contribuendo a un saldo naturale negativo di 214 mila persone. Nel 2020, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19, si era registrato un saldo naturale negativo di 335 mila persone, il peggiore dal 1918 anno dell’epidemia di spagnola.
L’Italia registra il tasso di dipendenza degli anziani più alto in tutta l’Unione Europea: 40,1 over 65 ogni 100 persone nella fascia 20-64 anni), con un valore superiore alla media europea (35,4%) di 4,7 punti percentuali.
Secondo gli studi di Welfare Italia il nostro paese perderà 147 miliardi di euro nel 2055 se gli emigrati del 2020 non tornassero in patria. Dei 121 mila italiani che hanno lasciato l’Italia nel 2020, il 26% aveva la laurea o un titolo di studio superiore e, allo stesso tempo, la percentuale di laureati stranieri nel Paese (13,3%) è la più bassa nell’intera area Ocse. Se gli emigrati nel 2020 restassero all’estero perderemmo quindi 147 miliardi di euro, calcolati tra il costo della spesa in istruzione perso, pari a 10,5 miliardi di euro, e i mancati redditi guadagnati dagli emigrati nel corso della loro vita lavorativa all’estero (stimata in circa 35 anni), pari a 136,5 miliardi di euro.
Nel 2050 la popolazione italiana potrebbe perdere 10,5 milioni di abitanti rispetto al 2020 se prosegue al ritmo demografico attuale. Già nel 2035 l’Italia perderà il 4,2% della popolazione rispetto al 2022, pari a 4,4 milioni di persone in età lavorativa, e dovrà sostenere 3,6 milioni di over 65 in più rispetto ai livelli attuali. La diminuzione della base lavorativa e l’aumento della popolazione anziana metteranno quindi ancora di più sotto pressione la sostenibilità del nostro sistema di welfare e il numero di pensionati supererà per la prima volta quello degli occupati nel 2035.
23/11/2022 https://diogeneonline.info
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