Ucraina al buio, il rischio inverno e i deputati Nato

L’OMS e i milioni di persone in pericolo di vita

In realtà il racconto dei fatti è dell’ISPI che tocca alcuni aspetti controversi della drammatica vicenda. La guerra che sta per entrare nel decimo mese e più di 10 milioni di ucraini sono senza elettricità a seguito dei bombardamenti russi della scorsa settimana, mentre le temperature sono sotto lo zero. Per fortuna della popolazione ucraina, i bombardamenti russi non sarebbero stati così efficaci e i danni denunciati dal governo di Kiev sarebbero per fortuna meno catastrofici. Nel contenzioso del noto riferito da fonti incerte  anche la super centrale nucleare di Zaporizhzhia che, con i suoi sei reattori in attività, produceva circa il 25% dell’energia necessaria al paese. La centrale usata più volte come minaccia e bombardamenti incrociati attorno che non hanno volutamente toccato le apparecchiature chiave e quindi senza problemi immediati per la sicurezza nucleare, riconosce l’Aiea, l’agenzia internazionale dell’energia atomica che insiste sugli esiti micidiali di un errore di bersaglio per la popolazione e per i due stessi eserciti contrapposti e per un gran pezzo di Europa. Una Chernobyl bis ma moltiplicata nella potenza e negli effetti mortali.

Accuse contrapposte parte della guerra

Russi e gli ucraini si rimpallano le accuse mentre circa metà delle infrastrutture energetiche su suolo ucraino risulta ormai danneggiata. Nel suo discorso serale il presidente Zelensky ha invitato i cittadini a limitare l’uso della corrente elettrica. «Naturalmente, i lavoratori dell’energia, i lavoratori dei servizi pubblici, i soccorritori e tutte le persone coinvolte stanno lavorando al massimo. Ma il danno sistemico alla nostra energia dagli attacchi dei terroristi russi è significativo», ha ammesso. Aumenta anche il bilancio delle vittime: secondo un rapporto pubblicato dal commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha come fonti dei riferimenti sul posto, sarebbero quasi 6.600 i civili ucraini uccisi dall’inizio dell’invasione russa. «Una cifra frutto di stime», avvertono i relatori, «probabilmente inferiore rispetto al numero effettivo».

Emergenza inverno

Il governo ucraino ha deciso l’evacuazione dei civili da Kherson e Mykolaiv. I danni alle infrastrutture hanno lascito le case senza acqua corrente, elettricità e riscaldamento rendono impossibile superare l’inverno in gran parte delle città appena liberate. E la situazione non sarebbe molto migliore in altre aree del paese. Sempre secondo Kiev, le interruzioni della corrente di almeno 4 ore al giorno sono la norma in 15 regioni del paese, tra cui quella della capitale Kiev, bersaglio di pesanti bombardamenti nelle ultime due settimane. In Ucraina.  

L’allarme OMS

Secondo il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri Kluge, si prevede che in varie zone del paese durante i mesi più freddi le temperature scendano fino a -20° centigradi. Per tenersi al caldo, molte famiglie saranno costrette a bruciare carbone o legna, o utilizzare generatori alimentati a gasolio con evidenti rischi per la salute, inclusa l’esposizione a sostanze tossiche dannose per bambini, anziani e persone con problemi respiratori e cardiovascolari, oltre ad ustioni e lesioni accidentali. Kluge ha anche denunciato la difficile situazione negli ospedali ucraini: «I reparti di maternità hanno bisogno di incubatrici, le banche del sangue di frigoriferi, i letti di terapia intensiva di ventilatori e tutti hanno bisogno di energia».

Tortura come pratica di guerra

La responsabile della Human Rights Monitoring Mission in Ucraina, Matilda Bogner, ha ricordato che sia la Russia che l’Ucraina hanno siglato la convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, e che ambedue le hanno sostanzialmente violete. Negli ultimi mesi, Human Rights ha intervistato 159 prigionieri di guerra detenuti dalla Russia e 175 prigionieri di guerra detenuti dall’Ucraina. Per quanto riguarda i primi «la stragrande maggioranza ci ha detto di essere stata torturata e maltrattata durante il loro internamento», ha raccontato la dirigente Onu. A Kherson sarebbero stati scoperti veri e propri centri di tortura. «Le Nazioni Unite hanno anche ricevuto ‘accuse credibili’ di esecuzioni sommarie di prigionieri di guerra russi catturati dalle forze ucraine e diversi casi di tortura e maltrattamenti».

La Nato e la sua componente baltica come fonte

La nota politica Ispi conclusiva affidata ad Eleonora Tafuro Ambrosetti, rileva un ridimensionamento delle ambizioni di Mosca rispetto alle prime fasi del conflitto, dato di fatto. E cita la 68esima sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della Nato a Madrid che dichiara la Russia, con il suo regime attuale, «stato sostenitore del terrorismo e stato che fa uso di mezzi terroristici». Documento attribuito al deputato polacco Tomáš Valášek [che a noi risulta slovacco Ndr], comunque espressione della componente baltica dell’Alleanza Atlantica radicalmente anti russa, impegnato a convincere altri paesi alleati meno convinti a mantenere il sostegno militare a Kiev. Critiche politiche da chi ritiene che indicare la Russia come un Paese terrorista sarebbe «un punto di non ritorno che allontana invece di avvicinare una soluzione politica».

Non solo armi, arrivate in abbondanza, con molta probabilità un aumento degli aiuti economici richiesti da Kiev ai partner occidentali. Aiuti che, in una situazione di crisi economica e aumento dell’inflazione in gran parte dei paesi UE –riconosce la relatrice-, potrebbero generare malcontento in varie capitali europee.

Ennio Remondino

24/11/2022 https://www.remocontro.it

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