Il nazionalfascismo ucraino
È in atto in Ucraina il tentativo di sostituire il mito sovietico della Grande guerra patriottica e quello ad essa collegato della guerra partigiana con la consacrazione del nazionalismo ucraino a fondamento della Ucraina indipendente. Il Movimento nazionalista viene raccontato come liberale democratico e antifascista e i suoi militanti diventano combattenti per la libertà avendo combattuto sia gli invasori tedeschi che gli occupanti sovietici. La storia ci dice che il movimento nazionalista ucraino – da Petliura a Bandera ai loro successori – fu un movimento sciovinista, xenofobo antisemita, finanziato e armato dai tedeschi invasori e che combatté al loro fianco contro la Resistenza e contro l’Armata rossa.
Il movimento di resistenza e di liberazione nazionale sovietico del 1941-1944 è uno dei più notevoli movimenti di resistenza della storia moderna, al pari di quelli vietnamita, cinese, algerino e jugoslavo. Dal punto di vista storico l’operazione revisionista appare nel suo complesso molto azzardata, sia per quanto riguarda l’esaltazione del nazionalfascismo ucraino che la diminutio del movimento di resistenza sovietico, tale è la mole di documenti e di fatti che vi si oppongono. Siamo di fronte perciò non tanto a una revisione storica quanto a un’operazione negazionista, resa possibile dalla compiacenza dei media occidentali disposti ad accettare qualsiasi contro verità che corrobori in qualche modo la xenofobia anti russa che percorre la loro stampa, al punto di accettare che un movimento nazionalista di stampo fascista, del tutto analogo agli ustascia croati, alla slovacca Guardia di Hinka, alla Guardia di ferro rumena e alle Croci frecciate ungheresi sia accolta a braccia aperte nel novero delle forze democratiche, liberali e antifasciste. Diversamente dei loro sodali i nazionalfascisti ucraini non collaborarono alla deportazione degli ebrei per il semplice fatto che in Ucraina un milione e quattrocentomila ebrei furono massacrati sul posto; e a differenza di altre formazioni fasciste non inserirono nella loro ragione sociale il termine socialismo. Preferirono presentarsi come i nemici di tutti i socialismi, dal nazionalsocialismo al socialismo bolscevico in nome del nazionalismo ucraino e di tutto ciò che consegue: proprietà, dio, patria, famiglia, razzismo e antisemitismo.
Si vantano di aver combattuto i nazisti invasori durante la guerra mondiale: che fossero seimila, come scriveva nel 1944 il loro capo militare1 o che fossero un milione, come scrisse un generoso storico di parte2, le perdite inflitte ai tedeschi e ai collaborazionisti nel corso di tutta la guerra non superarono i mille uomini.
Quello che è certo è che dai tedeschi, nel solo 1944, l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA3) che faceva riferimento a Josif Bandera (1901-1959) e al suo movimento OUN-B (Organizzazione per l’Indipendenza Ucraina) ricevette una quantità di armi impressionante, relativamente all’epoca e al terreno dello scontro.
Ai bandérati furono consegnate 10.000 mitragliatrici, tra pesanti e leggere, 26.000 fucili automatici, 72.000 fucili, 22.000 pistole, 100.000 bombe a mano e 300 radio da campo4.
Sono numeri che al lettore possono dire poco, ma il loro significato e peso risultano più evidente se confrontati con la quantità di armi che il Comando generale per il Movimento partigiano poté fornire alla Resistenza sovietica dietro le linee tedesche tra il maggio 1943 e il gennaio 1944. Si trattò in quel caso di 2608 mitragliatrici, 17357 fucili automatici, 32867 fucili e carabine, 5710 pistole 590 fucili anticarro, 737 mortai e 212000 bombe a mano, per armare un movimento che era in grado di impegnare contemporaneamente oltre 96.000 combattenti, come accadde nell’attacco al sistema ferroviario del 3 agosto 19435.
Quanti che fossero i combattenti dell’UPA e quante le loro armi, conta poco rispetto a risultati a detta dei tedeschi, dei sovietici e degli stessi archivi dell’Upa obiettivamente irrilevanti, per lo meno sul fronte della lotta contro l’occupante nazista. Le perdite inflitte ai tedeschi, quei mille uomini di cui abbiamo detto, corrispondono a i/50 o 1/100 di quelle inflitte dalla stessa organizzazione alla Resistenza Partigiana e all’Armata rossa, calcolate tra 50 e centomila uomini.
Il Feldmaresciallo Erich Von Manstein, che nella guerra contro l’URSS fu, dopo Stalingrado, il comandante del gruppo di Armate Sud, nel suo vanitoso libro di memorie Vittorie perdute si riferì alle unità UPA come “combattenti contro i partigiani sovietici, ma che in genere lasciavano liberi i tedeschi che cadevano nelle loro mani, togliendo loro le armi”.
Lo storico ucraino Roman Ponomarenko6 conferma quando dice Von Manstein e calcola che le perdite inflitte dall’UPA all’esercito tedesco (comprese le forze tedesche di sicurezza e di polizia) si possono stimare tra 700 e i 1.000 morti, una perdita irrilevante su un fronte che ai tedeschi costò, nel corso della guerra, la perdita di 2.500.000 soldati.
Anche lo storico Piotr Mirchuk arriva alla stessa conclusione7, mentre Vladimir Kosik porta questa cifra a 6.000 caduti. La sua panoramica storica compare in uno scritto commemorativo di parte comparso in occasione del 50° anniversario dell’UPA ed è sostanzialmente priva di riferimenti.
Aleksandr Denysciuk8 alza l’asticella portando a 2.526 le azioni armate condotte dall’UPA e dalle altre unità armate dell’OUN. In totale sarebbero stati uccisi 12.427 tedeschi e loro alleati, 2.407 feriti e 2.448 prigionieri; mentre le perdite dell’UPA ammonterebbero a 2.257 caduti, 475 feriti e 536 prigionieri. Il dato contrasta con quelli di qualsiasi guerra partigiana dove le perdite del movimento di resistenza, senza contare i civili sono dieci, quindici volte superiori a quelle delle forze occupanti e non come in questo caso, un sesto di quelle.
Il Gruppo di lavoro per lo studio dei rapporti tra nazionalisti ucraini e Germania fascista di cui hanno fatto parte sia Mirchuk che Kosik e Denysciuk ha raccolto una serie di documenti9 dai quali risulta che non sono documentate operazioni offensive o difensive su larga scala. “Le tattiche delle unità dell’UPA …. Si riducono ad attacchi alle postazioni fisse di sorveglianza (dei presidi, dei magazzini), a piccole unità militari, alle imboscate sulla strada e alla difesa delle loro basi”.
Viceversa, le pubblicazioni a stampa dell’OUN-B e dell’UPA «Ідея і чин, Idea e Valore», «До зброї , Alle Armi!», «Вісті з фронту УПА – Notizie dal fronte UPA» – e già le testate ci dicono da che parte stiamo – contengono descrizioni di grandi battaglie in cui i tedeschi subirono ingenti perdite e, salvo eccezioni, si ritirarono. In queste battaglie le perdite sarebbero ammontate a un caduto dell’UPA ogni 16-60 caduti tedeschi e sarebbero stati sconfitti famosi generali tedeschi tra cui lo Sturmbahnführer Platle (dunque un maggiore generale) e un generale Hinzler (entrambi i nomi compaiono in tedesco nei testi ucraini da noi consultati). Tuttavia, non ci sono generali delle SS con quel nome nelle liste di comando10.
Queste informazioni girano tutto intorno alla persona e agli scritti di Jurii Tys- Krochmalyuk, lo stesso reduce dell’OPA che descrisse in dettaglio il combattimento che nel luglio 1944 avrebbe opposto 3 battaglioni dell’UPA a 3 divisioni SS (non divisioni di territoriali, dunque, ma formazioni di prima linea) e che terminò con una strage di soldati tedeschi11.
Nell’estate 1943 una grande operazione punitiva con 10.000 soldati e poliziotti, 50 carri armati e 27 aerei fu effettivamente condotta contro l’UPA a Vodyn.
Al comando della spedizione che mirava a cancellare le repubbliche partigiane della Volynia, c’era il generale delle SS Obergruppenführer Erich Von dem Bach-Zalewski.
Questa campagna si collegava alle operazioni di pulizia etnica che fino da marzo contrapponevano l’Armija Krajowa –organizzazione anticomunista della Resistenza polacca- e l’OPA tra Galizia e Volynia. Nello scontro tra i tedeschi e l’UPA si registrarono trentacinque combattimenti a luglio, 24 ad agosto e 145 a settembre, secondo lo storico emigrato Lev Šankovskyi che parla di 3.000 perdite dal lato tedesco tra morti e feriti e di 1.237 perdite dell’UPA, oltre a 5.000 civili morti e feriti12. Il dato non confermato da documenti tedeschi sorprende ancora per la sproporzione di perdite tra chi attacca e chi è circondato e attaccato con un’operazione di rastrellamento e annientamento. Resta il fatto che le repubbliche insurrezionali – le zone libere – furono cancellate.
Rapporti di collaborazione tra i tedeschi occupanti e l’UPA
Circola una versione secondo cui l’UPA – che era, ricordiamo, il braccio armato dell’OUN-Bandera – sia stata fondata nel 1929 dai servizi segreti tedeschi che sicuramente operarono in questo modo per quanto riguarda altre bande – in genere di piccole dimensioni – costituite in massima parte da agenti di polizia e altro personale al servizio dei tedeschi, appositamente per fare opera di provocazione, sabotaggio, infiltrazione, uccisioni mirate di comandanti e, in generale, di intelligence all’interno del movimento partigiano “rosso”.
Questa ipotesi non ha trovato basi documentarie sufficientemente solide(FRONTE SENZA LINEA DEL FRONTE. P. 17. ФРОНТ БЕЗ ЛИНИИ ФРОНТА. С. 17; NKVD e MVD dell’URSS nella lotta contro il banditismo e la clandestinità armata nazionalista nell’Ucraina occidentale, nella Bielorussia occidentale e nei Paesi baltici (1939-1956). Мosca, 2008. P. 135. НКВД — МВД СССР в борьбе с бандитизмом и вооруженным националистическим подпольем на Западной Украине, в Западной Белоруссии и Прибалтике (1939-1956). М., 2008. С. 135.)) per dare una coloratura univoca a un movimento di cui sono viceversa documentate le numerose ambiguità, la contiguità, la collaborazione e la concorrenza con quello che avrebbe dovuto essere il nemico e che nella propaganda veniva presentato come tale.
Un dato condiviso da storici e ricercatori riguarda la sorte dei comandanti dell’UPA caduti in combattimento. Secondo Ivan Kačanovskij – politogologo dell’Università di Ottawa13 – dei dirigenti dell’UPA e dell’OUN-B [della Volynia] il 6% è stato ucciso in scontri con i tedeschi, il 53% in combattimenti con i partigiani e gli organi di sicurezza sovietici, il 19% è stato arrestato dalle autorità sovietiche e dai loro alleati dell’Europa Orientale ed è stato giustiziato, è morto in prigione e ha ricevuto dure condanne.
Circa il 12% ha raggiunto l’Occidente dove è stato impiegato dai servizi segreti di Inghilterra e USA, con compiti di spionaggio, sabotaggio e provocazione14.
Il dato, pur significativo, deve tenere conto della maggiore durata della resistenza antisovietica rispetto a quello della resistenza antitedesca, rispetto alla quale possono sorprendere alcuni altri numeri.
Secondo il medesimo autore, oltre il 60% dei leader dell’OUN-Bandera e dell’UPA ha prestato servizio durante la Seconda guerra mondiale nella polizia, nei battaglioni Nachtigall e Roland, nelle divisioni SS Galizia e nell’amministrazione locale, o ha frequentato le scuole militari, di intelligence e di sabotaggio istituito dai tedeschi espressamente per i loro collaboratori ucraini.
Più precisamente, il 23% ha prestato servizio nella polizia ausiliaria, nel 201° Battaglione Schutzmannschaft e in altre formazioni di polizia; il 18% è stato addestrato nelle scuole militari e di intelligence in Germania (Berlino, Danzica) e nella Polonia occupata, l’11% ha combattuto nei battaglioni Nachtigall e Roland, l’8% ha lavorato nell’amministrazione locale e distrettuale del Reichs Kommissariat e l’1% nella divisione SS Galizia; quest’ultima cifra appare sottostimata alla luce delle vicende della divisione e si può spiegare con il fatto che la divisione Galizia si sciolse in Ucraina, dopo aver operato contro l’insurrezione slovacca e dopo aver partecipato alla battaglia di Brody contro l’armata rossa; e si può anche arguire che – trattandosi delle fasi finali della guerra – non era prudente per chi si arruolava nell’UPA segnalare nel proprio nel proprio curriculum un tale burrascoso passato. Si tratta comunque di oltre il 60% dei comandanti dell’UPA e si trattava di cittadini di nazionalità polacca o sovietica, ma non tedesca e che dunque in linea di principio non avevano nessun obbligo nei confronti delle Forze Armate tedesche.
C’è un altro dato che testimonia dei rapporti amichevoli tra Germania e UPA, anche senza voler risalire ai rapporti più che amichevoli intrattenuti tra Abwehr e OUN nell’anteguerra. Nell’ottobre del 1944 i più alti dirigenti dell’OUN erano prigionieri dei tedeschi: Bandera in “prigionia onorevole” a Berlino mentre gli altri – tra cui il suo antagonista interno Andrej Melnik e quello esterno Taras Bulba Borovets – oltre al suo braccio destro, Yaroslav Stetsko15 erano detenuti nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Insieme a loro, in quello o altri centri di detenzione, c’erano almeno un quarto dei dirigenti dell’OUN e dell’UPA che erano stati catturati nel corso della loro attività di banditismo, come dicevano i tedeschi. E tuttavia tutti quanti furono rilasciati nell’ottobre 1944 quando i sovietici stavano completando la liberazione dell’Ucraina, con l’impegno che riprendessero le loro attività terroristiche, stavolta alle spalle delle truppe sovietiche in avanzata; cosa che non si può dire della stragrande maggioranza dei prigionieri ebrei e dei prigionieri di guerra russi, che in quel tragico autunno finale sterminati in massa per compiere l’opera e per non lasciare traccia.
Evidentemente i dirigenti dell’OUN non erano considerati avversari né pericolosi testimoni di quell’opera.
La ricca documentazione sopravvissuta alla guerra – negli archivi sovietici, in quelli tedeschi e in quelli delle formazioni nazionaliste – testimonia ai più diversi livelli di episodi di amicizia e collaborazione tra l’OUN e le autorità di occupazione tedesche16. Fin dall’agosto 1943 ci fu un accordo per la consegna di armi di cui si fece garante il Dr. Josef Witiski, capo della polizia della Galizia e Oberstumbannführer SS; in cambio l’UPA si impegnava a sostenere le autorità d’occupazione, a fornire intelligence e a combattere contro i partigiani sovietici: confermerebbe quanto sempre dichiarato dall’UPA di essere stata l’unica organizzazione resistenziale che non abbia ricevuto armi dagli alleati; infatti le riceveva dal nemico17.
All’inizio del 1944 le truppe sovietiche avevano occupato gran parte della Volynia, la regione in cui l’OUN era più forte.
In molti casi fu l’UPA a dare cibo in cambio di munizioni. L’ultimo capo dell’UPA, Vasyl Kuk, confessò in un’intervista allo storico russo Aleksandr Hohun: “Loro ci hanno dato i fucili, noi gli abbiamo dato la pancetta”18.
Ci furono in quel periodo anche occasioni di attrito. Un rapporto tedesco segnala che il 26 giugno 1944 c’era stato uno scontro nei pressi di Nikolayn, vicino a Leopoli in cui i nazisti uccisero 29 UPA e ne catturarono 25319.
Quello che all’UPA riusciva particolarmente indigesto erano gli atterraggi di paracadutisti: esiste un ordine del comando UPA in cui si raccomanda di catturare i paracadutisti tedeschi e i vlasoviti20 che atterrassero nella loro area, disarmarli e se possibile annientarli21. Margini decisionali che non esistevano per i paracadutisti russi che fossero caduti nelle loro mani.
Un documento dell’Abwehr, datato 16 agosto 1944, segnala che “nei Carpazi è aumentata la lotta delle bande nazionali ucraine [UPA] con i banditi e i paracadutisti sovietici. L’UPA ha recentemente neutralizzato circa 1.500 paracadutisti”22.
Quando – alla fine della guerra – la gran parte delle formazioni dell’UPA si sciolse e si consegnò ai sovietici, tra il personale scelto – ufficiali e tecnici – spuntarono ben trecento militari tedeschi, prevalentemente ufficiali di collegamento, consiglieri per le operazioni militari, esperti di intelligence e di comunicazione, di sabotaggio e di organizzazione, che si arresero anch’essi all’Armata rossa. E si può pensare che numeri altrettanto considerevoli di personale militare tedesco, all’avvicinarsi della resa dei conti, abbiano per lo meno tentato di raggiungere gli angloamericani che erano in Austria, a qualche centinaio di chilometri di distanza.
Un caso particolare di collaborazione riguarda la divisione SS Galizia. All’inizio l’UPA la guardò con sospetto, più come concorrente nel reclutamento di giovani che come nemica, al punto di boicottare l’arruolamento, finché nel novembre 1943 fu riconosciuta come occasione eccellente per l’addestramento militare degli ucraini e fu data disposizione che la diserzione e il passaggio dalla SS Galizia nell’UPA fosse consentita solo previa autorizzazione dell’UPA stessa.
La questione polacca e l’accusa di genocidio
Fin dall’inizio delle operazioni militari con l’ingresso nei territori sovietici al seguito delle truppe tedesche era chiaro che per i Banderati i nemici della nazione ucraina non erano i tedeschi, ai quali si accompagnavano, bensì russi, ebrei e polacchi; erano tollerati i cechi, i romeni e gli ungheresi che avevano impiantato in Ucraina delle piccole comunità. Le comunità romene in Bucovina non erano per altro così piccole, ma l’OUN si era accordata con il governo di Antonescu e considerava la Guardia di Ferro un pilastro del Blocco Antibolscevico dei Popoli che essa stessa aveva riunito il 21-22 novembre 1943 nel villaggio di Buderazh, nella regione di Rivne23.
I massacri di polacchi da parte dell’OUN-Bandera cominciarono nel marzo 1943.
In risposta alle accuse polacche di avere organizzato un genocidio, i nazionalisti ucraini hanno detto che erano stati i polacchi a cominciare. Il fatto è che massacri e ritorsioni cominciarono nel marzo 1943 non appena l’UPA ebbe messo in campo la sua forza armata concentrandola in Volynia, anche perché nel capoluogo Volyn, si era verificata la diserzione di massa della polizia locale, circa 6.000 uomini, che erano passati sotto le insegne dell’UPA.
La situazione della regione era la seguente. La Conferenza di Pace di Versailles (1919) aveva permesso ai polacchi di occupare la Galizia Orientale e il Trattato di Pace di Riga del 1921, alla fine della guerra russo-polacca, aveva assegnato definitivamente la regione alla Polonia. Con la spartizione della Polonia nel 1939, la Galizia Orientale finì sotto il controllo dall’Unione Sovietica. I nazionalisti ucraini, oltre a vedere negli occupanti sovietici i principali nemici, consideravano la presenza dei polacchi in Volynia e Podolia, oltre che in Galizia Orientale, un pericolo micidiale per il futuro stato ucraino. Gli omicidi isolati di cittadini polacchi erano cominciati nel 1942 anche se nessuno immaginava l’orrore della pulizia etnica scatenata dall’UPA e dall’OUN nella città di Volyn l’anno successivo.
Le vittime polacche furono 35.000 e il massacro, cui contribuirono anche iniziative spontanee dei contadini ucraini fu sostanzialmente organizzato dall’UPA, in quanto braccio armato dell’OUN. Massacri particolarmente efferati perché le vittime, in considerazione della grave carenza di munizioni di cui soffriva l’UPA all’inizio della sua attività, furono quasi tutte ammazzate con vanghe, bastoni, asce, zappe e semplici pietre. Con quello gli assassini si guadagnarono il titolo speciale di “rezuky”, quelli che fanno a pezzi.
Dall’altra parte del fiume San, dove la maggioranza della popolazione era polacca e la minoranza ucraina, l’Armija Krajowa scatenò una risposta che fu particolarmente sanguinaria e feroce a Zakierzony nella regione di Kholm24.
La pulizia etnica ottenne il risultato voluto sia pure al prezzo detto: i contadini ucraini si spostarono in Galizia Orientale e in Volynia e quelli polacchi si spostarono nelle regioni di Kholm e di Cracovia, in quella che era la Galizia Occidentale, sotto il controllo più dell’Armja Krayowa che dei tedeschi, solo teoricamente occupanti di entrambe le regioni. Il successo non portò comunque fortuna all’UPA che dopo aver disseminato la Volynia di repubbliche insurrezionali, come venivano chiamate in Ucraina le aree liberate, si vide piombare addosso la controffensiva tedesca che in due successive ondate, tra l’estate e l’autunno costrinsero l’UPA alla macchia.
L’Olocausto
Nell’ambito della guerra civile e della guerra di liberazione che afflissero l’Ucraina nel periodo 1941-1944 gli ebrei furono quelli che subirono le conseguenze più spaventose talché di una popolazione iniziale di un milione seicentomila persone ne sopravvisse a malapena il 2%.
Le affermazioni di radicale e violento antisemitismo sono innumerevoli nei documenti, programmi, dichiarazioni dell’OUN-UPA, come pure è fuor di dubbio la continuità ideologica con il movimento nazionalista e anticomunista di Simon Petljura (1879-1926) cui sono storicamente attribuiti – sia alla sua dirigenza politica che ai suoi reparti militari – i pogrom più sanguinari ed efferati del periodo della guerra civile 1918-1921.
Il movimento nazionalista ucraino si difende col fatto che i massacri più numerosi ed efferati di ebrei, quelli in cui era il vicino di casa a ucciderli, a violentarli e a saccheggiare le loro case, furono compiuti nei primi sei mesi dopo l’invasione e non ebbero neanche bisogno di una spinta particolare da parte degli Einsatzgruppen, le Forze Speciali tedesche specializzate in massacri di massa25. Furono insomma iniziative spontanee, delitti di folla, ai quali l’UPA sarebbe da ritenersi estranea perché cominciò ad armarsi solo ad inizio ’43, ossia più di un anno dopo la fine di quella terribile fase. Bisogna invece considerare che fin dai primi mesi dell’occupazione tedesca l’unica istituzione politica in qualche modo responsabile civile nelle varie località erano i gruppi politici di accompagnamento dell’OUN, e la prima ad essere armata al seguito dei tedeschi fu la Legione Ucraina di cui abbiamo detto. Lo svuotamento delle carceri e lo scatenamento dei detenuti sui quartieri ebraici, al seguito delle milizie locali, guidate dall’OUN, non lasciano dubbi sulla matrice di molti di quei massacri. I tedeschi degli Einsatzgruppen, gente che ha un posto di rilievo tra i più feroci criminali della storia, assistevano con sorpresa a tanto spontaneo furore, alle pubbliche torture, alle denudazioni, alle scene da parata carnevalesche imposte alle vittime, agli stupri nelle strade affollate e, ascoltando le grida della folla, chiamarono quei pogrom “le giornate di Petljura”, perché così urlava la folla scatenata: stiamo vendicando il nostro capo, questi sono i giorni di Petljura.
Petljura era il capo del nazionalismo ucraino, diretto ascendente dei banderisti. Era stato ucciso a Parigi nel 1926 dal superstite di una famiglia ebrea massacrata dai suoi. Episodi del genere, con il diretto coinvolgimento e le responsabilità dell’OUN-UPA e sono abbondantemente descritti nel libro In the Midst of Civilized Europe26. Si aggiunge a questo il fatto liberatorio che i massacri sono attributi in gran parte alla polizia ucraina collaborazionista: sorvolando il fatto che in Volinia seimila uomini si arruolarono tutti insieme in quella famigerata polizia e sempre tutti insieme nel marzo del 1943, decisero di disertare per andare a formare il nucleo dell’UPA: ubbidirono allora alla loro organizzazione come avevano ubbidito quando si erano arruolati al fianco delle SS; e non diverse furono le responsabilità dell’OUN nella formazione della Divisione SS Galizia.
Nazionalismo ucraino vs. Ucraina dell’Est
Alla luce degli avvenimenti correnti in Ucraina è utile capire quale immagine si prefigurassero i nazionalisti dell’OUN circa l’Ucraina futura. L’obiettivo generale del Movimento era stabilire uno Stato Ucraino Indipendente e Unificato (Ukpainska Samatostynna Sobornaya Powerche), obiettivo per cui aveva bisogno di guadagnarsi le simpatie delle regioni dell’Est: Charkov, Dnipro, il Donbass, la Crimea. I banderati posero molte speranze nella penetrazione dei gruppi “politici” di marcia nell’Ucraina Orientale al seguito dell’esercito tedesco, salvo rapidamente accorgersi che gran parte della popolazione era per un verso legata al regime sovietico e per l’altro refrattaria all’ideologia nazionalista reazionaria e interclassista proposta dall’OUN.
La popolazione dell’Ucraina dell’Est era fin d’allora più solidale con i russi e con il regime sovietico di quanto non fossero i galiziani e in considerazione di questo fatto l’OUN attenuò in quelle regioni la sua propaganda infuocata, rimovendo gli slogan anti-russi e le prese di posizione autoritarie, come il führer-prinzip, l’obbligatorietà della pratica religiosa e così via.
Sempre sotto la protezione tedesca tra il 1941 e 1943 nell’Ucraina Orientale si formarono diverse organizzazioni provinciali e regionali dell’OUN, anche se nelle posizioni di vertice si trovano sempre quadri provenienti dall’Ovest.
Con l’avvicinarsi del fronte, un piccolo numero di schidnjak– termine con cui ci si riferiva agli ucraini orientali -si mossero verso Ovest insieme ai nazionalisti. Tra di loro solo pochi occuparono posizioni di un certo rilievo nella gerarchia nazionalista.
Alla fine del 1943 l’atteggiamento dei dirigenti dell’OUN e dell’UPA cambiò, accentuando la diffidenza nei confronti degli schidnjak. Tutti i cittadini dell’Ucraina dell’Est cominciarono ad essere considerati possibili traditori indipendentemente dal fatto che parlassero russo o ucraino. Il servizio di sicurezza dell’OUN (SB) effettuò perquisizioni a tappeto nelle case degli ucraini orientali, perquisizioni spesso conclusesi con l’uccisione delle spie vere o presunte. In conseguenza di quei fatti molti “orientali” abbandonarono l’UPA facendo crescere la diffidenza verso gli orientali in genere. Nel dicembre 1943 la direzione del servizio di sicurezza di Volyn ricevette istruzioni dal capo della sicurezza Mykola Arsenich di effettuare “perquisizioni” degli schidnjak; fu una specie di purga con diverse eliminazioni sul campo e solo quando Dmytro Klyachikirsky si appellò a Roman Schukevič, capo militare dell’UPA, il terrore cessò.
L’ordine dell’OUN del 6 marzo 1944 fu ancora più severo “Si ordina di eliminare tutti gli schidnjak presenti sul nostro territorio. Tutti gli schidnjak se non sono già agenti segreti, con l’arrivo dei bolscevichi passeranno dalla loro parte con i dati su di noi”27. Si precisa poi che “gli orientalisti che fanno parte di OUN non devono essere liquidati, ma si devono scavare delle fosse (kryivki) e nascondersi lì dentro”.
Quest’ordine, al di là delle sue praticabilità, esprime tutta la diffidenza della dirigenza OUN nei confronti degli ucraini dell’Est ai quali sostanzialmente si diceva “Andatevene, non c’è più posto”. La giustificazione che OUN dava di questa repressione era che un certo numero di schidnjak aveva già disertato verso l’Armata Rossa. Sembra che la politica delle purghe non fosse limitata a Volyn, ma fosse applicata anche alla Galizia e che provenisse dalla leadership centrale dell’OUN. Dunque nella primavera del 1944, l’OUN-UPA lanciò effettivamente una campagna di sterminio degli ucraini orientali che non erano membri del movimento. Al contempo, sono documentati casi di ucraini orientali come quello di Ovčarov-Určarenko28 che raggiunsero posizioni di vertice nella gerarchia dell’OUN29.
Dopo la resa, condizioni dei tedeschi (9 maggio 1945)
Le residue forze dell’OUN restarono attive nella Polonia meridionale, al di là del fiume San fino al 1947. In quel frattempo erano rientrate più volte in Cecoslovacchia, cercando di raggiungere la zona di occupazione americana dopo aver cercato di convincere gli slovacchi a riprendere le armi a favore di Mons. Tiso, il prete cattolico capo dei fascisti collaborazionisti slovacchi che all’avvicinarsi dell’Armata rossa si era rifugiato in un monastero. Ripresero fiato dopo il discorso di Churchill del febbraio 1946 sperando in una terza guerra mondiale che consentisse loro di realizzare le vecchie aspirazioni del nazionalismo ucraino.
Nazionalismo ucraino dal dopoguerra ad oggi
Alla fine della guerra mondiale, nell’Ucraina, ridivenuta sovietica ed estesa anche alla Galizia e alla Bucovina, la guerra civile continuò seppure in maniera intensa per diversi anni. Anche se le cifre fornite dai sovietici sembrano sovrastimate30 e anche se l’ultimo morto tra i servizi segreti di sicurezza sovietica si ebbe nel 1954, è certo che la sua virulenza andò via calando31 mentre prendevano piede operazioni terroristiche organizzate dall’estero.
La recente pubblicazione di una serie di documenti della CIA, nel gennaio 2017, ha fatto luce sui contatti e la collaborazione dell’agenzia americana con i nazionalisti ucraini. In uno di essi – del 1947 – un agente il cui nome è stato cancellato, informa un interlocutore, il cui nome è stato pure cancellato, che è stata fatta esplodere una centrale elettrica a Leopoli e un impianto idroelettrico a Korsun-Sherchenkovskoe, segnalando un gran numero di vittime civili. Un primo scioglimento ufficiale delle unità militari dell’UPA fu ordinato dal loro capo Roman Šukhevič nel luglio 1946. Un secondo ordine di scioglimento fu dato dallo stesso Šukhevič in data 3 settembre 1949.
Nel 2016 il Parlamento polacco ha qualificato le azioni dei soldati dell’UPA come genocidio nei confronti della popolazione polacca32 e all’inizio del 2018 ha adottato una nuova versione della legge sull’istituzione della memoria nazionale, secondo la quale negare i crimini dei nazionalisti ucraini durante la Seconda guerra mondiale, in particolare il massacro di Volyn, costituisce reato penale.
Lo storico polacco Grzgorz Motyka, pur rigidamente antisovietico, sostiene comunque che qualsiasi clandestinità anticomunista in URSS era caratterizzata da collaborazionismo e banditismo.
L’11 maggio 1995 il Consiglio Regionale di Leopoli ha adottato la decisione “Sullo status dei veterani dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) e sulle garanzie della loro protezione sociale” con la quale l’UPA viene riconosciuta come combattente della Seconda guerra mondiale e i suoi veterani combattenti per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina sul territorio della regione di Leopoli. Nell’Agosto 1996 il Parlamento polacco ha approvato un documento che condannava l’UPA come organizzazione fascista per l’annientamento dei popoli33.
Nel novembre 1997 è stata istituita una Commissione governativa per lo studio delle attività dell’OUN-UPA sotto il Consiglio dei Ministri dell’Ucraina.
Cinque anni dopo è stato creato un gruppo di lavoro di storici con l’assistenza dell’Accademia delle Scienze.
Il 14 ottobre 2004, il Presidente Ucraino Viktor Yušenko firmò il decreto in cui chiedeva al governo di elaborare un progetto di legge per l’attribuzione di uno status speciale ai veterani UPA-URA e al Ministero dell’Istruzione di divulgare la storia dell’UPA come movimento nazionale di liberazione ucraina.
Il 14 ottobre 2005 la Commissione governativa ha approvato le conclusioni degli esperti del gruppo di lavoro che proponeva di considerare l’attività dell’OUN-UPA come lotta per la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina.
Il 14 ottobre 2006, in occasione del 64° anniversario dell’UPA, il Presidente ucraino V. Yušenko ha firmato un decreto sullo “studio e la copertura completa e obiettiva delle attività del movimento di liberazione ucraino e la promozione della riconciliazione nazionale”, in cui chiedeva al governo di redigere un disegno di legge sulla concessione di uno status speciale ai veterani dell’OUN-UPA e al Ministero dell’Istruzione e della Scienza di proclamare la storia dell’UPA come movimento di liberazione nazionale ucraino e di produrre letteratura, film scientifici e programmi sui suoi partecipanti.
Nella primavera 2007, i Consigli regionali di Kharkov e di Kherson si sono rivolti al Parlamento Nazionale affinché impedisse la riabilitazione dell’UPA e la concessione dello status di partecipanti alla guerra ai banderoviti.
Il 12 ottobre 2007 Roman Šukhevič, comandante dell’UPA, è stato insignito dal presidente Yušenko del titolo di Eroe dell’Ucraina.
Il 3 dicembre il Consiglio regionale di Kharkov ha adottato una dichiarazione secondo la quale “sul territorio della regione di Kharkov l’OUN-UPA era un partito belligerante dalla parte della Germania nazista”.
Il 28 gennaio 2021 il presidente Yušenko ha emesso un decreto che riconosceva i membri dell’UPA come combattenti per l’indipendenza ucraina.
Il 21 aprile 2010 la Corte d’Appello Amministrativa di Donetsk ha stabilito che il conferimento del titolo di eroe dell’Ucraina a Roman Šukhevič era illegale e lo ha revocato.
Ugualmente, il 2 aprile 2011 ha dichiarato illegale il decreto che assegnava a Bandera il medesimo titolo, in quanto Bandera non era cittadino ucraino.
Il 2 aprile 2015 la RADA ha riconosciuto i membri dell’UPA come combattenti per l’indipendenza dell’Ucraina, con diritto a pensione, etc. La firma sulla legge è del presidente Porošenko.
Nel 2015 l’UPA ha ripreso la sua attività terroristica criminale con l’uccisione di 5 collaboratori di Yanukovič, Michail Čečetov, Alexander Peklušenko, Stanislav Melnik, Oleg Kalašikov e Oles Buzina. Secondo i servizi segreti tale organizzazione non esiste.
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- Provenienti dall’OUN e dei servizi speciali tedeschi.[]
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- In Canada c’è sempre stata una forte immigrazione ucraina.[]
- Ivan Kačanovskij, Terrorists or National Heroes? Politics of the OUN and the UPA in Ukraine: Paper prepared for presentation at the Annual Conference of the Canadian Political Science Association. — Montreal, June 1-3, 2010.[]
- Dopo l’arresto suo e di Bandera, capo politico interinale del suo movimento OUN-B divenne Nykolai Lebed.[]
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- Aleksandr Hohun. Tra Hitler e Stalin: gli insorti ucraini. 2a ed. Mosca, 2014, p. 424. Александр Гогун. Между Гитлером и Сталиным. Украинские повстанцы: Издание 3-е, исправленное и дополненное. — Киев: K.I.C, 2014. — 424 с. —.[]
- Vlasoviti erano soldati russi disertori o ex prigionieri che avevano accettato di mettersi agli ordini del generale dell’Armata Rossa Andrej Andreevič Vlasov che, preso prigioniero, si era messo al servizio dei tedeschi. Fu processato da un tribunale militare sovietico e condannato a morte dopo la fine della guerra.[]
- O. Martovyč. The Ukrainian Insurgent Army (UPA). — Munchen, 1950. — p. 20.[]
- Andrej Burovskij, Azioni contro i partigiani sovietici e polacchi – Grande Guerra Patriottica 1939-1945. Андрей Буровский. Действия против советских и польских партизан — Великая Гражданская война 1939-1945.[]
- Del Blocco Antibolscevico dei Popoli facevano parte formazioni fasciste o parafasciste di 13 nazionalità diverse. Oltre agli ucraini e ai bielorussi (2) georgiani e azeri (6), uzbeki (5), tatari e armeni (4) erano presenti un osseto, un bashkiro, un cabardino, un kazako, un circasso e un ciuvascio (ОУН і УПА в 1943 році: Документи / НАН України. Інститут історії України. — К.: Інститут історії України, 2008. — 347 с. — С. 181. 2).[]
- Ivan Patrilyak e Anatoloy Borovik, ucraini, sostengono che i massacri di ucraini nella regione di Kholm cominciarono nel dicembre 1942 (ОУН і УПА в 1943 році: Документи / НАН України. Інститут історії України. — К.: Інститут історії України, 2008. — 347 с. — С. 181.). Lo storico polacco Gregorz Motyka documenta invece che il massacro cominciò solo nel marzo 1943 (Мотика Ґжеґож. Від волинської різанини до операції «Вісла». Польсько-український конфлікт 1943‒1947 рр. / Авториз. пер. з пол. А. Павлишина, післям. д.і.н. І. Ільюшина. ‒ К.: Дух і літера, 2013. ‒ с. 34).[]
- I primi sei mesi dell’occupazione tedesca furono tremendi. 6000 ebrei massacrasti a Leopoli, 25.000 a Kamianets-Podilsky, 33371 a Baby Yar, 50.000 a Odessa, per mano dei rumeni.[]
- Jeffrey Veidlinger, nel libro In the midst of Europe. Ed Picador, London, 2021, fornisce una descrizione dettagliata dei pogrom oltre 150, che ebbero luogo nei territori “liberati” della Galizia orientale e della Volinia occidentale e evidenzia le responsabilità delle autorità locali, cioè in quella fase sostanzialmente dell’OUN. Quei massacri furono l’esordio dell’Olocausto e avvennero ancora prima che i nazisti prendessero la decisione della “soluzione finale”.[]
- Alex Bakanov. L’OUN e l’Ucraina sovietica. “Non un katsap, non uno yid, non un lakh, Non un russo un giudeo, un polacco. La questione nazionale nell’ideologia dell’Organizzazione dei nazionalisti ucraini, 1929-1945.Алексей Баканов. ОУН и Советская Украина. «Ни кацапа, ни жида, ни ляха». Национальный вопрос в идеологии Организации украинских националистов, 1929—1945 гг.[]
- Attualmente il suo distretto di origine fa parte della Russia.[]
- Alex Bakanov, op cit, p. 327.[]
- L’NKVD – per il periodo tra il 1944 e il 1946 – riferisce di 143.314 uccisi, 58.333 catturati e 60.985 arresi.[]
- La graduale ritirata dell’UPA fu accompagnata da una serie di amnistie (nel 1944 la prima, seguita da altre cinque fino al 1949).[]
- V. Serhiychuk. Il marchio della bandiera della liberazione. Le attività degli agenti e delle forze speciali dell’NKVD-NKGB sotto le vesti dell’OUN-UPA – Kyiv, 2006. 184 p. Сергійчук В. Тавруючи визвольний прапор. Діяльність агентури та спецбоївок НКВС-НКДБ під виглядом ОУН-УПА. — Київ.: ПП Сергійчук М. І., 2006. — 184 с.; Geoffrey Bourds. Agenti sovietici: saggi sulla storia sovietica negli anni del dopoguerra (1944-1948). – Mosca-New York: Modern History, 2006; Archivio militare di Stato russo (RGVA). Российский государственный военный архив (РГВА), ф. 38675, on. 1, д. 12, л. 130.[]
- Risoluzione del Sejm della Repubblica di Polonia del 22 luglio 2016 sul tributo alle vittime del genocidio commesso dai nazionalisti ucraini contro i cittadini della Seconda Repubblica di Polonia negli anni 1943-1945.. Uchwała Sejmu Rzeczypospolitej Polskiej z dnia 22 lipca 2016 r. w sprawie oddania hołdu ofiarom ludobójstwa dokonanego przez nacjonalistów ukraińskich na obywatelach II Rzeczypospolitej Polskiej w latach 1943—1945; Victor Varfolomeyevič Poliščuk. Valutazione giuridica e politica dell’Oun e dell’UPA (traduzione di V.V. Varyukhin). Полищук Виктор Варфоломеевич. Правовая и политическая оценка оун и УПА (пер. В. В. Варюхин) // Политическая экспертиза: ПОЛИТЭКС. — 2006. — Т. 2, вып. 3. — С. 25–63. —.[]
Luciano Beolchi
15/3/2023 https://transform-italia.it/
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