‘Liberiamo GKN, rompiamo l’assedio, fermiamo i licenziamenti di fatto!’

Con questo appello il Collettivo di Fabbrica di operai e lavoratrici ex-GKN chiama ad una mobilitazione nazionale, in programma sabato prossimo 25 marzo a Firenze.
Dopo venti mesi dalla chiusura a tradimento della fabbrica, operata dal fondo finanziario Melrose, anche il rilancio, benedetto dal tavolo di crisi della Regione Toscana e dal governo nazionale, tramite l’operazione ‘QF’ del capitano di ventura Borgomeo, riporta gli orologi all’indietro, all’analoga liquidazione già vista in passato, con il nuovo blocco delle aspettative e la comunicazione ai dipendenti di un canale per il ricollocamento.
Una sorta di licenziamento indotto, per cui il Collettivo denuncia “il sequestro di diritti e salario per svuotare uno stabilimento ed effettuare dei licenziamenti di fatto. Il più grosso caso di mobbing di massa”.
Ammontano a sei i mesi di stipendio arretrato mai corrisposti da una realtà aziendale che ha finora procrastinato le trattative, senza mai presentare un reale piano di re-industrializzazione, creando un precedente insostenibile per oltre trecento famiglie di lavoratori, che campano del loro salario.
Lo stillicidio di annunci senza seguito ha bruciato duecentoventi posti di lavoro, senza di fatto dichiarare nemmeno un licenziamento, ma prendendo per sfinimento gli ex-addetti.
Perciò con un’accorata lettera di qualche giorno fa ad associazioni e movimenti, a tutte le organizzazioni sindacali, a lavoratrici e lavoratori, il Collettivo di Fabbrica condivide lo sdegno per la situazione anti-sindacale, che dopo i decreti ingiuntivi del mese scorso – fatti sulle buste paga di ottobre e novembre – adesso registra un precedente pericoloso di accantonamento del contratto nazionale, con conseguente rigetto di contributi, aspettative e permessi.
“Qualsiasi diritto basilare è stato sequestrato come strumento di trattativa, di pressione nei confronti dello Stato – scrive il Collettivo di Fabbrica nella lettera aperta  – È un gioco al massacro, probabilmente calcolato nei minimi dettagli, per indurre il numero maggiore possibile di lavoratori a licenziarsi e per punire e piegare la resistenza lunga 20 mesi dell’assemblea permanente, creatasi dopo la delocalizzazione della produzione.”

Dietro l’apparenza compunta e bonaria con cui l’ex-amministratore di QF Borgomeo  – già prima indicato come liquidatore da GKN Driveline  – di fronte alle telecamere Mediaset qualche giorno fa si è discolpato, sostenendo come non possa essere certo lui a rimetterci e che i problemi in buona sostanza non sono suoi… c’è una gestione predatoria, lo spirito classista più spietato,  di chi lascia centinaia di lavoratori in condizioni di deprivazione, di fronte a mutui e affitti da pagare, in un limbo fra inoccupazione ed assenza di protezione sociale, con il rischio di perdere anche quella accumulata, in caso di licenziamento volontario.

E l’indignazione maggiore di lavoratori e lavoratrici dell’ex-GKN sta proprio dal fatto che questa persecuzione avvenga sotto i riflettori e ai tavoli istituzionali in un contesto industriale avanzato e sindacalizzato.
Per questo la mobilitazione di sabato prossimo parla anche a chi si trova a fronteggiare simili atteggiamenti padronali in contesti molto meno tutelati, o ancor più esposti alla ricattabilità del precariato e intende portare in piazza le rivendicazioni di un’intera classe lavoratrice, abbandonata da molti referenti politici alle speculazioni sul ‘mercato del lavoro’.
Per questo l’appello chiama in causa le coscienze della frammentata classe lavoratrice, chiedendo se sia giusto indurre al licenziamento, ricattando con il sequestro di stipendi e diritti, rivendicazioni di un impiego dignitoso; e chiama in causa le organizzazioni sindacali, interrogandole sul limite sopportabile di tolleranza di atteggiamenti del genere, che azzerano qualunque tutela conquistata in passato.

Del resto la deriva cronica di compressione dei diritti sindacali è un marchio di fabbrica diffuso nel sistema neoliberista, che si vive in molti paesi occidentali, tanto che la stessa tattica di apparente accordo per il rilancio dell’azienda, il ritiro della prima liquidazione, la promessa di nuovi investitori, ore di cassa-integrazione accordate per prendere tempo e poi l’elusione di ogni impegno è una storia già vista in molti altri casi, come Bekaert, Electrolux, solo per restare in zona; il paradigma della ‘rana bollita’ nel quadro delle ricorrenti crisi capitalistiche.
Con la recente notizia di pochi giorni fa della concessione a QF della cassa retroattiva in deroga da gennaio ad ottobre 2022, di fatto poi si rasenta la complicità istituzionale a questa perversione, con il paradosso che lo Stato concede liquidità ad un’azienda in liquidazione, senza però decidere per un intervento pubblico che commissari l’azienda e senza il pagamento delle spettanze dei lavoratori, limitandosi perciò – come scrive il Collettivo – a “nazionalizzare il Cud 2022”.
“E qua inizia l’attacco frontale – spiega ancora la lettera aperta  – l’abbiamo chiamato l’assedio [che] […] si compone di due direttrici: fare terra bruciata attorno alla lotta con la calunnia e prendere per fame e sfinimento gli assediati. Così l’assemblea permanente – a guardia della reindustrializzazione e scoppiata a causa della delocalizzazione della produzione – viene indicata dalla proprietà come responsabile dell’assenza di lavoro. E mentre si prova a tenere impegnata l’opinione pubblica con questa calunnia, si procede alla vera illegalità: da novembre, come già spiegato, si smette di pagare gli stipendi e si azzera di fatto ogni norma contrattuale.”

Per questo la manifestazione di sabato prossimo non sarà soltanto l’ennesimo atto della vertenza e della solidarietà di un movimento a lavoratori e lavoratrici colpite dall’ennesima speculazione finanziaria sul lavoro. Le rivendicazioni del Collettivo di Fabbrica e il moto di riscatto della classe lavoratrice sintetizzato nello slogan partigiano “INSORGIAMO!” rappresentano un riferimento di convergenza di molte altre istanze, di lotte sociali, di mutuo soccorso, di autogestione operaia e resistenze ad arroganze predatorie, insomma un sussulto di dignità e orgoglio in un contesto di sfruttamento di ambiente e persone sempre più iniquo. E l’appuntamento per dimostrare ancora una volta tutta la contrapposizione a questa deriva è per sabato 25 marzo alle ore 14.00 a Firenze in zona Novoli per la partenza del corteo.

Info: https://insorgiamo.org/info-25-marzo/

Tommaso Chiti

22/3/2023 https://transform-italia.it/

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