L’iniquità della ripartizione dei fondi del SSN alle regioni. Vedi Napoli
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Il criterio di correzione per anzianità della popolazione, come emerge dal Referto Epidemiologico Comunale (REC) di Napoli
Il REC elaborato dalla Consulta Popolare della salute e della sanità della città di Napoli è ricco di informazioni, per chi volesse leggerlo in maniera riflessiva e critica.
L’indicatore sanitario utilizzato è stato la mortalità della popolazione che, oltre ad essere considerata “il più solido degli indicatori epidemiologici”, “si presta bene a confronti geografici e temporali”; al punto che la sua descrizione “rappresenta un elemento di grande importanza per la conoscenza dello stato di salute di una popolazione” – (1).
In particolare è stato utilizzato il Rapporto Standardizzato di Mortalità (SMR – Standardized Mortality Ratio), così esaminando, quartiere per quartiere, il rapporto tra le morti “osservate”, cioè quelle realmente avvenute, e quelle “attese”, cioè quelle che si sarebbero verificate se la mortalità avesse seguito un andamento costante e uniforme sull’intero territorio cittadino.
Il calcolo è stato effettuato sul numero dei residenti e dei deceduti a Napoli nel periodo 2009-2017, suddivisi per sesso, per fasce quinquennali di età e per quartiere.
Come tutti i documenti che descrivono lo stato di salute di una popolazione, il REC di Napoli contiene indicazioni molto interessanti anche in merito alla programmazione sanitaria, soprattutto in relazione ad alcune discutibili scelte dei decisori politici …, come quella di ripartire i fondi del SSN in relazione all’età, così assegnando quote maggiori alle regioni con popolazioni più anziane, rivelatasi il primo passo verso l’annunciato disastro dell’Autonomia Differenziale
recentemente pianificato con il ddl Calderoli.
Nel REC di Napoli è emerso che il SMR e l’età della popolazione sono in rapporto INVERSAMENTE
PROPORZIONALE.
In maniera, solo in parte sorprendente e inattesa, è quindi risultato un SMR più alto nei quartieri con popolazione più giovane, quelli situati nella zona Nord Orientale, e un SMR più basso nei quartieri con popolazione più anziana, quelli situati nella zona Sud Occidentale. Detto più semplicemente: la mortalità “osservata” è risultata più alta rispetto a quella “attesa” … nei quartieri con popolazione più giovane.
Come a dire che … se a Napoli si fosse applicato il principio di distribuzione di un ipotetico fondo sanitario cittadino secondo la logica sostenuta e applicata a livello nazionale, cioè in rapporto all’età della popolazione, i quartieri della zona Sud Occidentale, quelli dove il SMR è palesemente più basso, e lo stato di salute è migliore, avrebbero ricevuto più risorse rispetto ai quartieri della zona Nord Orientale, quelli dove il SMR è palesemente più alto, e lo stato di salute è peggiore.
Nel REC di Napoli è anche chiaramente indicato come invece si sarebbe dovuto procedere.
A tal proposito si è considerato l’indicatore di vulnerabilità sociale e materiale della popolazione che è derivante dalla combinazione di diversi indicatori socio-economici: il reddito, l’istruzione, la situazione familiare (occupazione del capo-famiglia, numero dei componenti del nucleo e presenza di anziani e giovani esclusi dal lavoro) e la condizione abitativa (indice di affollamento, superficie e servizi disponibili).
Confrontando la mortalità con tale indicatore, la situazione si ribalta: e risulta che il SMR e l’indicatore
di vulnerabilità sociale e materiale sono in rapporto DIRETTAMENTE PROPORZIONALE, e presentano entrambi i valori più alti nei quartieri della zona Nord Orientale e più bassi in quelli della zona Sud Occidentale. Detto più semplicemente: il SMR, e lo stato di salute, sono in linea con le caratteristiche socio economiche della popolazione.
Solo l’applicazione di un principio di distribuzione delle risorse proporzionale alla realtà socio economica avrebbe potuto garantire il principio di equità, così puntando decisamente al miglioramento delle condizioni di salute anche nella zona Nord Orientale.
L’anomalia riscontrata dal REC di Napoli è conseguenza della Legge dell’ASSISTENZA INVERSA: “La disponibilità di una buona assistenza medica tende a variare inversamente con il bisogno di essa nella popolazione servita. La legge dell’assistenza inversa agisce con maggiore intensità dove l’assistenza medica è esposta alle leggi del mercato e meno dove tale esposizione è ridotta” – (4)
Si tratta della strategia che mira a distribuire le risorse pubbliche, e non solo quelle sanitarie, in maniera inversamente proporzionale alle necessità sociali, economiche e assistenziali …, probabilmente per una maggiore aderenza a fini elettorali, così dando di più, meglio e prima alle classi che, oltre ad avere più strumenti, reddituali, culturali e di status, sono capaci di esercitare più influenza sulle istituzioni.
Laddove “la ragione stessa di esistenza dei servizi sanitari nazionali sta proprio nella loro asserita capacità di ridistribuire, attraverso interventi di diagnosi, cura e riabilitazione, quella salute che è nella popolazione iniquamente distribuita per effetto della diseguale distribuzione dei fattori socio-economici” – (5)
Note:
(1) – https://www.epicentro.iss.it/mortalita/ – visitato in data 19 marzo 2023;
(2) – P. Fierro, S. Loria, P. Duca, L. Loffredo: Sviluppare conoscenza attraverso la partecipazione: il Referto
Epidemiologico Comunale (REC) – Recenti progressi in medicina (vol. 113, n.12, dicembre 2022);
(3) – S. Loria, P. Fierro: L’esperimento della Consulta Popolare per la salute e la sanità della città di Napoli –
Workshop SNOP “La prevenzione del futuro tra conoscenza e partecipazione” – Bologna 11-12 aprile 2019;
(4) – J.T. Hart: The inverse care law – Lancet 1971; 1: 405-412;
(5) – C. Perucci: Prefazione a “Disuguaglianze di salute in Italia” – Supplemento di Epidemiologia e Prevenzione,
anno 28, (3), 2004.
Stanislao Loria, Paolo Fierro
Medicina Democratica Napoli
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