La rabbia di Cloe brucia ancora

Il 18 giugno a San Doné di Piave si terrà una manifestazione per ricordare l’insegnante Cloe Bianco che si è tolta la vita dopo aver subito pesanti discriminazioni sul posto di lavoro, perché la scuola non sia più un luogo di violenza e di paura per insegnanti e student*

Cloe Bianco si è suicidata nella notte tra il 10 e l’11 giugno 2022. Ė morta nel suo camper, che era diventato la sua casa, a cui ha dato fuoco in una valle del bellunese. La sua è stata una vita dedicata alla lotta per i diritti delle persone trans e contro le discriminazioni subite sul lavoro e nella vita quotidiana. Questa domenica verrà ricordata da una manifestazione indetta da Stati Genderali a San Donà di Piave «contro la transfobia sociale e di stato», perché – come si legge nell’appello – «la violenza che ancora colpisce in particolare modo le persone trans è brutale poiché sistemica: è violenza istituzionale in tutte le sue forme è violenza sociale che si sente legittimata oggi, più di ieri, nell’esprimere il proprio odio nelle strade, nelle case. Siamo sempre esistit* e da sempre resistiamo, ma non ci basta: vogliamo vivere bene, vogliamo pieno accesso a tutti i diritti che ci spettano». 

Un anno dopo su uno dei carri del Roma Pride la si ricorda in un performance della Drag queen Porcahontas: «La sua morte è un suicidio di stato con una duplice faccia, una chiaramente transfobica e l’altra riguarda la repressione. La repressione delle realtà e delle individualità dissidenti avviene in molte maniere e l’invisibilizzazione a opera delle istituzioni è una di queste».

Cloe, infatti, aveva subito delle pesanti discriminazioni sul lavoro quando nel 2015, dopo essere entrata di ruolo come insegnante di Fisica nell’istituto tecnico Scarpa-Mattei di San Donà di Piave, decide – dopo aver avvisato il Dirigente scolastico – di entrare in classe con gli abiti che la facevano sentire a proprio agio e conformi al genere di elezione. Il padre di un ragazzo venuto a conoscenza del coming out dell’insegnante, ha scritto una lettera all’assessora all’Istruzione della regione Veneto, Elena Donazzan, la quale l’ha ripostata sul suo canale facebook, aggiungendo solo «traete da soli le vostre conclusioni». Si alza il caso mediatico, Cloe viene sospesa per tre giorni, per essere poi allontanata dalle classi e demansionata in segreteria. Il ricorso, portato avanti da Cloe, che avrà difficoltà anche a trovare dei sindacati che la supportino, verrà perso perché secondo i giudici del lavoro i tempi e i modi della sua scelta non erano stati consoni alla funzione docente. 

Dopo la sua morte ci sono stati vari sit-in per ricordarla, a Venezia come a Roma di fronte al Ministero dell’Istruzione, mentre l’assessora Donazzan ha continuato a usare parole offensive per commentare l’accaduto. Nei mesi successivi la Procura di Belluno ha chiuso le indagini stabilendo che nessuno può essere incolpato per la sua morte. A un anno dall’evento non si è fatto nessun avanzamento sulle carriere Alias per il personale nelle pubbliche amministrazioni, mentre le carriere Alias approvate in alcune scuole per l* student* sono sotto attacco dei movimenti anti-scelta. Oggi per molti docenti parlare in classe dei diritti LGBTQIA+ significa incorrere in richiami della dirigenza e problemi con i genitori, molti dei progetti su questi temi vengono osteggiati nei consigli di istituto. Alla nascita dell’associazione Rete di insegnanti ed educatori Lgbtq, Fratelli d’Italia ha commentato che l’orientamento sessuale non dovrebbe entrare nelle classi perché è una questione privata. 

Secondo l’indagine Istat sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBTQIA+ «il 41,4% delle persone intervistate dichiara che essere omosessuale o bisessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa» per la retribuzione, gli avanzamenti di carriera e il riconoscimento del proprio lavoro.

E proprio come vorrebbe la destra di questo paese: «Il 61,2% riferisce, in relazione all’attuale/ultimo lavoro svolto, di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale» e «circa una persona su tre afferma di aver evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel tempo libero per non rivelare il proprio orientamento sessuale». Micro-aggressioni e insulti sottili sono all’ordine del giorno nella vita lavorativa delle persone LGBTQIA+, otto su dieci persone dichiarano di subirle e questo incide negativamente sul proprio benessere psico-fisico. Per questo è importante ricordare la storia di Cloe.

I movimenti queer e femministi hanno sempre portato nelle strade la memoria di chi non c’è più, dallla manifestazione del 25 novembre contro la violenza patriarcale al Transgender Day of Remembrance, questi momenti costruiscono azione politica partendo dal riconoscimento della propria condizione di vulnerabilità, creando spazio per la condivisione del proprio dolore e delle proprie emozioni, facendone forza collettiva. Per questo durante la passeggiata a San Donà di Piave, verrano letti alcuni brani tratti dagli scritti di Cloe, «perché vogliamo che la sua voce viva ancora: perché la sua rabbia brucia ancora, e perché la resistenza trans è in ogni scuola».

Vanessa Bilancetti

14/6/2023 https://www.dinamopress.it

Immagine: http://Foto dell’autrice durante il Sit-in al Ministero dell’istruzione nel giugno 2022

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