Nuovi Ogm, la bozza riservata della proposta di Bruxelles per il via libera: “Non servirà indicarlo in etichetta”
Se tutto andasse come vuole la Commissione Ue, nel futuro prossimo un consumatore europeo potrebbe trovarsi ad acquistare un prodotto modificato geneticamente senza venirlo a sapere dall’etichetta. A rivelarlo è una bozza di proposta riservata trapelata
Se tutto andasse come vuole la Commissione Ue, nel futuro prossimo un consumatore europeo potrebbe trovarsi ad acquistare un prodotto modificato geneticamente senza venirlo a sapere dall’etichetta (purché le variazioni siano un massimo di 20). A rivelarlo è una bozza di proposta riservata trapelata e riportata dalCentro internazionale Crocevia, Ong che da anni difende i diritti degli agricoltori.
La bozza trapelata
La Commissione Europea, nel dettaglio, vuole esentare i nuovi Ogm dall’etichettatura, sottoponendoli a un percorso autorizzativo più rapido e su due livelli. È quanto emerge dalla bozza di proposta avanzata dalla Direzione Generale Salute (Dg sante), attesa per il 5 luglio ma filtrata al pubblico grazie a un leak (una fuga di notizie). “La proposta, inviata alle altre direzioni dalla direttrice, l’italiana Sandra Gallina, sta passando attraverso la consultazione interservizi, quindi non è detto che il 5 luglio contenga le stesse disposizioni di oggi” spiega Crocevia in una nota, “Se resterà invariata o simile, pone le basi per un cambiamento di vasta portata per il sistema alimentare europeo. L’idea è infatti creare altre due categorie di OGM, che seguirebbero un iter di autorizzazione diverso da quello previsto oggi, che obbliga i produttori di OGM alla valutazione del rischio, la tracciabilità e ad etichettare alimenti e mangimi geneticamente modificati”.
Cosa cambierebbe con il nuovo regolamento
Il nuovo regolamento ipotizza un percorso parallelo e più agile per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia come Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA). La DG SANTE propone di considerare piante NGT di “categoria 1” quelle che “potrebbero anche essere presenti in natura o prodotte tramite riproduzione convenzionale”. Per queste sarà necessario soltanto notificare la messa in commercio alle autorità competenti (anche chiedendo di mantenere confidenziali le informazioni). Nessuna etichettatura, valutazione del rischio o tracciabilità sarà richiesta, eccetto per quelle resistenti agli erbicidi. Verrà inoltre costituito un registro pubblico delle NGT considerate di categoria 1. L’equivalenza tra nuovi Ogm e piante che si possono trovare in natura è fissata dalla proposta in un allegato specifico. Verranno considerate equivalenti tutte le piante Ngt ottenute con massimo 20 diverse modifiche genetiche, tra cui:
- sostituzione o inserimento di massimo 20 nucleotidi (le molecole fondamentali che costituiscono DNA e RNA);
- cancellazione di qualsiasi numero di nucleotidi;
- inversione di una sequenza composta da qualsiasi numero di nucleotidi;
- introduzione di sequenze di DNA prelevato da organismi della stessa specie.
Conta più la quantità che la sostanza dell’intervento
In sostanza, non si presta alcuna attenzione alla qualità delle modifiche, ma solo al numero, negando implicitamente un fatto acclarato, cioè la capacità delle NGT di modificare regioni genomiche che contengono meccanismi di protezione non scalfibili da altre tecniche di breeding.
I nuovi Ogm per cui varrà l’obbligo di etichettatura
Le piante NGT di “categoria 2” comprenderanno tutti gli organismi che non incontrano questi criteri. In generale, si tratta di organismi in cui sono state inserite sequenze di Dna più lunghe della soglia limite. Queste piante saranno considerate più simili agli Ogm transgenici, ma comunque godranno di una procedura autorizzativa più snella. Rimarrà l’obbligo di etichettatura, ma non è richiesto un piano di monitoraggio o un metodo per il rilevamento delle modifiche effettuate in laboratorio.
Secondo la DG Sante, questa proposta garantisce che le nuove piante OGM, “caratterizzate da un’ampia gamma di specie e tratti vegetali di vari sviluppatori, vengano immesse sul mercato”.
La trasparenza scomparsa e la coesistenza impossibile
Crocevia sottolinea come “Se questo regolamento sarà proposto e adottato tal quale, i consumatori non avranno più la possibilità di scegliere prodotti non Ogm, perdendo misure di trasparenza in vigore da oltre 20 anni”. Per i nuovi Ogm di categoria 2, gli unici a mantenere una etichettatura, invece si fa l’ipotesi di affiancarle una spiegazione promozionale. “L’etichetta esistente – scrive la Dg Sante – sarà integrata con la possibilità di informare sullo scopo della modificazione genetica, per consentire agli operatori e ai consumatori di fare scelte informate”.
“In pratica, un’operazione di greenwashing incoraggiata dalla legge” scrive Crocevia.
La “concessione” agli agricoltori bio sui semi
L’altro grande cambiamento interesserà il mondo dell’agricoltura biologica, che troverà molto arduo continuare a mantenere la certificazione, la distintività e le quote di mercato. Nel tentativo di tendere una mano al settore, la proposta della DG SANTE prevede l’etichettatura dei semi NGT come Ogm, anche se appartengono alla categoria 1. In questo modo, osservano i tecnici, sarà possibile per gli agricoltori bio evitarli, visto che il disciplinare lo vieta espressamente. Tuttavia, mancano misure per la coesistenza (che noi riteniamo comunque impossibile e inaccettabile) fra le diverse colture. Non sarà quindi impedita la contaminazione dovuta all’impollinazione incidentale, minando gli sforzi di protezione del biologico, così come di tutta l’agricoltura che rifiuta i nuovi OGM.
La posizione di Crocevia
“Se il 5 luglio la Commissione Europea avanzerà pubblicamente questa proposta, nuovi OGM non testati, tracciati o etichettati – ma protetti da brevetto industriale – potranno fare il loro ingresso nel mercato europeo. Come Centro Internazionale Crocevia, giudichiamo questo documento una dichiarazione di guerra all’agricoltura contadina e ai diritti degli agricoltori alle sementi. Le istituzioni comunitarie e nazionali stanno offrendo a un pugno di imprese multinazionali l’accesso ai campi degli agricoltori europei, a costo di mettere fine all’agricoltura biologica”, “Le forze che in Italia supportano questa deregolamentazione, come il CREA e le principali organizzazioni professionali, otterranno solo briciole da questa frantumazione del principio di precauzione che danneggia tutti. Per un piatto di lenticchie, i soggetti più influenti del mondo agricolo e un pugno di ricercatori pubblici stanno vendendo a interessi ben più consolidati l’ultimo baluardo di un’agricoltura in crisi: il fregio di essere libera da Ogm”.
Inoltre, su tutto aleggia la ventilata promessa di sviluppare un brevetto pubblico per le NGT. “Come già accaduto con il grano Senatore Cappelli, è del tutto possibile che un eventuale brevetto pubblico sulle NGT venga dato in licenza esclusiva a soggetti privilegiati, che pensano di barattare il controllo di qualche filiera con la biocontaminazione di tutte le altre” scrive Crocevia.
“Alzare il livello di mobilitazione”
“È tempo per gli agricoltori, i consumatori e le organizzazioni della società civile di alzare il livello della mobilitazione. È altrettanto urgente portare allo scoperto tutti i conflitti di interessi e le connessioni pericolose fra ricerca pubblica, organizzazioni agricole e industria sementiera e agrochimica. Sono questi i soggetti che in Italia tirano la volata alla deregolamentazione delle NGT per la coltivazione e il consumo alimentare. Sono questi soggetti che hanno tradito l’interesse collettivo. Sono questi soggetti che vogliono negare agli agricoltori il diritto alle sementi e ai consumatori la libertà di scegliere cibo non Ogm” conclude Crocevia.
Lorenzo Misuraca
20/6/2023 https://ilsalvagente.it/
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