Il “controllo finanziario” del Pianeta in poche mani

I primi 10 fondi del Pianeta decidono le sorti di 44mila miliardi di dollari e due soli di questi, BlackRock e Vanguard, ne gestiscono quasi la metà. Una concentrazione di potere, e di determinazione della vita di tutti noi, mai conosciuta nella storia. Che ha risvolti crudi. L’analisi di Alessandro Volpi

Il 2022 ha segnato un anno record per i patrimoni gestiti dai grandi fondi finanziari. I primi 10 fondi del Pianeta decidono le sorti di 44mila miliardi di dollari e due soli di questi, BlackRock e Vanguard, ne gestiscono quasi la metà. In pratica due soli fondi gestiscono un valore pari ad un quinto dell’intero Prodotto interno lordo (Pil) mondiale. Ma non finisce qui: gli stessi 10 fondi detengono ormai circa il 50% -secondo alcuni studi il 60%- delle prime 500 società mondiali.

Una concentrazione di potere, e di determinazione della vita di tutti noi, mai conosciuta nella storia. Per fare un confronto, i due più grandi fondi sovrani del mondo, “di proprietà” degli Stati, cioè il Fondo petrolifero norvegese e il Fondo cinese, superano di poco i 2mila miliardi di dollari. Alla luce di ciò è difficile capire dove sia il “libero mercato” e che cosa pensi la politica di tutto ciò. O meglio, si capisce bene che lo smantellamento degli “Stati sociali” rende la finanziarizzazione ancora più forte. Vanguard e BlackRock gestiranno infatti i risparmi anche di chi non avrà più lo Stato -sempre che riesca a risparmiare- e potrà offrire loro una platea di titoli praticamente infinita, nell’illusione perenne del “portafoglio senza perdite”. 

Andiamo avanti. Apple ha superato i 3mila miliardi di dollari di capitalizzazione. In pratica in un anno il titolo ha guadagnato il 53%. Ma di chi sono questi titoli? E dunque chi ha guadagnato così tanto? La risposta è semplice. I due già ricordati fondi finanziari del Pianeta, Vanguard e BlackRock, possiedono azioni Apple rispettivamente per 255 e 200 miliardi di dollari. L’impennata del titolo li ha fatti lievitare. Ma perché Apple è cresciuta così tanto? Perché i cosiddetti mercati si aspettano grandi benefici per la società di Cupertino dall’applicazione dell’intelligenza artificiale. Ma di chi è Nvidia, la società high tech che è cresciuta di più nel 2023 superando i mille miliardi di dollari di capitalizzazione? Ma che domanda. Vanguard e BlackRock hanno 87 e 77 miliardi di dollari del capitale di Nvidia.  

La tecnologia crea aspettative, ben veicolate, che diventano, prima di tutto, ricchezza finanziaria gestita in maniera fortemente concentrata e destinata ad alimentare un gigantesco supermarket dove condurre anche i piccoli risparmiatori: il tutto con una forza quasi magica. È il caso dei bitcoin, che erano in affanno e al centro di indagini a opera delle autorità di vigilanza della Securities and exchange commission (Sec). È bastato che BlackRock del potentissimo Larry Fink facesse richiesta di dar vita a un Exchange-traded fund, a un titolo che avesse come indice l’andamento dei bitcoin, per farne risalire i prezzi, a dimostrazione ancora una volta di chi comanda realmente.  

Ma la questione del “controllo finanziario” del Pianeta ha anche altri risvolti ancora più crudi. A Londra si è svolta la Conferenza per la ricostruzione in Ucraina. Una prima considerazione, molto epidermica, è suggerita proprio dalla sede della Conferenza. Perché i membri dell’Unione europea hanno accettato che si svolgesse a Londra e non in una capitale dell’Ue? Ma non è questo il dato critico. Alla Conferenza è intervenuta la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che ha sostenuto, tra le altre, due cose: la prima che servono altri 50 miliardi di euro per sostenere l’Ucraina portando il contributo totale da parte dell’Unione a 100 miliardi, la seconda che la ricostruzione potrebbe richiedere 400-500 miliardi di euro.  

C’è però una terza considerazione ancora più rilevante: queste cifre saranno solo per un terzo “donazioni”, mentre per i restanti due terzi saranno prestiti, pubblici e privati. Risulta evidente allora che si stia puntando sulla vittoria dell’Ucraina e su un’importante ripresa post-bellica in cui il Paese sarà in grado di restituire prestiti così ingenti. 

Ma come farà a restituire tali prestiti? Forse aprendosi senza alcun limite ai capitali internazionali, magari dei grandi fondi che, guarda caso, sono presenti e sono molto sensibili all’Ukraine business compact, cioè il “cartello” di finanziatori che, data la mole dei prestiti, di fatto governerà il Paese quantomeno in termini economici. È più chiaro allora perché sia stata scelta Londra come sede: una grande capitale finanziaria dove i fondi americani in primis si “faranno carico” dei prestiti per la ricostruzione e, soprattutto, della gestione dell’Ucraina. Aspettiamoci a breve gli “Ukraine bond” emessi dalle principali banche e dai principali fondi e veicolati verso il “nuovo mondo” dei risparmiatori.

Alessandro Volpi è docente di Storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si occupa di temi relativi ai processi di trasformazione culturale ed economica nell’Ottocento e nel Novecento.

6/7/2023 https://altreconomia.it/

Immagine: © Greg Rosenke – Unsplash

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