La profilazione razziale in Italia continua
Ad agosto il Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale analizzerà il report dell’Italia sull’implementazione della Convenzione. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione chiede di introdurre norme chiare contro questa pratica e contro le azioni discriminatorie delle polizie. Che i dati confermano essere diffuse
“Mentre aspettavo l’autobus davanti alla stazione mi hanno chiesto i documenti: hanno controllato me perché ho la pelle nera”. “Sono stato fermato mentre andavo a fare la spesa, mi hanno fatto la multa perché non indossavo la mascherina, eppure all’aperto non era obbligatoria”. “Mi hanno domandato quando scade il mio permesso di soggiorno, ho risposto e mi hanno minacciato: ‘Guarda se dici cazzate qui finiamo male eh’”.
Sono solo alcune delle testimonianze di persone migranti raccolte dal progetto Yaya, nato per contrastare la profilazione per motivi etnico-razziali da parte delle forze dell’ordine. In Italia, questo tipo di discriminazioni contro le persone Bipoc (“black, indigenous and people of color”) sono ancora all’ordine del giorno, eppure manca una normativa adeguata a rispondere al problema. Ecco perché l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha inviato una segnalazione al Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (Cerd), chiedendo di introdurre una legislazione nazionale che proibisca esplicitamente la profilazione razziale e preveda misure contro le azioni discriminatorie della polizia.
Negli ultimi anni il tema ha assunto notevole rilevanza nel dibattito pubblico internazionale, soprattutto grazie a movimenti quali Black Lives Matter negli Stati Uniti, o la mobilitazione per l’omicidio del diciassettenne Nahel M. in Francia. A ciò non è corrisposta un’equivalente presa di coscienza anche da parte della società italiana, nonostante il problema abbia dimensioni notevoli: secondo lo studio “Essere neri in Europa”, condotto dalla European Union Agency for Fundamental Rights nel 2018, in Italia tra coloro che sono stati fermati nei dodici mesi precedenti il sondaggio, il 70% ritiene che l’ultimo fermo sia stato motivato da motivi razziali, contro una media europea del 44%.
L’Italia ha ratificato ed è vincolata dalla Convenzione internazionale per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Secondo la Raccomandazione generale 36 del 2020 del Cerd, che ne monitora l’implementazione, dalla Convenzione deriva l’obbligo per gli Stati contraenti “di rivedere le loro politiche, leggi e regolamenti al fine di garantire che la profilazione razziale non si verifichi e non sia facilitata” e di “adottare attivamente misure per eliminare la discriminazione attraverso leggi, politiche e istituzioni”. Relativamente al nostro Paese, il Cerd nel 2017, analizzando la situazione del sistema penitenziario, aveva raccomandato di “garantire che la pratica della profilazione razziale sia vietata e pienamente rispettata da tutte le forze dell’ordine”.
Il 7 e l’8 agosto 2023, il Cerd analizzerà il 21esimo report dell’Italia sull’implementazione della Convenzione: Asgi ha quindi inviato la segnalazione rilevando l’assenza di un quadro giuridico che vieti e contrasti la profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, la mancanza di una raccolta dati e di vere e proprie indagini sulle pratiche discriminatorie nei controlli di polizia, l’uso discriminatorio delle banche dati esistenti e le limitate possibilità di intraprendere un’azione legale contro la profilazione razziale. “Come Asgi ha già avuto modo di osservare, i singoli episodi non costituiscono incidenti isolati -ribadisce l’associazione- ma delineano un quadro di razzismo sistemico che viola il principio di non-discriminazione sancito dall’articolo 3 della Costituzione e diversi obblighi internazionali”.
Oltre alle testimonianze di vittime di profilazione raccolte dal progetto Yaya, realizzato dal Coordinamento per Yaya e da Occhioaimedia-Cittadini del Mondo di Ferrara, la segnalazione presenta anche i risultati di un’indagine svolta da Asgi in collaborazione con l’International University College of Turin e varie associazioni operanti sul territorio di Ventimiglia: secondo quanto emerso dal monitoraggio sui controlli svolti dalle forze di polizia nella stazione di Ventimiglia tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022, questi sarebbero stati sistematicamente caratterizzati da profilazione razziale.
Asgi ha così rivolto al Cerd alcune richieste, tra cui quella di raccomandare all’Italia di introdurre una legislazione di contrasto alla profilazione razziale, di sviluppare linee guida e protocolli operativi in collaborazione con le comunità straniere e di istituire un organismo indipendente per indagare su potenziali violazioni da parte degli agenti. Tra le proposte c’è anche quella di introdurre moduli di arresto e perquisizione che contengano le motivazioni, gli oggetti che le forze dell’ordine stanno cercando, l’esito, il nome e la stazione degli agenti e tutte informazioni che la persona può rifiutare di fornire.
Si chiede inoltre che i controlli siano registrati, che sia sviluppata una raccolta di dati disaggregati e che sia garantita la consegna delle registrazioni, per proteggere il diritto a non essere discriminati. Infine, qualsiasi uso dell’intelligenza artificiale da parte delle forze dell’ordine -ad esempio nelle banche dati- dev’essere regolamentato dalla legge, conforme alla normativa sui diritti umani e progettato per la trasparenza.
Alice Facchini
31/7/2023 https://altreconomia.it/
Immagine: © Mark König – Unsplash
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