Israele rilasci il cittadino italo palestinese Khaled El Qaisi. Il governo intervenga

In quella che ancora viene spacciata come la “sola democrazia mediorientale”è detenuto dal 31 agosto scorso un cittadino italo palestinese, stimato ricercatore universitario in Italia, colpevole di sostenere i diritti del suo popolo. Si tratta di una inaccettabile detenzione preventiva in attesa della stessa definizione di un’ipotesi di reato. Drammatica normalità per uomini, donne e minori palestinesi. Un’aberrazione del diritto divenuta consuetudine per chi vive nei territori occupati di Gaza e Cisgiordania. Rifondazione Comunista chiede che il governo italiano si attivi per l’immediata liberazione di Khaled El Qaisi. Non vorremmo che su questo caso non ci sia il dovuto impegno per non disturbare il governo di estrema destra di Netanyahu. L’Italia ritiri l’ambasciatore se il governo israeliano non rilascerà il nostro connazionale. Così come ci siamo mobilitati per la liberazione dello studente Patrick Zaki con la stessa determinazione bisogna farlo perché Khaled possa tornare presto al proprio lavoro e dai propri cari.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare

Segue la lettera che i familiari hanno inviato per favorire la liberazione del proprio congiunto.

Lettera aperta per l’immediata liberazione del cittadino italo palestinese Khaled El Qaisi, prigioniero delle autorità israeliane.

Il 31 agosto Khaled El Qaisi, rispettivamente marito e figlio delle scriventi, è stato trattenuto dalle autorità israeliane ed è tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un’accusa.  Lo scorso giovedì Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di “Allenby” dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina.  Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il proprio percorso.  Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le sono state sottoposte domande per poi essere allontanata col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero.  Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata Italiana solo grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.  Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all’Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.  La famiglia, gli amici ma anche chi ha semplicemente avuto occasione di conoscerlo, sono in fremente attesa di avere aggiornamenti.  Al momento ancora non ha potuto incontrare il suo avvocato e sono ancora poche le notizie che si hanno riguardo alla sua incolumità.  Dal consolato e dal legale abbiamo saputo solo che affronterà un’udienza giovedì 7 settembre.  Immaginiamo intanto Khaled in completo isolamento, senza contatti col mondo esterno, senza percezione reale dello scorrere del tempo, sotto la pressione di continui interrogatori, in pensiero angosciato per la sorte del proprio figlio e di sua moglie lasciati allo sbaraglio con l’unica immagine negli occhi relativa alla sua deportazione in manette.  La situazione è dunque gravissima.  Attendiamo con grande ansia la risoluzione di questa ingiusta prigionia.  Chiediamo a chiunque ne abbia il potere, che si accerti delle condizioni di salute di Khaled e che soprattutto eserciti tutte le pressioni necessarie per la sua celere liberazione.  Le scriventi

Francesca Antinucci, moglie, Lucia Marchetti, madre

7/9/2023

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