LAVORO SCHIAVILE, NON PAGATO E GRATUITO
Una delle conseguenze paradossali della “buona scuola” dell’attuale governo Renzi è l’obbligatorietà di quella che viene definita“alternanza scuola lavoro”. Si tratta di una pratica chealcuni indirizzi scolastici, quali quello professionale, giàhanno in essere ma che ora viene estesa a tuttal’impalcatura scolastica. Paradossale richiesta che siinserisce in una critica situazione occupazionalegiovanile con motivazioni di fondo che non hanno unindirizzo preciso e con modalità attuative quantomenoevanescenti. Se prendiamo ad esempio i Licei, non cipossiamo certo immaginare quali possano essere iluoghi deputati dove inserire i giovani studenti per stagelavorativi, naturalmente senza esborso di compenso perle aziende. Gli studenti dei Licei, ma anche di altri ordini di studio, non sono formati per un indirizzo unico e preciso. Del resto se appare naturale che chi frequentiuna scuola professionale alberghiera abbia la possibilitàdi farsi assegnare per un periodo di tirocinio, sempregratuito, in alberghi e ristoranti, per studenti che sonopreparati in senso generico a professioni più disparate,quale potrebbe essere il luogo di lavoro possibile?
Nel corso dell’ultimo triennio di studi delle superiori gli studenti dovranno sostenere 200 ore di alternanza, circa 60/70 per anno. E subito nasce un ostacolo quantitativo.
Gli studenti del triennio finale delle superiori in Italiasono circa mezzo milione. Dove trovare luoghi ditirocinio per tutti loro e soprattutto perché? Ripeto, seper Professionali e Tecnici i luoghi di formazione diretta appaiono scontati, per tutti gli altri non si capisce bene ache pro uno stage. Per fare fotocopie e portare il caffè inufficio? Per pulire per terra? Per fare numero? Mah? Edancora, si dice nel decreto di attuazione, DDL 77/2015,che occorre valutare didatticamente il periodo, nelcurriculum scolastico. In che modo? se lo studente in
questione, dopo una quindicina di giorni in azienda – ma quale? – ha passato il tempo fotocopiando documenti?
Il lavoro di organizzazione a compimento di tanta evanescenza deve esser fatto da insegnanti che devono lavorare di più e gratuitamente – telefonate, riunioni nei luoghi di lavoro, definizione di obiettivi e controllo del raggiungimento degli stessi – per non si sa bene cosa.
Infatti si tratta di lavoro schiavile, non pagato e gratuito,senza possibilità di continuità nel tempo. Finito lo stage,terminato ogni rapporto con quell’azienda. Sempreammettendo che le aziende private e/o pubblichedisposte a trattare con gli studenti siano nelle condizionidi soddisfare tali richieste. Infatti, vedere aggirarsi per i luoghi di lavoro giovani incapaci di ogni attività produttiva per un periodo di circa quindici giorni può essere più un aggravio che un sollievo per le attività produttive in genere.
Una modalità che scimmiotta altri mondi ed altripossibilità. In un Paese attanagliato dalla disoccupazione giovanile tali stage non aprono davvero nulla di serio nel mondo scolastico né tantomeno in quello lavorativo. Senza contare lo scompaginamento dell’usuale lavoro in classe, con studenti che vanno e vengono oppure che, in blocco, non stanno in scuola per circa quindici giorni. E nel frattempo che fare?
Il mondo della scuola appare ancora una volta investito da richieste assurde ed immotivate. Un cascame della cosiddetta “buona scuola”. Che va ad aggiungersi alle troppe problematiche, carichi di lavoro, che aggravano la vita scolastica di oggi. Un continuo aggiungere richieste che vanno a peggiorare la risultanza culturale che la scuola dovrebbe garantire. Tanto per affossare ciò che resta del senso profondo del “fare lezione”.
Tiziano Tssu
10/10/2015 www.gramscioggi.org
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