Fosse comuni sui luoghi di lavoro
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Allora a che punto siamo nella comprensione dello stato di cose presenti che regolano, si fa per dire, il sistema politico e decide come dobbiamo vivere, e se dobbiamo vivere considerando, ad esempio, la media di oltre tre morti al giorno sul lavoro? Nel mese di settembre è stato superato di molto questo già tragico numero di omicidi.
Anche su questo, come altri probemi sociali, e politici, che ci affliggono la comprensione dovrebbe partire da una base di partenza sui passaggi che ci hanno visto spettatori, perlomeno agli ultimi trent’anni delle scelte di consenso, con il voto in primo luogo, che è stato concesso a schieramenti politici proponenti soluzioni di governo lontane dai nostri bisogni, dalla salvaguardia della stessa vita.
Per mantenerci in questo stato comatoso uno dei principali strumenti che usano, oltre la repressione diretta se trovano pochi che protestano (vedi le repressione militare delle proteste operaie) è la strategia della distrazione che ci conduce scientificamente lontani dalle questioni che ci riguardano.
Ci inonda d’informazioni futili e insignificanti mediante i loro mezzi di comunicazione e quelli idioti d’intrattenimento.
A coadiuvare, di fatto, queste azioni ci si è messo anche il Senato che nelle scorse settimane con un documento unanime ha preso per i fondelli le migliaia di morti sul lavoro all’anno, le centinaia di migliaia di infortunati fisici (molti dei quali resteranno invalidi) e di vittime di malattie professionali e morti sul lavoro.
E’ inumano e inaccettabile che un’alta istituzione parlamentare produca tanta ipocrisia e sorvola sulle cause che puntano il dito sugli arroganti e impuniti responsabili di tanti omicidi sul lavoro.
Quegli impuniti che la fanno sempre franca, coperti dai loro referenti politici presenti al governo e nei due rami del Parlamento. A conferma, e aldilà delle parole compassionevoli, il governo taglia le già poche ore di formazione antinfortunistica e gli imprenditori ringraziano entusiasti al grido “Il governo Meloni/Salvini è vivo e lotta insieme a noi”
A conferma del nero retroterra ideologico degli omicidi sul lavoro che sta in quel “non disturbare chi vuole fare”, pronunciato dalla Presidente del Consiglio fin al suo insediamento.
Per chi, dei politici, dei giornalisti e dei sindacalisti, non sta al soldo degli imprenditori risulta elementare che gli “ incidenti ” sul lavoro, sono morti “programmate” da una organizzazione del lavoro decisa unilateralmente dalle imprese che non rispettano la Legge sulla Sicurezza sul Lavoro (la stragrande maggioranza) e che non vogliono spendere i costi reali della prevenzione-formazione -informazione-addestramento, mettendo in essere solo quelli formali e burocratici, fidando dell’assenza di controlli da parte degli Ispettori del lavoro, ormai drasticamente ridotti a infimi numeri e debilitati da funzioni amministrative.
Gli “gli incidenti” avvengono in stragrande maggioranza a causa dei carichi di lavoro aumentati, della mancanza di organici, a
causa degli straordinari, soprattutto tra i lavoratori precari, tra i dipendenti delle ditte in appalto e subappalto e false cooperative.
Fidando anche, e maggiormente, sull’ormai quasi assente (numericamente e con ruolo da spettatore del menefreghismo dei dirigenti delle imprese e delle stesse aziende pubbliche) del Rappresentante dei lavoratori (RLS), spesso subordinato alle figure legate pagate dal datore di lavoro: Responsabile alla sicurezza (SPP) e Medico competente.
Manca il coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori nella valutazione dei rischi esistenti in ogni reparto o gruppo di lavoro omogeneo, affinché siano essi a dare al loro rappresentante le indicazioni sui rischi reali esistenti.
Mentre da anni sono ridotti a constatare ogni anno la valutazione dei rischi al fine – non di monitorare quanto successo in termini di infortunistica e di predisporre la prevenzione da possibili futuri infortuni – ma fatta solo per non fare prendere multe all’azienda in caso di rara ispezione da parte degli Ispettorati del lavoro.
Quindi quello che fa più paura è il coinvolgimento di tutti i lavoratori nella valutazione dei rischi esistenti, affinché siano essi a dare al loro rappresentante le indicazioni soggettive, risultate da esperienze oggettive, sui rischi reali esistenti a causa della scarsa e precaria qualità dei processi produttivi ed organizzativi.
Questo è quanto. Altre parole parole servono solo a sviare l’attenzione sulle responsabilità, altre analisi sono giuochi di ruolo di esperti, veri e onesti, oppure di presunti tali utili solo a coprire la materialità dei fatti delittuosi.
Delitti che continueranno ogni giorno senza soluzione di continuità. Ai sindacati l’onere di provvedere, con obbligato senso di responsabilità, a fermare questa mattanza.
Franco Cilenti Già RLS
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