Operazione “Spade di ferro”, disinformazione e doppio standard occidentale nelle narrazioni mainstream
InfoPal. Di Lorenzo Poli. La hasbara limita la libertà d’informazione.
La cosa vergognosa che da anni si ripete sulla vicenda israelo-palestinese è la propaganda a senso unico che sistematicamente mette i palestinesi all’indice. Non si tratta di mettere in discussione o condannare la risposta militare di Hamas nel condurre la battaglia contro l’apartheid, ma quanti sono la causa di questo vergognoso apartheid, a cominciare dal reazionario Netanyahu e dagli estremisti religiosi israeliani che hanno sempre messo benzina sul fuoco contro la popolazione sia musulmana sia cristiana. E poi ci sono gli squallidi servitori dell’imperialismo statunitense che piuttosto di lavorare per la pace si offrono per fare di Israele il gendarme in tutti i conflitti mediorientali per il controllo delle fonti energetiche fossili.
La propaganda bellica pro-Israele è parte integrante della famosa hasbara, ovvero lo sforzo nelle pubbliche relazioni di Israele volto a dare un’immagine positiva di sé al mondo, che negli anni è diventato un vero e proprio strumento di politica estera dello Stato d’Israele volta a persuadere l’opinione pubblica del mondo. Oggi la hasbara è diventato a tutti gli effetti uno strumento mediatico che Israele utilizza per legittimarsi come “unica grande democrazia del Medioriente”.
Il fatto che il mainstream italiano sia fortemente sbilanciato dalla parte d’Israele lo dobbiamo anche a lei e non ci dobbiamo stupire più di tanto. La classifica World Press Freedom Index sulla libertà di stampa colloca, per il 2023, l’Italia al 41° posto su 180 Paesi presi in esame. Questo significa che un italiano che utilizza i media mainstream per “informarsi” riceverà messaggi quantomeno manipolati, faziosi quando non palesemente falsi, o ignorerà accadimenti rilevanti o sarà intrattenuto con notizie e programmi che si possono definire di “distrazione di massa”. Purtroppo sia l’informazione pubblica sia quella privata, arenate entrambe verso la tv commerciale, sono saldamente in mano a una ristrettissima élite di editori padronali responsabili di quanto sopra e collocano l’Italia sotto gli standard minimi, molto in basso per essere considerato tra i Paesi “liberi”. Non è un caso che anche Patrick Zaki – dopo essere stato vittima della dittatura di Al-Sisi – sia finito nel mirino della censura italiana dopo aver dichiarato le sue posizioni filo-palestinesi.
Recentemente è stata annullata anche la sua presenza al Festival della Pace a Brescia con la motivazione – diffusa dalla sindaca Castelletti – di essere “divisivo”.
Il dramma del doppio standard e l’ipocrisia occidentale.
In questi giorni in cui si continua a parlare di Israele come la “vittima che deve difendersi” – come ha ribadito anche Mentana nel programma “5minuti” di Bruno Vespa, nella sera del 12 ottobre – si deve ricordare che Israele è il Paese che in assoluto ha avuto il maggior numero di risoluzioni e condanne dalle Nazioni Unite. Lo stato di apartheid, che da decenni costringe a vivere il popolo nativo palestinese sotto occupazione, è la principale conseguenza del clima di tensione, terrore e conflitti in quella particolare area geografica. Senza la fine dell’illegittima occupazione israeliana nei Territori palestinesi non ci sarà pace fra il popolo palestinese e quello israeliano. Questo è quanto manca nei commenti a senso unico dei media nazionali, a cominciare dalla TV pubblica che ci racconta della guerra in Ucraina e in Palestina come se i principi non fossero gli stessi: la liberazione dei territori occupati e la guerra a distanza dei blocchi imperialisti per il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico. La mancanza di libertà e autodeterminazione dei popoli e delle libertà democratiche rappresentano uno strumento perverso dell’imperialismo e delle sue atroci guerre sparse nel mondo.
“Il diritto internazionale prevede che un popolo oppresso, schiacciato, invaso si ribelli e reagisca, tentando di porre fine alle ingiustizie di cui è vittima. Tale diritto è stato prontamente concesso all’Ucraina, ma viene negato agli autoctoni della Palestina, colonizzati da Israele da oltre sette decenni, vittime di pulizia etnica, genocidio, apartheid e razzismo e crimini di guerra. E, come se non bastasse, quando essi si ribellano, vengono accusati di “terrorismo”, in un vigliacco e inaccettabile doppio standard da parte della comunità internazionale, dei politici occidentali, italiani compresi, e di tutti i media mainstream. La resistenza del popolo palestinese è legittima e si inquadra, appunto, nel diritto internazionale: è un diritto sacrosanto e da rispettare, in considerazione del fatto che l’Occidente non muove un dito per proteggere e tutelare i nativi palestinesi dalla brutale violenza di coloni e forze israeliane.” – scrive API – “Negando la realtà sul campo, politici e media occidentali parlano di “attacco di Hamas”, di “attacchi terroristici palestinesi” a Israele, senza contestualizzare la situazione, come, invece, dovrebbero, per dovere di informazione e ruolo politico e diplomatico. Ci chiediamo: come si fa a schierarsi da una parte sola, violando il dovere di neutralità che i politici dovrebbero avere? Come si fa a vendere un’informazione parziale, decontestualizzata dalla realtà storica e geopolitica, diventando partigiani di una fazione – quella israeliana -, in barba alla correttezza, alla deontologia professionale, al rispetto dei fatti, ecc.?”
Si potrebbe dire “stiamo con i palestinesi, senza se e senza ma” e non sbaglieremmo, volendo guardare la logica aggredito-aggressore. Si potrebbe anche dire “stiamo con la pace, per una soluzione diplomatica” perché ogni conflitto si può risolvere, invece nella parte di mondo in cui viviamo, ogni conflitto si può risolvere solo se c’è interesse. Quello che sentiamo è “stiamo con Israele, per il suo diritto a difendersi” e ci sembra chiaro che non c’è una coerenza, nella valutazione delle situazioni di conflitto. Nel frattempo USA, Regno Unito, Germania, Francia e Italia hanno dichiarato congiuntamente: “Sosterremo Israele nei suoi sforzi per difendersi”. Dalla UE agli Stati Uniti, fino al governo italiano, gli stessi che giustificano una guerra – senza uomini – per difendere l’Ucraina (“aggredito-aggressore”), invece che favorire un tavolo diplomatico vero, gettano la maschera per l’ennesima volta. Sostenendo il diritto di Israele di difendersi, ma anche di attaccare, come da decenni i fatti dimostrano. Un’ipocrisia che non si può più sopportare.
Oggi, infatti, gli israeliani stanno realmente colpendo i reparti pediatrici degli ospedali a Gaza, mentre i media chiamano “terroristi” coloro che colpiscono soldati e coloni. Chi si sta veramente difendendo in Palestina? Israeliani o palestinesi? Il mainstream non ha il coraggio di dire che a Gaza vi è uno scontro asimmetrico tra israeliani e palestinese per questioni di rapporti di forza e di capacità militare e non hanno il coraggio di dire che questo avviene da 75 anni. La cosa assurda è che, oggi, l’Occidente (Europa, USA, Israele e Canada) dichiari guerra alla Striscia di Gaza che, con più di 2 milioni di abitanti, è una delle aree più densamente popolate al mondo, sviluppandosi per soli 39 km di costa e in media 9 km in larghezza.
Nel conflitto israelo-palestinese, come in tutti gli altri, non può esserci pace senza giustizia.
L’opinione dei nostri politici.
In questi giorni, oltre alle scandalose prese di posizioni della destra italiana, alle urla di Giuliano Ferrara che incitava alla guerra e all’odio islamofobico e agli aberranti titoli di Libero, i politici neoliberali di centro hanno sposato la stessa identica versione al pari dei nostri conservatori che incitano alle azioni di Netanyahu.
Leggendo questi commenti, che si autodefiniscono “neutrali”, in realtà si scopre che sono assolutamente faziosi: Israele è la vittima e la Palestina l’aggressore. Questa faziosità che si cela dietro il cerchiobottismo, è quella parzialità che hanno tutti i leader occidentali sulla questione e che non aiuta gli israeliani a prendere coscienza della situazione. Vi è in atto una grandiosa propaganda bellica che anche i nostri politici sposano, volta all’appoggio unilaterale verso colonizzatori israeliani e contro le vittime storiche, i Palestinesi. L’ennesima ingiustizia verso il popolo palestinese. Proprio in questo scenario geopolitico multipolare e in fase di veloce decolonizzazione del Sud Globale serve un maggiore impegno della comunità europea verso una pace giusta e onorevole in Palestina; servono pressioni su Israele affinché rispetti le numerose, e sempre disattese, Risoluzioni ONU, la legalità internazionale e i vari impegni presi nel corso dei decenni; servono azioni che impongano alla potenza occupante di porre fine alla colonizzazione esponenziale della Cisgiordania e di Gerusalemme.
Come ha dichiarato Ezio Locatelli, membro della segreteria di Rifondazione Comunista: “Per dirla chiara Israele è pienamente responsabile dei suoi morti. Cinquant’anni di occupazione militare e colonizzazione dei territori palestinesi, di negazione di fatto ai palestinesi del loro diritto sacrosanto all’autodeterminazione rappresentano un propellente formidabile alla guerra. Siamo contro gli orrori della guerra che miete vittime innocenti ma questa può essere fermata solo riconoscendo al popolo palestinese il pieno diritto all’esistenza. Gaza è un carcere a cielo aperto con condizioni di vita impossibili. Israele mantiene l’occupazione di gran parte dei territori palestinesi nei termini di una “occupazione belligerante”. Una occupazione che alti rappresentanti delle Nazioni Unite hanno definito “un affronto al diritto internazionale”. Basta con le ipocrisie delle potenze occidentali. La guerra va fermata obbligando il governo autoritario e guerrafondaio di Israele a ritirarsi dai territori illegalmente occupati invece che ad alzare il tiro. Questa è l’unica possibilità perché sia data pari dignità, sicurezza e pace a palestinesi ed ebrei”.
16/10/2023 https://www.infopal.it/
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