Il nord di Gaza non esiste più: reazioni Onu e mondo arabo ex amico
Un paesaggio lunare, tra le macerie di una prigione-cimitero 7.000 morti ma Israele contesta le cifre. Primi tank nella Striscia, ma resterà poco da invadere. All’Onu si litiga sul cessate il fuoco e la Ue non riesce neanche a dirlo, e chiede «pause».
Carneficina
Mentre a Gaza si consuma una carneficina epocale come risposta israeliana ai massacri di Hamas del 7 ottobre, la guerra diplomatica si sposta all’Onu i cui toni infuocati salgono, giorno dopo giorno, stravolgendo equilibri geopolitici che si credevano consolidati e quasi rovesciando, addirittura, storiche alleanze. Ieri, all’Assemblea generale, dibattito su «Azioni illegali israeliane nella Gerusalemme Est occupata e nel resto dei territori palestinesi occupati». Titolo che già diceva tutto. Se oggi si dovesse votare -la deliberazione, comunque, non è vincolante-, potremmo avere un buon termometro di come, nel mondo, si stia percependo il riesplodere del conflitto arabo-israeliano. Non ha aiutato la reazione dell’ambasciatore Israeliano che, riproposta la guerra assoluta ad Hamas che si nasconderebbe dietro i civili, dopo le accuse rivolte da Guterres, ha annunciato il blocco di tutti i visti d’ingresso ai funzionari delle agenzie Onu impegnati in attività umanitarie.
Israele (e Usa) isolati mai come oggi
Il quotidiano britannico Guardian non ha dubbi su come possa andare a finire: «Le nazioni arabe hanno stretto le mani con il Sud del mondo – scrive – per sfidare Israele e i suoi sostenitori occidentali, affinché si ponga fine ai bombardamenti su Gaza, all’inizio di un raro dibattito di emergenza di due giorni all’Assemblea generale Onu». Dibattito inquietante per gli Stati Uniti, rileva il quotidiano britannico, che scrive di come «i diplomatici di tutto il mondo hanno messo in discussione ciò che Washington ha spesso descritto come il sostegno incondizionato a Israele dopo l’attacco di Hamas, che ha ucciso 1.400 persone. Da allora, secondo le autorità palestinesi, più di 7.000 persone sono state uccise a Gaza, mentre Israele ha bombardato il territorio con attacchi aerei».
‘Genocidio Gaza’ iraniano, e addio dalla Giordania
Particolarmente duro è stato l’intervento del Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollaian, che ha parlato di ‘genocidio a Gaza’ e ha apertamente minacciato l’America di ritorsioni. L’ambasciatore palestinese, Riyad Mansour, ha ricordato l’impressionante quantità di morti tra i civili a Gaza, mentre sorprendentemente tagliente è stato anche il Ministro degli Esteri di Amman, Ayman Hussein Al-Safadi. La Giordania è, infatti, probabilmente, il più stretto alleato arabo degli Stati Uniti nella regione. E i suoi rapporti con Israele, negli ultimi anni, sono stati di reciproca tolleranza, anche se qualcosa si è guastato con i recenti governi guidati da Netanyahu. Molti specialisti di affari mediorientali sono, infatti, convinti che il terremoto di Gaza abbia qualche connessione con la ottusa politica degli insediamenti israeliani ‘forzati’ in Cisgiordania.
Particolarmente significativo che, prima la regina Ranja, e ora il Ministro Al- Safadi, si espongano in modo tanto evidente. Quest’ultimo, tra le altre cose, ha detto: «Il governo israeliano ha chiesto di spazzare via i palestinesi dalla faccia di questa terra, definendoli animali indegni di vita».
Blocco compatto dei Paesi arabi
Il blocco compatto dei Paesi arabi, «contro gli attacchi contro i civili e le violazioni del diritto internazionale, lo sfollamento forzato e la punizione collettiva dei palestinesi a Gaza». La presa di posizione ufficiale, che molti analisti interpretano anche con un messaggio rivolto in prima battuta agli Stati Uniti e, a seguire, all’intero Occidente, è firmata dai Ministri degli Esteri di Egitto, Giordania, Marocco, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Oman, Bahrein ed Emirati Uniti. La dichiarazione contiene anche un invito a studiare una soluzione politica del conflitto, perché, scrive sempre il Guardian, finora Israele ha occupato con nuovi insediamenti di suoi coloni aree che erano destinate ai palestinesi.
I ministri arabi ripropongono una soluzione ‘a due Stati’. Anche se, continuando di questo passo, ammazza oggi e bombarda domani, forse ci si avvia verso un unico stato: quello di guerra permanente.
Scontro in Ue su Gaza
‘Pause umanitarie‘ nella guerra fra Hamas e Israele per mostrare al mondo un’unità di intenti soltanto apparente.
I 27 leader dell’Ue dopo una lunga e tormentata trattativa riescono a trovare un’intesa che permette a Bruxelles di non franare totalmente sulla questione mediorientale. Niente ‘cessate il fuoco’, chiesto dallo spagnolo Pedro Sanchez affiancato dall’Irlanda. Folto anche il gruppo dei paesi che chiedeva una ‘pausa’, al singolare, ‘pausa umanitaria’. Nel frattempo, a sera, fuori dal Consiglio europeo in centinaia chiedono qualcosa che per ora, per l’Europa, resta un tabù: ‘Il cessate il fuoco subito‘.
Piero Orteca
27/10/2023 https://www.remocontro.it/
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