Femminicidi, raggiunte le 100 vittime nei primi dieci mesi del 2023
Il 25 ottobre 2023 sono arrivati a 100 i femminicidi in Italia: ecco le loro storie, le statistiche e le cause che hanno portato tanti uomini ad uccidere donne per ragioni di genere
Da Teresa Spanò, la prima, a Pinuccia Anselmino, per ora l’ultima. Dalle giovanissime Chiara Carta e Gessica Malaj, 13 anni e 16 anni, alle ultranovantenni Giuseppina Faiella, Agnese Oliva e Norma Monari. La morte ha fatto cento, un numero drammaticamente simbolico, la somma di decine di vite spezzate, famiglie distrutte, storie sbagliate.
Tante sono, dall’inizio dell’anno al 25 ottobre 2023, le ragazze, le donne mature e le anziane vittime di omicidi volontari. Nella maggioranza dei casi si parla di femminicidio (inteso come omicidi legati a motivi di genere), ma nell’elenco si trovano anche delitti maturati in scenari e contesti diversi o ancora tutti da chiarie. In contemporanea, sono stati uccisi 173 uomini.
Femminicidi 2023: andamento costante rispetto a ultimi anni
Rispetto agli anni precedenti – e ai dati elaborati dalla Direzione centrale della polizia criminale del Viminale – si evidenziano fluttuazioni statistiche contenute o nulle. Alla stessa data del 2022 le vittime di genere femminile erano state 100 (includendo una persona transgender, conteggiata tra i maschi dalle rilevazioni ufficiali), nel 2021 altre 99 (idem), nel 2020 il “parziale” si era fermato a 92 (sempre con una donna trans), in linea con l’andamento generale.
Complessivamente, nell’annus horribilis dalle pandemia, quando si temette un boom dei femminicidi, i delitti sono scesi sotto il tetto di 300 (287), ai minimi storici. Gli omicidi di donne e uomini successivamente sono aumentati, ma sono rimasti sotto il limite di 400 (306 nel 2021, 323 nel 2022), livelli lontanissimi dai picchi degli anni Novanta (1.938 nel 1991, 1.794 nel 1990, 1.476 nel 1992))
Donne uccise da partner ed ex
Più di metà delle donne ammazzate quest’anno (54) sono state massacrate da mariti, fidanzati, compagni ed ex per le “solite” ragioni, inaccettabili: gelosia, possesso, incapacità di accettare la separazione o le libere scelte delle partner, vendette, dimostrazione di potere, ritorsione.
I segnali, in alcuni casi, c’erano stati e forti. Concetta Marruocco, ad esempio, aveva coraggiosamente denunciato e fatto processare il marito violento da cui si stava separando, Franco Panariello. Lui avrebbe dovuto starle lontano, frenato da una cavigliera elettronica e da un divieto di avvicinamento a meno di 200 metri. Invece è andato da lei e l’ha accoltellata a morte (almeno stando alle contestazioni iniziali, da dimostrare). Il dispositivo di sicurezza pare non sia scattato tempestivamente o forse potrebbe essere stato manomesso. Si vedrà. Non è servito a proteggere la donna.
Giulia, Celine, Klodiana e le altre vittime di femminicidi in Italia
Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, invece aveva scoperto che il padre di suo figlio aveva una doppia vita e una relazione parallela. Il compagno infedele, Alessandro Impagnatiello, le ha somministrato veleno per topi, poi l’ha accoltellata e l’ha sepolta (accuse tutte da provare se e quando si arriverà a processo).
Celine Frei Matzohl aveva denunciato l’ex fidanzato violento Omer Cim. Due mesi dopo lui l’ha uccisa, sempre stando alle contestazioni. Klodiana Vefa è stata annientata dal marito Alfred Vefa, suicida. Lei, divorziata in Albania e non ancora in Italia, temeva per i figli e non lo aveva querelato per gli abusi che subiva, per paura di ritorsioni su di loro. L’uomo la considerava cosa sua.
Il peso della malattia mentale e della vecchiaia
Per altri delitti al femminile si affaccia l’ombra della malattia mentale, in alcuni sembrano emergere contesti di solitudine, incapacità di affrontare la propria malattia o quella del partner o la vecchiaia, mancanza di una rete di sostegno, abbandono.
Sergio De Zen, 74 anni, ha raccontato di aver ucciso la moglie Manuela Bittante di 77 anni perché la situazione era diventata insostenibile: la compagna di una vita era tornata a casa da poco, dopo un ricovero ospedaliero per un ictus, in condizioni invalidanti e non più autosufficiente.
Persone pericolose senza argini
Marta Di Nardo è stata accoltellata e tagliata in due, così documentano le prime indagini, dal vicino di casa Domenico Livrieri, da un mese qualcosa di più di un semplice conoscente: in attesa che una condanna per violenza sessuale diventasse definitiva, ritenuto seminfermo di mente e socialmente pericoloso, avrebbe dovuto essere ricoverato in una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, la versione moderna degli ex ospedali psichiatrici giudiziari.
Ma non si è trovato un posto libero nonostante le reiterate richieste della procura ed era fuori, senza controllo o contenimento.
Femminicidi: gli omicidi della e nella terza età
Non tutte le vittime erano giovani o giovanissime. Anzi. Trentacinque delle donne uccise quest’anno avevano più di 70 anni, altre 10 stavano nella fascia tra i 60 e i 69 anni.
Omicidi della e nella terza età, motivati dalle ragioni più diverse. E non pochi matricidi, di cui non si parla diffusamente, nonostante l’incidenza sul totale.
Figli e figlie che uccidono
Sono 14 i figli maschi (con un 15esimo caso dubbio) che da gennaio hanno ucciso le genitrici e altre due mamme sono state soppresse da figlie femmine (una minorenne e condannata in primo grado a 20 anni e una adulta, arrestata su base indiziaria). Quattro matricidi (più l’autore non certo) poi si sono suicidati.
Tre i figlicidi, uno attribuito ad una madre (vittima Chiara Carta, 13 anni appena) e due ai padri (Mariangela Formia di 54 anni e Alessandra Vicentini di 35 anni, uccisa assiema a mamma e fratello).
Quattro le donne massacrate da cognati, due dai generi, una dal suocero, una dalla nuora, una da un cugino di secondo grado, una dall’ex datore di lavoro, un vecchio esponente della mala trevigiana.
Omicidi seguiti da suicidi, anche in carcere
Gli omicidi-suicidi sono un’altra voce numericamente rilevante di quota cento, anche se poco approfondita e dibattuta Si sono tolti la vita i responsabili (presunti o rei confessi, in scritti e messaggi) della fine violenta di 34 donne (e di alcuni uomini, in stragi familiari miste).
Xhafer Uruci si è ucciso quando era sotto la custodia dello Stato, incarcerato con l’accusa di aver accoltellato la moglie Zenepe Uruci: si è impiccato in una cella della casa circondariale di Terni.
Altre cause di femminicidio e casi insoluti
Non mancano, nella casistica delle vittime di omicidi di genere femminile, le uccisioni per questioni di vicinato (tre) o liti da niente (una), per rapina (una), per errore di persona (una), per opera di borderline (una), per sesso a pagamento (una), per un piccolo debito di droga (un caso).
C’è poi la paziente di una casa di riposo, Rosa Combo, spirata perché non adeguatamente assistita dopo una caduta dalla sedia a rotelle.
E c’è una psichiatra, Barbara Capovani, picchiata a morte da un ex paziente, all’uscita dal reparto di salute mentale di un ospedale.
Ma a tenere banco in tv e sui giornali è il giallo dell’anno, al femminile: la morte per ora inspiegata di Pierina Paganelli, 78 anni, trovata senza vita a Rimini il 4 ottobre 2023, madre di un uomo pestato a sangue cinque mesi prima. Tutta da chiarire è anche la sparizione di Alessandra Ollari, 53 anni. Il 29 giugno 2023 è scomparsa da Parma. La procura ipotizza che sia stata uccisa e ha aperto un fascicolo per omicidio volontario, al momento contro ignoti.
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27/10/2023 https://www.osservatoriodiritti.it/
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