DIPENDENTI DELLE FUNZIONI LOCALI: I CUGINI POVERI DELLA PA, ORA SEMPRE PIÙ “POVERI”.
PERCHÉ SCIOPERARE IL 17 NOVEMBRE
CONTRATTO
Il decreto “anticipi” D.l. 145/2023 prevede per i dipendenti delle amministrazioni statali e della scuola l’erogazione entro dicembre 2023 di un anticipo in una sola soluzione degli aumenti relativi all’annualità 2024, mentre per le amministrazioni locali, gli enti “possono” procedere all’erogazione di tale anticipo, provvedendo con oneri a carico dei propri bilanci. Operazione problematica, visto che dovrebbero entro pochi giorni procedere a una variazione di bilancio, sempre ammesso che abbiano accantonato tale risorse. L’operazione sarà inoltre impossibile per migliaia di enti già in dissesto o predissesto economico.
Nel caso gli enti locali non procedano all’erogazione dell’anticipo, l’aumento sarà erogato su base mensile a partire da gennaio 2024 .
Ma parliamo di cifre.
La norma della legge di bilancio prevede che da gennaio 2024 l’aumento sarà uguale alla indennità di vacanza contrattuale che già si percepisce in busta paga nel 2023 moltiplicato per 6,7%: circa 70/80 € lordi. Aumenti quindi ben lontani dai 170 € euro strombazzati dal Ministro Zangrillo e riportato dalla stampa.
Evidentemente lo stesso sacrificio non è richiesto agli amministratori visto che dal 2022 l’indennità di funzione dei sindaci è stata progressivamente aumentata per arrivare a regime nel 2024 ad un importo lordo pari a € 13.800, nel caso dei sindaci metropolitani.
SPENDING REVIEW
Nella legge di bilancio (art. 88 punti 7 e 8) rispuntano tagli di spesa di 600 milioni all’anno per il quinquennio 2024-2028 per comuni, regioni, province e città metropolitane. Sono esclusi solo gli enti in dissesto o predissesto finanziario.
Questo significa una nuova stagione di tagli ai servizi, esternalizzazioni, privatizzazioni e di un ritorno di fatto al blocco del turn over e di conseguenza ulteriore aumenti dei carichi di lavoro.
PENSIONI
Nella legge di bilancio (art. 34) è prevista anche la revisione delle aliquote di rendimento delle pensioni che saranno liquidate dal 1 gennaio 2024 per i dipendenti degli enti locali (cassa Cpdel) che hanno meno di 15 anni nel sistema retributivo, con tagli sulla futura pensione di diverse centinaia di euro mensili, in funzione dei mesi e delle annualità di lavoro presi a riferimento. Si introduce quindi una ulteriore disparità di trattamento rispetto agli iscritti ex INPDAP.
Infine, si introduce una nuova stretta sulle possibilità di uscita:
- taglio dell’importo della quota di pensione calcolata con il sistema retributivo per chi esce a 67 anni
- conferma di quota 103, con 62 anni anagrafici e 41 anni di contributi, ma vengono introdotte ulteriori penalizzazioni e viene allungata la “finestra”.
- innalzamento del limite d’età a 61 anni per Opzione Donna, ferme restando le restrizioni introdotte nel 2023
TAGLIO DEL CUNEO FISCALE E RIFORMA FISCALE
Il governo Meloni ha confermato per tutto il 2024 lo sconto sui contributi previdenziali per i redditi dei lavoratori dipendenti con reddito annuo lordo fino a 35.000 euro, introdotto da Draghi nel 2022 e già prorogato dal governo in corso. Si tratta, quindi, di una misura confermativa, pari a circa 80 euro medie mensili che già percepivamo: quindi nulla verrà aggiunto nelle buste paga dei dipendenti. Anzi, tale misura, secondo l’ultima versione della legge di bilancio, non verrebbe applicata nel 2024 sulle tredicesime. In ogni caso il taglio del cuneo incide sugli oneri contributivi dei lavoratori che verranno coperti in modo figurativo, ponendo un problema di sostenibilità e liquidità del sistema pensionistico.
L’unica novità é la riduzione dell’Irpef dal 25 al 23 percento: una misura che vale la miseria di circa 20 euro mensili in più in busta paga.
LAVORATORI DEGLI ENTI LOCALI, SEMPRE PIU’ “POVERI”
A fronte di un contratto scaduto da quasi due anni, di una inflazione relativa al triennio contrattuale 2022-2024 che si attesta al 18% (dato basato su dati consolidati per il 2022, molto attendibile per il 2023 che sta finendo e previsionale per il 2024), la risposta del Governo sono pochi spiccioli e tanta retorica sulla mancanza di attrattività della PA che non dipende dalle retribuzioni, sostiene il Ministro Zangrillo, ma dal fatto che i giovani non capiscono che lavorare nella PA è “figo” e questo dovrebbe bastare. Invece noi pretendiamo anche di avere stipendi adeguati al costo della vista e allineati alla media europea.
Per i dipendenti delle funzioni locali, anche il salario accessorio (produttività) è già ben al di sotto della media degli altri dipendenti pubblici.
Negli enti locali ci sono ancora migliaia di lavoratori e lavoratrici, ex LSU, APU, ASU, che da anni lavorano in part time involontario a 12 ore settimanali, e di conseguenza con stipendi al limite della sussistenza, per i quali ancora una volta non sono previsti risorse per consentire loro di passare a tempo pieno e di raggiungere finalmente un minimo di dignità salariale.
L’unica risposta a questo brutale attacco al salario, alla pensione e alle condizioni di lavoro è aderire/partecipare allo SCIOPERO che USB Pubblico Impiego ha indetto per il prossimo 17 novembre.
AUMENTI DI 300 € MENSILI PER TUTTI, RINNOVO SUBITO DEI CONTRATTI SULLA BASE DELL’INFLAZIONE REALE. AUMENTO VALORE DEI TICKETS
ASSUNZIONE DEI PRECARI, SCORRIMENTO DELLE GRADUATORIE
RITIRO DELLE NORME PREVISTE NELLA LEGGE DI BILANCIO CHE PENALIZZA LE PENSIONI DEI DIPENDENTI DELLE FUNZIONI LOCALI
PASSAGGIO A FULL TIME DI TUTTI I PART TIME INVOLONTARI
17 NOVEMBRE 2023, ORE 10.00, MANIFESTAZIONE SOTTO LA SEDE DEL MINISTERO DELLA FUNZIONE PUBBLICA – PALAZZO VIDONI A ROMA
USB P.I. Funzioni Locali
31.10.2023 https://www.usb.it/
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