Ferocia dei coloni ebrei in Cisgiordania, timori e dubbi anche in Israele
Cisgiordania pronta ad esplodere. Torture da parte di coloni ad un gruppo di palestinesi fatti prigionieri, denuncia Haaretz. Ed è proprio sulla West Bank a ridosso del fiume Giordano, che si sono sviluppati i prodromi dell’ultima crisi arabo-israeliana. La più devastante.
La denuncia coraggiosa di Haaretz
Un report sconvolgente che arriva dalla Cisgiordania: «Bruciature di sigaretta, percosse, tentata violenza sessuale. Coloni e soldati hanno abusato dei palestinesi». L’articolo frutto della deposizione di testimoni oculari, firmato da Hagar Shezaf, segna uno spartiacque tra il ‘prima’ e il ‘dopo’, e invita a una profonda riflessione tutti coloro che cercano di capire la cornice di una crisi, apparentemente senza soluzioni.
Autodenuncia e vergogna
La narrazione, asciutta, arriva come una sorta di ‘autodenuncia’. Dunque, scrive Shezaf, «Una settimana dopo essere stati aggrediti a Wadi as-Seek, attivisti palestinesi e israeliani faticano a riprendersi e accusano un’unità dell’esercito (i ‘Giovani delle colline’) e i coloni. L’esercito ha destituito il comandante dell’unità e ha aperto un’indagine». Naturalmente, aggiungiamo noi, conoscendo il proverbiale ‘ermetismo’ dello Stato maggiore israeliano, gli ufficiali superiori si saranno resi conto della manifesta fondatezza dei fatti. E del rovinoso danno di immagine che ne deriva alla causa d’Israele, che dopo la ‘sterilizzazione’ forzata di Gaza sta perdendo esponenzialmente consensi a livello internazionale.
Violenze e spregio
«L’abuso è durato quasi un giorno intero – dice Haaretz – soldati e coloni hanno arrestato e ammanettato tre palestinesi del villaggio di Wadi as-Seeq, in Cisgiordania. Per ore, secondo i palestinesi, sono stati duramente picchiati, spogliati e fotografati ammanettati in mutande. I rapitori hanno orinato su due di loro e gli hanno spento sul corpo le sigarette accese. C’è stato addirittura un tentativo di penetrarne uno con un bastone».
Dagli all’ebreo pacifista
Minacce e botte anche per alcuni cittadini israeliani presenti, tutti rappresentanti di associazioni umanitarie e per i diritti civili. «Allo stesso tempo, soldati e coloni hanno arrestato gli attivisti israeliani di sinistra che erano presenti, compreso un minore. Li hanno ammanettati, minacciato di ucciderli e li hanno detenuti per ore. Alcuni attivisti sono state anche picchiati. Oltre alla presenza di persone in uniforme, a un certo punto un giovane colono in abiti civili è stato incaricato di sorvegliarli». Il report spiega che gli attivisti sono stati rilasciati dopo tre ore, mentre i palestinesi hanno dovuto aspettare fino a tarda sera.
‘Giustizieri’ e ladri
Entrambi i gruppi sono stati derubati (‘ampiamente’ scrive il giornale) anche di soldi e cellulari. I palestinesi, tutti feriti, sono stati ricoverati all’ospedale di Ramallah. A questo punto, gli attivisti, ancora sotto shock, si sono rivolti ad Haaretz, che ha agito in due modi: ha preparato il report di cui pubblichiamo la sintesi, corredato da foto recuperate fortunosamente (ma assai indicative) e contemporaneamente ha rivolto un esposto-denuncia allo Stato maggiore dell’esercito israeliano. Precisando pure, sulla base delle informazioni in possesso del quotidiano, quale potesse essere l’unità interessata al crimine di guerra.
«Un portavoce dell’IDF ha detto ad Haaretz – scrive Shezaf – che la divisione investigativa della polizia militare ha aperto un’indagine e il comandante della brigata Valle del Giordano ha licenziato il comandante della forza interessata».
Coloni armati e militari complici
Alcune settimane prima, sempre nella stessa zona, e sempre nel segno della vendetta ai massacri di Hamas, nel giro di un’ora, il villaggio beduino di Wadi al-Seeq, era stato completamente svuotato e i suoi 200 residenti costretti alla fuga con i loro greggi. Il gruppo armato era formato d coloni locali vestiti con uniformi dell’esercito, mentre altri indossavano abiti civili, e sulla scena c’erano anche veicoli dell’esercito e della polizia. L’esercito israeliano non ha rilasciato commenti immediati sull’incidente, nonostante le numerose richieste da parte dell’AFP, la France-Presse.
Dal 7 ottobre, l’OCHA, l’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite afferma che circa 607 persone, più della metà delle quali bambini, sono state sfollate in Cisgiordania.
Pulizia etnica
Sul posto, l’AFP ha osservato case saccheggiate con armadi svuotati, letti per bambini rotti, tende strappate e carte, sandali e giocattoli sparsi sul pavimento. «C’è un piano a lungo termine per scacciarci e prendere la nostra terra, e hanno colto l’occasione per farlo mentre tutti guardano Gaza». Secondo la denuncia dell’AFP, coloni sempre più violenti per cacciare i palestinesi dalle loro terre fin dall’inizio del conflitto. Sebbene i coloni non godano di grande sostegno pubblico all’interno della società israeliana, hanno un forte sostegno da parte dei principali funzionari del governo di Benjamin Netanyahu. «I coloni approfittano della guerra per finire di ripulire l’area C dai non ebrei».
Le torture denunciate da Harretz
Le forze armate di Gerusalemme, compresa la delicatezza dell’affare, hanno cercato di chiudere l’incidente, sperando di non avere sgradevoli ricadute mediatiche. Invece, Haaretz, che già da tempo fa una campagna di invito alla ‘moderazione’, ha preferito pubblicare il report, per lanciare un messaggio trasversale.
Ci sono molti modi di vincere una guerra. Ma anche di perderla. Si può trionfare sul campo di battaglia, per esempio, e poi accorgersi che i tuoi nemici non solo non sono morti, ma sono addirittura cresciuti di numero.
Piero Orteca
2/11/2023 https://www.remocontro.it/
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