Salute chiama Sanità
Se io fossi un cinico governante, più interessato all’andamento dell’economia che al benessere della gente, farei di tutto per far credere che non ci sono troppi problemi nella salute della comunità. Riuscire a far diventare esclusivamente un fatto individuale i problemi di salute potrei considerarlo infatti il modo migliore per poter lesinare sulle risorse date al Servizio Sanitario Nazionale.
Sempre se io fossi quel cinico governante, i miei avversari sarebbero soprattutto coloro che fan capire che il problema salute non è mai solo un problema che si esaurisce a livello individuale ma è sempre anche un problema della comunità. Questo avversario potrebbe essere un epidemiologo, ma non un epidemiologo che si occupa solo di processi eziologici e neppure un epidemiologo che si occupa solo di valutazione clinica, bensì un epidemiologo di comunità, che misura e analizza la salute della popolazione e ne individua le criticità.
Un problema di salute diventa un problema politico solo se è un problema di salute pubblica collettiva, altrimenti si limita ad essere un problema assistenziale che ciascuno vive solo come proprio. Ma per essere avvertito come problema di salute pubblica occorre che si siano raccolti i dati al riguardo e che venga presentato come tale. Tanti casi individuali sparsi di diagnosi di tumore non creano un problema politico mentre lo è un cluster sospetto di casi! Il modo migliore allora per non fare diventare politico un problema di salute e quello di evitare che sia descritto epidemiologicamente.
Per cui se invece si vuole che la politica si occupi realmente di sanità occorre far emergere i problemi di salute pubblica che sono quelli che la politica non può ignorare. Dare una assistenza non adeguata a singoli malati fa perdere il consenso dei pochi che la necessitano, ma non dare sanità per affrontare problemi di salute pubblica fa perdere il consenso di buona parte della gente. É per questo che la politica tende a non diffondere dati di salute e quindi chi ha a cuore la salute della comunità deve cercare di riuscire ad avere i dati di salute per comunicarli alla popolazione.
Il Ministero, e gli assessorati regionali, hanno tanti dati nei cassetti: ricoveri, specialistica, decessi ed altro. Dobbiamo riuscire ad ottenerne la disponibilità senza accontentarci delle poche tabelle preparate su questi dati e che spesso poco o nulla dicono che già non si sapesse. La situazione della pandemia è stata una eccezione: il Governo ha virtuosamente deciso di diffondere giornalmente i principali dati di incidenza e di prevalenza. Ma poi, quando ha iniziato a ritenere che fosse meglio distogliere l’attenzione dal problema Covid, ha iniziato a dare i dati solo una volta alla settimana, ed anche con un po’ di ritardo.
Sorprendentemente molte agenzie di comunicazione hanno oggi ripreso e diffuso i dati perché l’attenzione della gente è ancora molto attenta al problema della pandemia nonostante i ripetuti inviti a ritenere la situazione come rientrata nella normalità. Di certo oggi il Covid non è il problema con il maggior impatto sulla salute della popolazione; il cancro, le patologie cardiovascolari, ad esempio, hanno certamente un impatto maggiore, ma lo avevano anche durante i mesi caldi della pandemia. Dal 2020 al 2023 il totale dei decessi si avvicina ai tre milioni mentre i decessi per covid sarebbero solo il 5%! Ma allora è un problema marginale di cui è giusto occuparsi solo il tanto che basta?
Ma una pandemia ha alcune caratteristiche che producono un allarme maggiore di altre situazioni. Innanzitutto perché si credeva che le “pesti” fossero del passato e invece ci si rende conto che oggi si sono riaffacciate; e poi perché coinvolge tutta la popolazione e non solo gli anziani, ed anche perché costituisce un evento acuto soprattutto potenzialmente prevenibile.
Quindi innanzitutto è essenziale mantenere il sistema di monitoraggio dei contagi da Sars-2-Cov almeno sino a che la circolazione del virus non risulti effettivamente esaurita, anzi magari cerchiamo di integrarlo con informazioni che ci facciano capire se i dati ufficiali corrispondano alla realtà.
Ma poi progettiamo di rendere effettivamente fruibile da parte della comunità i numerosi altri dati riguardanti la salute che sono chiusi a chiave nei Ministeri e negli Assessorati. I problemi di privacy, ormai lo sappiamo, possono essere superati da algoritmi di anonimizzazione e comunque chi vuol sapere qualcosa della salute di una persona non usa certo questi data base!
E fissiamo pure delle regole di utilizzo e di pubblicazione dei risultati delle analisi, ma non pensiamo che gli attuali open data rispettino realmente il diritto della comunità di conoscere i propri problemi di salute senza la inevitabile intermediazione di chi governa.
Informazione è potere, e la titolarità del potere è della popolazione che quindi deve poter accedere a tutta l’informazione che riguarda la propria salute collettiva. Il monitoraggio Covid ha aiutato certamente a contrastare la pandemia; il monitoraggio di altre dimensioni della salute e della sanità aiuterebbero certamente ad aumentare la responsabilità della popolazione.
E quindi se io fossi quel cinico governante, dovrei essere al più presto esautorato da un potere che non starei gestendo a favore del benessere della popolazione.
Cesare Cislaghi
11/12/2023 https://epiprev.it/
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