Trattato Pandemico 2024 e Regolamento Sanitario Internazionale

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Teresa Forcades: “Riforme dell’OMS aprono un dibattito sulla sovranità nazionale e sulla violazione dei diritti umani

La dottoressa Teresa Forcades, nell’ambito del II Congresso Internazionale Medico, Scientifico e Giuridico di Medici per la Verità, tenutosi a Pontevedra, ci ha illuminato con una presentazione magistrale in cui ci ha messo in guardia dalle pretese dell’OMS. “Cosa si sta negoziando all’OMS in questo momento e quali sono le implicazioni” – è stato il titolo della sua relazione. Teresa Forcades, suora benedettina, teologa femminista e queer, medica, indipendentista catalana, fondatrice del partito anticapitalista di sinistra Process Constituent e attivista per il diritto alla salute contro lo strapotere delle compagnie farmaceutiche, in questa relazione espone in modo critico quelle che sarebbero gli emendamenti contenenti le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale e al Trattato OMS sulle pandemie. Forcades critica la pretesa del Direttore Generale dell’OMS di avere poteri plenipotenziari, mai concessi prima a nessun essere umano, in aperta violazione dei diritti umani fondamentali.

L’OMS, su pressione di pochi miliardari e delle case farmaceutiche, vuole privare i popoli della loro sovranità, autonomia, libertà di scelta e autodeterminazione sul proprio corpo in materia di salute e di pluralismo terapeutico. L’OMS vuole far passare per legge l’obbligo per le nazioni di censurare i propri cittadini, attraverso quella che viene chiamata censura preventiva, in modo che possano essere condivisi solo i messaggi di salute pubblica allineati con le versioni ufficiali dell’OMS. Gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale specificano che l’OMS detterà quali farmaci i Paesi dovranno usare e quali no in caso di pandemia. I medici non potranno quindi utilizzare i farmaci che ritengono appropriati e non potranno de facto più agire in “scienza e coscienza”, pena la radiazione e la perdita della licenza medica. L’OMS sancirà sempre di più una “medicina dei protocolli” che in questi anni ha portato più danni che benefici anche in materia di malattie iatrogene. Riflettiamo di seguito sui temi che Forcades ha problematizzato.

Lo status giuridico dell’OMS e la possibile deriva autoritaria

L’OMS è un’organizzazione internazionale che rispetta la giurisdizione del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) del 2005, introdotto durante l’Assemblea Mondiale della Salute 58.3, che dà potere al Direttore Generale di dichiarare una Public Health Emergency of International Concern (PHEIC), ovvero una emergenza di salute pubblica di portata internazionale, al fine di allertare i Paesi del mondo a prendere provvedimenti per affrontare un eventuale crisi sanitaria. La particolarità di questo potere, per salvaguardare l’ordinamento democratico (quel poco che rimane), era di fare raccomandazioni non-vincolanti ai Paesi. Se l’OMS dichiara un pericolo, poi sta agli Stati affrontare politicamente la situazione. Ogni Stato membro dell’OMS, da quando ne fa parte, è soggetto ai regolamenti e agli emendamenti proposti dall’organizzazione. Quando la Spagna è entrata a farne parte nel 1952, la sua Costituzione stabilisce che i trattati internazionali fanno parte del sistema giuridico spagnolo e che, una volta pubblicati ufficialmente, hanno forza di legge ed uno status superiore a quello delle leggi nazionali.

Oggi l’OMS, con i nuovi emendamenti in modifica del RSI e con l’introduzione del Trattato Pandemico 2024, nella forma più discreta possibile, sta lavorando per trasformarsi in una struttura che permette legalmente e senza opposizioni gli abusi che abbiamo visto in questi anni con le politiche pandemiche e le strategie vaccinali durante la Covid-19, sfociate in una strategia politica autoritaria, decidendo sulla salute pubblica con misure senza basi scientifiche, violando i diritti umani fondamentali e introducendo i pass sanitari.

Cosa sono il Regolamento Sanitario Internazionale e il Trattato Pandemico 2024

Innanzitutto si stratta di strumenti assolutamente distinti:

. Il Regolamento Sanitario Internazionale è uno strumento giuridico internazionale che si prefigge di “garantire la massima sicurezza contro la diffusione internazionale delle malattie, con la minima interferenza possibile sul commercio e sui movimenti internazionali, attraverso il rafforzamento della sorveglianza delle malattie infettive tesa ad identificare, ridurre o eliminare le loro fonti di infezione o fonti di contaminazione, il miglioramento dell’igiene nei Punti di ingresso portuali e aeroportuali e la prevenzione della disseminazione di vettori”. Il RSI, dopo la sua adozione da parte della 58a Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2005, è entrato in vigore il 15 giugno 2007 ed ha aggiornato e profondamente modificato il testo del precedente Regolamento, approvato nel 1969, emendato nel 1973 e nel 1981 e ratificato e reso esecutivo nel nostro Paese con la legge 6 febbraio 1982, n. 106. Nel 2022, la 75esima Assemblea Mondiale della Salute (AMS) ha affermato di voler modificare il RSI vigente, riducendo, su pressione degli Stati Uniti, il tempo di approvazione da 18 a 10 mesi, dopo la sua adozione nella 77esima AMS. La sua approvazione avverrà con quorum semplice dai vari Paesi Membri (art. 59 RSI), a meno che gli Stati membri optino per non partecipare e dissentire (art. 22 WHOC), ovvero fare Opt-out, ma questo deve avvenire prima dei 10 mesi, altrimenti saranno obbligati a sottostare comunque. Se le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale verranno approvate a maggio 2024, i Paesi membri avranno a disposizione 10 mesi per implementarlo ed introdurlo nelle loro legislazioni.

. Il Trattato Pandemico 2024 è la proposta di implementazione di uno strumento internazionale, avvenuta a maggio 2021 durante la Sessione Straordinaria dell’Assemblea Mondiale della Salute (AMS), con il fine di rendere più efficace la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie in modo coordinato a livello mondiale, affermando che il RSI fosse uno strumento parziale. Potrà essere approvato con quorum maggioritario (2/3 dell’AMS) e negoziato in virtù dell’art. 19 WHOC. Solo in quel momento, durante la 77esima AMS sarà adottato. Molto probabilmente creerà una nuova burocrazia separata dall’OMS, oltre a potenziali disuguaglianze tra “Primo e Terzo Mondo”, ed è aperto alla firma e alla ratificazione degli Stati che seguono i procedimenti giuridici nazionali. L’Unione Europea potrà sostituirsi alle nazioni che la compongono.

Inoltre, se le modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) sono coordinati dal Gruppo di Lavoro sul RSI, per quanto riguarda il Trattato Pandemico 2024 i lavori sono stati affidati all’Organo Intergovernativo di Negoziazione per lavorare al CA+ovvero ad un “Convegno o Accordo o ad un altro strumento internazionale” per prevedere la dichiarazione di pandemia da parte dell’OMS. In sostanza emerge con tutta evidenza che l’OMS sta lavorando ad nuovo strumento internazionale che diventi un Trattato vincolante agli altri Stati, con un livello di vincolo giuridico più alto, anche se non sa bene definirlo nemmeno lei. L’unica cosa certa è che la dottrina politica che si cela dietro alle riforme del RSI e all’introduzione del Trattato Pandemico è la Global Health Security (GHS), che venne integrata nel RSI durante il suo processo di revisione tra il 1995 e il 2005. Questo processo fu spinto soprattutto dagli Stati Uniti d’America ed acquisì molto più peso dopo l’11 settembre 2001.

Sebbene la Sessione Straordinaria dell’Assemblea Mondiale della Salute (AMS) abbia dichiarato il RSI uno strumento parziale per affrontare le pandemie, la relazione prevista tra i due strumenti sembra essere ambigua: nella su sua forma attuale, si sono sovrapposizioni sostanziali in tutti i casi di aree regolate e non è chiaro per quale motivo l’OMS e suoi Stati membri amplino i ricorsi considerabili per negoziare due strumenti internazionali il cui ambito, il cui contenuto e le cui istituzioni si sovrappongono. Non è dunque chiaro effettivamente perché si sta lavorando ad due strumenti internazionali allo stesso tempo sovrapponibili negli scopi.

Il dibattito sui diritti umani e il concetto di “dignità”
La proposta di emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) e di un Trattato Pandemico stanno generando un dibattito sui diritti umani fondamentali oltre che sulla dignità e integrità umana, a causa delle criticità che presentano. Ce ne sarebbero molte da elencare, ma sicuramente una delle proposte di emendamento all’RSI che sta generando polemiche è quella all’articolo 3 del RSI in cui si descrivono i presupposti su come si deve applicare il Regolamento. All’articolo 3 si assiste ad una modifica radicale in cui l’attuazione dell’RSI, fondata sul “pieno rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone” – ossia coerenti con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (DUDU) – verrebbe sostituita dai principi di “equità, inclusività e coerenza”. In sostanza, il concetto di diritti ampi e fondamentali (uguali per tutti) viene rimosso e sostituito con la formulazione “equità, inclusività, coerenza”, concetti non correttamente definiti e quindi interpretabili vagamente.

L’eliminazione della parola “dignità” e la sua sostituzione con la parola “equità” nel RSI sta generando un dibattito sui valori fondamentali che dovrebbero governare le azioni dell’OMS. La dignità è un principio universale che deve essere rispettato in ogni circostanza, mentre l’OMS definisce l’equità come un valore essenziale per affrontare le disparità sanitarie. Tuttavia, l’equità non ha la gerarchia di norme che la dignità garantisce attraverso la sua protezione legale nelle Costituzioni nazionali, nella Dichiarazione Universale sulla bioetica e i diritti umani del 2005 (art. 3) o la Convenzione di Oviedo del 1997. Nel rispetto della dignità e dell’integrità umana rientrano anche il rispetto per la libertà di scelta vaccinale, la libertà di cura e l’autodeterminazione sul proprio corpo in materia di trattamenti sanitari.

Il ruolo della sovranità nazionale nel processo decisionale in materia di salute

Il dibattito critico che sollevano le modifiche e il Trattato sulla sovranità nazionale è incentrato su chi debba prendere le decisioni in materia di salute in un mondo globalizzato. Gli Stati membri devono mantenere la loro autonomia e il loro potere decisionale in materia di salute, mentre l’OMS, con queste riforme, sostiene che il suo Direttore Generale sia l’unica persona al mondo che può dichiarare il momento in cui la cooperazione internazionale e l’azione coordinata, essenziali per affrontare le minacce alla salute globale, devono avvenire obbligatoriamente. Da quel momento in poi, non si tratterebbe più di raccomandazioni, ma di misure vincolanti da applicare, se necessario, con sanzioni agli Stati membri che non le accettano.

All’articolo 1 dell’RSI, una PHEIC si definisce come un “evento straordinario” in uno Stato che determina che “costituisce un rischio per la salute pubblica degli altri Stati dovuto alla propagazione internazionale della malattia e “può richiedere una risposta internazionale coordinata”.

Il primo emendamento indica che il Direttore Generale dell’OMS avrà la facoltà di dichiarare una “allerta della salute pubblica intermedia”, quando un evento della salute pubblica non rispetta i criteri di una PHEIC però “richiede una maggiore coscientizzazione internazionale e una maggior attività di preparazione”. Non è chiaro secondo quali criteri si determinerà una allerta della salute pubblica intermedia.L’OMS si trova in una posizione unica, la cui capacità di influenzare le politiche sanitarie degli
Stati membri solleva questioni fondamentali di sovranità nazionale e diritti umani. Le affermazioni del Direttore Generale dell’OMS non riconoscono la volontà di garantire che le decisioni prese a livello internazionale rispettino i valori fondamentali della dignità, senza minare la sovranità nazionale.

Secondo Teresa Forcades ciò che si vuole introdurre nell’OMS con il Trattato Pandemico 2024 e le riforme al Regolamento Sanitario Internazionale è una forma di “autoritarismo e di fascismo del leader unico”, in cui il potere del Direttore Generale dell’OMS non deve essere messo in discussione e non deve rendere conto a nessuno delle sue decisioni. “Se il Trattato Pandemico, se si approverà, darà il potere al Direttore generale dell’OMS di dichiarare una pandemia” – spiega Forcades. La possibile adozione di una nuova architettura pandemica dell’OMS, durante l’Assemblea Mondiale della Salute (AMS) 77 nel maggio 2024, porterà ad una centralizzazione del potere del Direttore Generale dell’OMS. Se questi emendamenti passeranno, il Direttore Generale dell’OMS avrà il potere di indire lo Stato di pandemia, attivando una decisione eccezionale. La domanda sorge spontanea: sarà in grado di dichiararla in modo imparziale e non viziato dagli interessi privati che attraversano l’OMS, spogliata ormai formalmente del suo status di istituzione pubblica, diventando ormai de facto una società privata finanziata per la stragrande maggioranza da privati? L’OMS ha perso negli anni la sua indipendenza, a causa del congelamento del suo bilancio ordinario e della necessità di fare affidamento per oltre l’80% su contributi volontari provenienti dal settore privato. E’ chiaro che se non si corregge questa situazione, non sarebbe saggio aumentarne il potere a scapito della sovranità degli Stati membri.

Inoltre, le riforme suggeriscono che il Direttore Generale dell’OMS e/o uno dei sei direttori regionali dell’OMS possono dichiarare una Emergenza di Salute Pubblica di Interesse Regionale (PHERC). Le proposte non indicano in cosa consiste una PHERC né quali criteri devono applicare i Direttori regionali per valutare un evento di salute pubblica. Se il sistema mondiale di bio-vigilanza si amplia come è previsto nelle riforme, includendo la vigilanza costante delle interazioni tra uomini e animali, si potrebbero decretare molti più patogeni nuovi, emergenti o riemergenti con potenziale pandemico o delle PHEIC. Infatti, questo può sollevare una situazione nella quale l’OMS dichiari molte più PHEIC/pandemie nel futuro, senza alcun bisogno reale.

L’adozione di questi emendamenti convertirebbe il Direttore Generale dell’OMS e i Comitati di Emergenza in legislatori delle emergenze sanitarie mondiali, una volta che lo stesso Direttore Generale dell’OMS e i suoi Comitati d’Emergenza esercitano i suoi poteri discrezionali per dichiarare una emergenza sanitaria grave. Come ha fatto notare Forcades: “A parte il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che, in virtù del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, si esprime sui temi della pace e della sicurezza internazionali, non c’è nessun altro organo o agenzia specializzata delle Nazioni Unite che abbia tali poteri legislativi globali.”

Ci sono alcune proposte dell’emendamento al RSI che suggeriscono di convertire il carattere legale di queste raccomandazioni: da strumenti non-vincolanti a strumenti internazionali legalmente vincolanti per gli Stati. Come sappiamo bene, nell’Unione Europea i trattati internazionali sono considerati “diritto primario” e hanno forza di legge sopra le leggi nazionali. Ciò significa che le modifiche al RSI e l’introduzione del Trattato Pandemico 2024 prevarrebbero sulle leggi nazionali e nella gerarchia giuridica di questi Paesi, oltre ad avere conseguenze nella progressiva medicalizzazione della società che si insinua nella vita intima delle persone: un passaggio cruciale tra politica e biopolitica e biosicurezza, come ha analizzato durante la Covid-19 il filosofo Giorgio Agamben.

Eppure è importante ricordare che i trattati internazionali, compresi lo Statuto dell’OMS e il RSI, sono soggetti a determinate limitazioni. La Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati stabilisce che un trattato non può essere invocato per causare una violazione degli obblighi internazionali delle parti (articolo 5 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, adottata nel 1969). Inoltre, un trattato è nullo se è in conflitto con una norma perentoria del diritto internazionale generale (articolo 53 VCLT). Ciò significa che i trattati internazionali non possono giustificare il mancato rispetto delle norme fondamentali del diritto internazionale.

La minaccia della censura preventiva dell’informazione: una sfida alla “scienza democratica”, ai diritti umani e al senso critico.
Le modifiche proposte al Regolamento Sanitario Internazionale includono anche l’attuazione di una gestione dell’infodemia, nonché il monitoraggio e la censura preventiva delle informazioni che possono contrastare la posizione ufficiale dell’OMS. L’OMS e gli Stati avrebbero così il potere di gestire l’infodemia: monitorare i social con i factchecking, svolgere identificazione di profili e monitorare la disinformazione, implementare strategie della comunicazione per contrastare la disinformazione e rinforzare la “fiducia” nei vaccini. In un mondo in cui le informazioni in rete fluiscono più velocemente che mai, la censura dell’informazione è diventata un tema caldo, soprattutto quando si tratta di questioni di salute o di biologia in medicina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha proposto modifiche al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) che prevedono la sorveglianza e la censura delle informazioni che contraddicono le sue stesse linee guida. Questo approccio pone sfide fondamentali sia alla libertà di espressione sia all’essenza stessa del metodo scientifico.

Sebbene spesso ritorna il refrain “la scienza non è democratica”, in realtà la scienza si basa sulla costante ricerca della conoscenza attraverso il metodo scientifico, che prevede la formulazione di ipotesi, la raccolta di dati e la continua revisione delle teorie alla luce di nuove prove. La critica e lo scetticismo sono fondamentali in questo processo dialogico. Mettere in discussione, discutere e sfidare le teorie scientifiche è essenziale per il progresso della conoscenza. La censura preventiva delle informazioni proposta dall’OMS, spacciata per “lotta alle fake news” o “lotta alla disinformazione”, è contraria allo spirito critico. L’idea che la scienza non possa essere messa in discussione o discussa è contraria all’essenza stessa del metodo scientifico. La scienza non è un dogma, ma un processo in costante evoluzione basato sulla capacità di testare le teorie e di perfezionarle man mano che si rendono disponibili nuove informazioni.

La storia è ricca di esempi in cui la scienza ha commesso errori e, in molti casi, la correzione di questi errori è avvenuta attraverso il dibattito e la critica. Per anni, la talidomide veniva comunemente prescritta alle donne incinte come trattamento per la nausea mattutina, ma si scoprì che causava gravi malformazioni nei neonati. A causa delle critiche e dei dubbi della comunità scientifica, il farmaco fu ritirato dal mercato e furono prese misure per garantire la sicurezza dei farmaci. Un altro esempio è la “teoria del flogisto”, un’antica teoria che sosteneva che tutte le sostanze combustibili contenessero una sostanza chiamata “flogisto”.

Questa teoria, ampiamente accettata all’epoca, fu smentita dal chimico francese Antonine Lavoiser parlando invece di conservazione della massa. Sebbene inizialmente venne criticato, se la scienza fosse stata censurata e le fosse stato impedito di mettere in discussione la “teoria del flogisto”, non ci sarebbe stato alcun progresso scientifico. E gli esempi sarebbero molti, a partire dalle “teorie sull’etere” per approdare alla frenologia e alla “biologia della razza”.

La proposta di censura preventiva dell’OMS pone un dilemma fondamentale per la società: la sua applicazione può portare all’ingiusta soppressione di punti di vista legittimi e all’esclusione di informazioni critiche. Gli episodi di narcolessia legati al vaccino Pandemrix, durante l’influenza H1N1 del 2009, ci ricorda che gli effetti negativi degli interventi sanitari non sono sempre immediatamente evidenti e che ci vuole tempo per raccogliere e analizzare i dati. La possibilità di mettere in discussione e discutere le informazioni ha svolto un ruolo cruciale nell’identificare e risolvere questo problema. Se fosse stata applicata la censura preventiva, forse non avremmo mai saputo la verità sul legame tra vaccino e narcolessia.

La libertà di espressione e la Dichiarazione Universale dei diritti umani

Il diritto alla libertà di espressione, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite, è un pilastro fondamentale della società democratica. L’articolo 19 della Dichiarazione afferma che “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione”. Ciò include la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni tipo, senza riguardo per le frontiere. All’Articolo 43 delle modifiche al RSI si prevede che l’OMS possa ordinare modifiche all’interno degli Stati, comprese le restrizioni alla libertà di parola e potrebbe richiedere la rimozione dei regolamenti sanitari.

L’OMS assume la sovranità su quelle che prima erano questioni statali. Secondo le valutazioni di alcuni movimenti per il diritto alla salute e per la libertà di scelta vaccinale, questi presupposti potrebbe inaugurare un’ulteriore e più ampia deriva autoritaria, già vista con la gestione pandemica della Covid-19, nelle democrazie liberali occidentali,

l’erosione dei diritti civili e la vanificazione delle libertà costituzionali a scapito del diritto della libertà di cura e di scelta terapeutica, di autodeterminazione sul corpo e la salute e dello squilibrio tra ciò che è individuale e ciò che è collettivo. Vi è il serio rischio che il diritto alla salute venga sacrificato sull’altare del conflitto d’interesse tra istituzioni e industria farmaceutica.

La censura preventiva proposta dall’OMS rischia di mettere in pericolo questi diritti fondamentali, in quanto limita la capacità delle persone di mettere in discussione e discutere le informazioni nel campo della salute. Piuttosto che implementare la censura preventiva, sarebbe fondamentale cercare alternative che bilancino la promozione di un’informazione accurata con la protezione dei diritti fondamentali. La trasparenza e la responsabilità delle istituzioni sanitarie pubbliche sono essenziali. Inoltre, la promozione pluralista dell’istruzione e dell’alfabetizzazione mediatica può aiutare le persone a distinguere le informazioni affidabili dalla disinformazione. Fornire alle persone gli strumenti per valutare criticamente le informazioni è una strategia più efficace della censura preventiva, però questo vuol dire aprirli al pluralismo delle varie opinioni scientifiche e delle varie epistemologie mediche. Il caso del vaccino Pandemrix, che ha causato narcolessia in molte persone, è un allarmante promemoria di ciò che potrebbe accadere se venisse attuata la censura preventiva proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Dal caso del vaccino Pandemrix possiamo imparare che la censura preventiva delle informazioni può avere gravi conseguenze per la salute pubblica. La trasparenza e la possibilità di mettere in discussione le informazioni sono essenziali per garantire che le decisioni in materia di salute siano supportate dalle migliori evidenze scientifiche disponibili e non siano basate su interessi nascosti o agende politiche. L’accesso alle informazioni e la libertà di espressione hanno svolto un ruolo cruciale nell’identificazione e nella risoluzione di un problema di salute pubblica, e queste libertà non dovrebbero essere compromesse da misure di censura.

Definire con precisione a livello giuridico cosa si intende per “disinformazione” e chi ha l’autorità per reprimerla è una sfida significativa. Ad oggi, come abbiamo visto con l’introduzione di “leggi anti-disinformazione”, il rischio è di assimilare nella “lotta alla disinformazione” sia le teorie cospirative non comprovate sia la controinformazione che propone opinioni legittime supportate da prove scientifiche che arricchiscono il dibattito. Imporre la censura dell’informazione senza una chiara definizione e senza criteri oggettivi è più che problematico: nessuna norma giuridica la definisce e ciò porta alla propaganda da parte di chi detiene il potere economico in nome di interessi contrastanti. Ciò, come abbiamo visto nell’era di Covid-19, porta all’ingiusta soppressione di punti di vista legittimi.

Come già detto, la Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dalle Nazioni Unite nel 1948, afferma all’articolo 19 che “ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione”. La proposta dell’OMS di censurare l’informazione solleva interrogativi. Questi emendamenti sono contrari ai diritti umani fondamentali, in particolare alla libertà di espressione? Limitare la capacità delle persone di accedere alle informazioni e di esprimere le proprie opinioni deve essere considerato una violazione di questi diritti?

Oltre alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, entrato in vigore nel 1976, riconosce il diritto alla libertà di espressione all’articolo 19. Esso afferma che “ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione” e che tale diritto comprende “la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere”.

Dunque, la proposta dell’OMS di censurare le informazioni solleva questioni legali sulla sua conformità con questo patto internazionale, che è vincolante per gli Stati che lo hanno ratificato.

I diritti fondamentali degli individui, compresa la loro libertà di espressione, dovrebbero essere rispettati e, piuttosto che imporre la censura preventiva delle informazioni, è essenziale cercare un equilibrio tra la sicurezza della salute pubblica, la garanzia del pluralismo terapeutico, la libertà di cura, la libertà di scelta vaccinale e il rispetto dei diritti umani. La verità a volte ha bisogno di tempo per emergere e la censura preventiva, oggi chiamata “lotta alla disinformazione”, potrebbe impedirle di venire alla luce. Non esistono detentori della verità, almeno tra gli uomini, e la verità si afferma quando è in grado di negare tutte le sue negazioni. Articoli scientifici, informazioni, certezza delle fonti, dibattito pubblico e dichiarazioni rilasciate con cognizione di causa sono il vero modo per abbattere tutte le bufale e le fake news che girano.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

https://www.lavoroesalute.org/

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