Artificial intelligence killer ‘100 bersagli in un giorno’

La moltiplicazione dei bersagli

Secondo il portavoce dell’IDF, durante i primi 35 giorni di combattimenti, Israele ha attaccato un totale di 15.000 obiettivi a Gaza. Durante ‘Guardian of the Walls’ nel 2021, Israele ha attaccato 1.500 obiettivi in 11 giorni. Nel caso di ‘Protective Edge’ del 2014, durato 51 giorni, Israele ha colpito tra 5.266 e 6.231 obiettivi. Durante ‘Pilastro della Difesa’ nel 2012, circa 1.500 obiettivi sono stati attaccati in otto giorni. In ‘Cast Lead’ nel 2008, Israele ha colpito 3.400 obiettivi in 22 giorni.

Tutto e subito. E adesso?

Fonti di intelligence hanno anche detto che, per 10 giorni nel 2021 e tre settimane nel 2014, un tasso di attacco da 100 a 200 obiettivi al giorno ha portato a una situazione in cui l’aeronautica israeliana non aveva obiettivi di valore militare rimasti. Perché allora, dopo quasi due mesi, l’esercito israeliano non ha ancora esaurito gli obiettivi nella guerra in corso?

IDF del 2 novembre (giorno dei morti)

La risposta potrebbe trovarsi in una dichiarazione del portavoce dell’IDF del 2 novembre, sull’uso del sistema di intelligenza artificiale Habsora (‘The Gospel’), che secondo il portavoce «consente l’uso di strumenti automatici per produrre obiettivi a un ritmo rapido e funziona migliorando il materiale di intelligence accurato e di alta qualità in base alle esigenze operative».  Insomma, elenca e ordina i bersagli.

Habsora informaticamente disumana

Habsora, elabora enormi quantità di dati che «decine di migliaia di funzionari dei servizi segreti non sono riusciti a elaborare e raccomanda di bombardare i siti in tempo reale». Un ex ufficiale dell’intelligence ha spiegato che il sistema Habsora consente all’esercito di gestire «una fabbrica di omicidi di massa, in cui l’enfasi è sulla quantità e non sulla qualità». «Poiché Israele stima che ci siano circa 30.000 membri di Hamas a Gaza, e che siano tutti condannati a morte, il numero di potenziali obiettivi è enorme».

Artificial intelligence center

Nel 2019, l’esercito israeliano ha creato un nuovo centro di Intelligenza artificiale per accelerare la generazione di obiettivi. «La divisione amministrativa degli obiettivi è un’unità che comprende centinaia di ufficiali e soldati e si basa sulle capacità dell’intelligenza artificiale», ha affermato l’ex capo di stato maggiore Aviv Kochavi. «Si tratta di una macchina che, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, elabora molti dati meglio e più velocemente di qualsiasi essere umano e li traduce in obiettivi di attacco», ha continuato Kochavi.

Fabbrica di bersagli e omicidi

«Dal momento in cui questa macchina è stata attivata, ha generato 100 nuovi bersagli ogni giorno. In passato a Gaza c’erano momenti in cui creavamo 50 obiettivi all’anno. Prepariamo gli obiettivi automaticamente e lavoriamo secondo una lista di controllo», ha detto a +972 e Local Call una delle fonti che hanno lavorato nella nuova divisione degli obiettivi. «È davvero come una fabbrica. Lavoriamo rapidamente e non c’è tempo per approfondire l’obiettivo. L’idea è che veniamo giudicati in base a quanti obiettivi riusciamo a generare».

Jerusalem Post e dottrina Dahiya

Dall’inizio di quest’anno, grazie ai sistemi di intelligenza artificiale, per la prima volta l’esercito può generare nuovi obiettivi a un ritmo più veloce di quello con cui li attacca. La spinta a generare automaticamente un gran numero di obiettivi è una realizzazione della dottrina Dahiya. «In passato, non contrassegnavamo le case dei giovani membri di Hamas per i bombardamenti», ha detto un funzionario sicurezza in operazioni precedenti. «Oggi, membri di Hamas che non contano nulla vivono nelle case di tutta Gaza. Quindi marchiano la casa, la bombardano e uccidono tutti quelli che si trovano lì».

Il giornalista palestinese Ahmed Alnaouq

Il 22 ottobre, l’aeronautica israeliana ha bombardato la casa del giornalista palestinese Ahmed Alnaouq nella città di Deir al-Balah. «Ahmed è un mio caro amico e collega; quattro anni fa, abbiamo fondato una pagina Facebook ebraica chiamata ‘Across the Wall’, con l’obiettivo di portare le voci palestinesi da Gaza al pubblico israeliano», scrive Yuval. «Un raid aereo del 22 ottobre ha fatto crollare blocchi di cemento sull’intera famiglia di Ahmed, uccidendo suo padre, i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti i loro figli, compresi i neonati. Solo sua nipote di 12 anni, Malak, era sopravvissuta con il corpo coperto di ustioni. Pochi giorni dopo, anche Malak è morta». Ventuno membri della famiglia di Ahmed sono stati uccisi, sepolti sotto la loro casa. Nessuno di loro era militante vicino ad Hamas.

Già nel 2014, crimini di guerra

Il bombardamento delle case familiari dove presumibilmente vivono gli operatori di Hamas o della Jihad nel 2014. All’epoca, 606 palestinesi -circa un quarto delle vittime civili durante i 51 giorni di combattimenti- erano parte di famiglie le cui case furono bombardate. Un rapporto delle Nazioni Unite nel 2015 lo aveva definito un potenziale crimine di guerra. Nel 2014, 93 bambini furono uccisi nei bombardamenti, di cui 13 di età inferiore a 1 anno. Un mese fa, 286 bambini di età pari o inferiore a 1 anno erano già stati uccisi a Gaza. Un numero ora da moltiplicare per più volte.

‘Lotta contro gli animali umani’

I militanti di Hamas operano regolarmente attraverso un’intricata rete di tunnel costruiti sotto ampi tratti della Striscia di Gaza. Gli ufficiali dell’intelligence intervistati per questo articolo hanno affermato che il modo in cui Hamas ha progettato la rete di tunnel a Gaza sfrutta consapevolmente la popolazione civile e le infrastrutture in superficie. Queste affermazioni sono state anche alla base della campagna mediatica che Israele ha condotto riguardo agli attacchi e ai raid contro l’ospedale Al-Shifa e i tunnel scoperti sotto di esso.

Dall’inizio dell’invasione di terra, sono stati utilizzati bombardamenti aerei e fuoco di artiglieria per fornire supporto alle truppe sul terreno. Esperti di diritto internazionale affermano che questi obiettivi sono legittimi, purché gli attacchi rispettino il principio di proporzionalità.

La tonnellata di bomba

L’idea di sganciare una bomba da una tonnellata su un quartiere abitato per uccidere un agente, non è stata accettata da ampie fasce della stessa popolazione israeliana. Nel dicembre 2008, nella prima grande guerra di Israele contro Hamas, Yoav Gallant, che all’epoca era a capo del Comando meridionale dell’IDF, annunciò che «per la prima volta Israele stava colpendo le case famiglia degli anziani funzionari di Hamas per distruggerli, ma non colpire le loro famiglie». Famiglie avvertite con un ’colpo al tetto’ o con una telefonata.

Quindici anni dopo aver insistito sul fatto che l’esercito doveva impegnarsi per ridurre al minimo i danni ai civili, Gallant, ora ministro della Difesa, ha chiaramente cambiato tono. «Stiamo combattendo gli animali umani e agiamo di conseguenza». Bestialità del dopo il 7 ottobre.

Ennio Remondino

22/12/2023 https://www.remocontro.it/

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