I morti sul lavoro in Italia monitorati da una fonte indipendente
All’Attenzione della presidente Eurostat Mariana.KOTZEVA@ec.europa.eu
commissario agli Affari europei Paolo Gentiloni cab-gentiloni-contact@ec.europa.eu
Capo Gabinetto di Gentiloni fabrizio.balassone@ec.europa.eu
European Commission CHIEF SPOKESPERSON eric.mamer@ec.europa.eu
Onorevole Chiara Gribaudo Presidente Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni di lavoro gribaudo_c@camera.it
Onorevole MARROCCO Patrizia Vice Presidente (MARROCCO_P@CAMERA.IT)
Onorevole Andrea Quartini Vice Presidente QUARTINI_A@CAMERA.IT
Buongiorno e Buon anno a tutti voi, sono Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro. Da 17 anni l’Osservatorio formato da volontari che non percepisce nessun compenso, monitora i morti sul lavoro, tutti i morti sul lavoro, anche in nero o con assicurazioni diverse da quella di INAIL che è l’Istituto Italiano di riferimento in Italia, e che assicura buona parte dei lavoratori.
Ogni anno l’Osservatorio registra un numero di morti sul lavoro molto più rilevante di quelli che diffonde Inail, che non fa nessun monitoraggio e raccoglie solo le denunce che gli arrivano dal territorio dei suoi assicurati: ogni anno spariscono dal conteggio centinaia di morti sul lavoro, sono diverse migliaia in questi anni di monitoraggio e il Paese è all‘oscuro delle vere dimensioni di questa strage, compreso il nostro Presidente Sergio Mattarella, al quale non fanno mai vedere le mail a lui diretta dall’Osservatorio.
Attraverso l’Osservatorio i morti sui LUOGHI DI LAVORO sono tutti registrati nelle provincia italiana dove si è verificata la tragedia, giorno mese e anno, identità della vittima, età professione (anche se in nero) e nazionalità.
Un Paese civile non può non considerare i tantissimi morti sul lavoro che spariscono dalle statistiche ufficiali, alterare la percezione del fenomeno, spendere miliardi di euro, tra l’altro detratti dalle tasche dei lavoratori, in modo sbagliato, visto che per la maggioranza vanno alle aziende strutturate, che hanno consulenti e responsabili della sicurezza che riescono a esercitare un controllo sui luoghi di lavoro. Invece la maggioranza dei morti sono concentrati in piccole e piccolissime aziende, artigiani, anziani agricoltori che continuano a lavorare la terra e tantissimi in nero, quelli che lavorano senza nessuna assicurazione che sarebbe obbligatoria in Italia. Questo succede, perché perdono il posto di lavoro in tarda età, o perché lavorano per aziende che non li assicurano. Sono 15 anni che mando centinaia di mail a tutti i livelli, a partire dai Ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, al Parlamento Italiano, a tantissimi parlamentari, ma per questa carneficina è stato eretto un muro di silenzio e complicità tra le varie istituzioni: troppo interessi convergono su queste tragedie.
Vi chiedo di valutare quanto vi scrivo con allegati i morti e i grafici e di chiedere spiegazioni su questi silenzi ai ministri competenti e a tutti quelli che dovrebbero occuparsene e non lo fanno: compreso il Parlamento Italiano e agli Enti che dovrebbero occuparsi di questo in modo esaustivo.
Anche quest’anno solo quasi 1500 i morti complessivi, ben 985 sui luoghi di lavoro: come Eurostat, l’Osservatorio tiene separati nettamente i morti sui Luoghi di Lavoro da quelli che muoiono in itinere, sommarli e quelli che muoiono sulle strade, che richiedono interventi diversi, o rendere poco chiaro questo aspetto si crea una confusione che denuncio da quando l’Osservatorio è stato aperto. Tra l’altro non possono esserci lavoratori di serie A e di serie B anche da morti.
Chiedo inoltre che in ogni Paese Europeo si istituiscano Osservatori Indipendenti, avendo verificato che anche in altri Paesi ci sono problemi analoghi.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it
Report morti sul lavoro nell’intero 2023
E’ finito il sedicesimo anno di monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro; un 2023 orribile che si è concluso con 985 morti sui luoghi di lavoro uno spaventoso aumento del 23,2% rispetto ai morti sui luoghi di lavoro del 2022 dove registrammo 755 morti.
Se si aggiungono tutti i morti sul lavoro, compreso l’itinere, così come li conta INAIL arriviamo a contarne 1467. Mai stati così tanti da quando ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008, con un aumento rispetto a quell’anno del 36% se si contano tutti i morti sul lavoro, anche quelli in nero e che hanno un’assicurazione diversa da INAIL. Percentualmente le morti nelle varie categorie sono sempre le stesse e colpiscono in ordine decrescente: agricoltura, che ha avuto quest’anno 167 agricoltori schiacciati dal trattore, edilizia, con le cadute dall’alto che sono la stragrande maggioranza i morti di questa categoria, autotrasporto, lavori domestici; negli infortuni domestici muoiono diverse casalinghe, ma anche parecchi uomini che si improvvisano elettricisti, antennisti, fabbri, imbianchini, giardinieri ecc. Esiste un grandissimo problema di sensibilizzazione sui rischi che si corrono improvvisandosi “esperti” in lavori pericolosissimi, che richiedono una grande preparazione.
Prevenzione e sensibilizzazione che dovrebbe fare lo Stato nelle sue articolazioni: purtroppo non sanno neppure quanti sono i morti in queste categorie e in nero. L’industria (tutta l’industria) che, avendo presenti sindacati e rappresentanti della Sicurezza, ha un numero di morti relativamente molto basso sui luoghi di lavoro e questo nonostante un numero enorme di addetti. Tantissimi però muoiono in itinere, che è cosa diversa da chi muore sui luoghi di lavoro. Con l’itinere aumenta in modo notevole il numero di morti nella categoria, ma è anche forviante, se parliamo dei morti sul lavoro propriamente detti. Per lo Stato anche l’itinere è considerato, giustamente, come parte del lavoro, ma richiede interventi diversi e un cambiamento nell’organizzazione del lavoro in entrata e in uscita con orari flessibili per chi deve gestire un carico familiare e non dover correre uccidendosi per le strade.
Caporalato anche di Stato negli appalti, i 5 morti di Brandizzo che lavoravano sulla rete ferroviaria non erano dipendenti delle Ferrovie di Stato, ma dipendenti di una ditta esterna: sono lavoratori ridotti in uno stato che ricorda i lavoratori dei primi del novecento. Emblematica in questo senso la morte di qualche mese fa di un operaio, che è stato travolto da un escavatore di una ditta diversa pur lavorando nello stesso cantiere: il lavoratore morto era andato a parlare con quello dell’altra ditta, probabilmente per vedere come procedere coi lavori comuni.
I lavoratori morti itineranti: sono i tantissimi residenti del Sud Italia che vanno a morire al centro-nord, ma ci sono anche quelli che muoiono nel sud e che abitano al nord, anche se è una quota minoritaria, questo pendolarismo provoca anche tanti morti sulle strade.
Percentualmente le donne morte sui luoghi di lavoro sono relativamente poche, ma perdono la vita numerosissimi in itinere, delle 108 monitorate, quasi tutte sono morte in itinere, ma tante come per gli uomini sfuggono a queste statistiche, come del resto gli uomini perché lavorano sulle strade come le rappresentanti e le agenti di commercio, le donne sulle strade muoiono quasi quanto gli uomini. Le donne svolgono spesso un doppio o il triplo lavoro, corrono sulle strade per arrivare in tempo sui luoghi di lavoro, dopo aver accudito la famiglia, i figli, a volte gli anziani genitori: lo stesso quando finiscono il turno di lavoro. Allucinante il caso di una mamma che aveva chiesto un quarto d’ora di orario flessibile per riuscire a portare i figli a scuola, ma gli è stato negato dall’azienda nella quale lavorava ed è stata costretta a licenziarsi, poi non lamentiamoci che in Italia non si fanno più figli, le donne mica sono votate al martirio.
Anche Eurostat, conteggia come morti sul lavoro solo quelli che muoiono sul posto di lavoro. E’ per questo che l’Osservatorio tiene separate nettamente queste due tipologie di morti sul lavoro, i morti sui luoghi di lavoro sono concentrati nelle piccolissime aziende, tra gli stessi artigiani dove muoiono numerosissimi, tra i morti in nero, soprattutto anziani che perdono il lavoro in tarda età, che continuano a lavorare per le magre pensioni e perché spesso sono l’unico sostentamento, per aiutare con il loro lavoro i figli e le famiglie dei figli, che continuano a lavorare la terra nonostante l’età, per le basse pensioni, ma anche per non vedere andare in malora il lavoro di una vita: il 33% dei morti sui Luoghi in Italia hanno più di 60 anni Sconvolgente vedere che i morti schiacciati dal trattore sono stati nel 2023 167, lo stesso numero del 2022, e oltre 2300 da quando ho aperto l’Osservatorio,
Avvertenza speciale, i morti sono addebitati nella provincia dove è accaduta la disgrazia o la strage e non a quella di residenza: sono molti i lavoratori che sono morti in trasferta in altre Province e Regioni. Complessivamente le donne morti sul lavoro hanno superato quest’anno il numero di 100, con un leggero decremento rispetto al 2022, dove sono state complessivamente 137
La nazionalità dei morti sui luoghi di lavoro sotto i 60 anni e non italiani sono: Albania 24 morti, Romania 20. Marocco 10, India 6, Moldavia 5, Serbia 4, Egitto 3, Ghana 3, Polonia 2, Bulgaria 2, Grecia 2, Ucraina 2, Tunisia 2, Kenya 1, Mali 1, Nigeria, Perù 1, Russia 1, Sri Lanka 1, Slovacchia 1, Stati Uniti 1, Colombia, 1 Argentina, Gambia 1, Bangladesh 1 Bosnia 1, Cina 1, Costa D’avorio 1, Croazia 1, poi altri 9 stranieri che però non è stato possibile risalire alla nazionalità, a volte è difficilissimo riuscire a sapere addirittura chi sono. Gli stranieri sotto i 60 anni i morti sui luoghi di lavoro sono già il 28% sul totale e siccome svolgono i lavori che gli italiani non fanno più diventeranno la maggioranza in pochi anni.
E’ una situazione che dovrebbe essere ben valutata e cercare di rimediare, per non trovarci tra qualche anno a fare i conti con questa realtà: basta vedere le Banlieue francesi per rendersi conto di come potrà essere il nostro Paese tra qualche anno.
Sono a darvi i morti sui luoghi di lavoro di tutte le province e regioni italiane con le percentuali dei morti sui luoghi di lavoro rispetto al numero di abitanti, che riteniamo l’unico parametro valido. Non si possono fare statistiche e indici occupazionali e dare colori diversi a Regioni o Province quando a morire sono per il 40% lavoratori che non dispongono di nessuna assicurazione specifica, o che sono assicurati a istituti diversi da INAIL, che soprattutto muoiono in nero.
Abbiamo fatto questo per fare chiarezza su quanti in realtà muoiono sui luoghi di lavoro, separandoli dai morti in itinere, che richiedono interventi diversi, soprattutto per chi ha un carico famigliare, che dovrebbe sempre avere un orario flessibile di entrata e uscita dal lavoro.
In allegato le Regioni e le Province italiane che hanno più morti sul lavoro per numero di abitanti, così come fa Eurostat. Partendo dalle più virtuose Facendo diversamente sommando i morti sui luoghi di lavoro e sulle strade si inquinano i parametri, e si fanno interventi dove ce n’è meno bisogno. Buon 2024 per i lavoratori italiani, sperando che quest’anno sia migliore del 2023.
Chiedo all’Europa di interessarsi a queste tragedie italiane: con le Istituzioni italiane non è possibile avere nessuna collaborazione e ascolto: non si sono mai degnate di rispondere e commentare le migliaia di mai spedite dall’Osservatorio in queste 17 anni di monitoraggio, e questo perché contestavo la loro narrazione minimalistica che è poi la stessa che viene mandata in Europa da INAIL. E’ questa la democrazia in Italia? Non c’è che da sperare nell’Europa per farsi finalmente ascoltare.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro sito Internet http://cadutisullavoro.blogspot.it
in allegato i morti sui luoghi di lavoro nelle Regioni e nelle province italiane nel 2023
Imamgine: opera di Carlo Soricelli
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