Bimba con Hiv: per il 1° dicembre, chiediamo informazione e prevenzione.
“E’ inaccettabile che nel 2015 un ufficio scolastico regionale inviti una bambina positiva al virus a fare lezioni a distanza e che ben 35 comunità di accoglienza rifiutino il suo accesso”: siamo intervenuti con queste parole sulla vicenda della giovane esclusa dalla scuola perché con Hiv, denunciata alla stampa dai genitori affidatari. Abbiamo evidenziato come questo episodio – che ci riporta la grande ignoranza sul tema proprio da parte di quelle istituzioni che devono occuparsi dell’istruzione e della cura dei più piccoli – sia solo la punta dell’iceberg della condizione di fortissima discriminazione in cui vivono le persone con Hiv in Italia. Riteniamo estremamente grave, non solo che una scuola abbia rifiutato la bimba, ma che lo abbiano fatto, prima, 35 comunità di accoglienza per minori.
L’ignoranza sull’Hiv riguarda anche il mondo dei servizi sociali e sanitari, come ci dicono le segnalazioni che riceviamo su persone rifiutate nei centri per anziani perché positive al virus. Oggi le terapie antiretrovirali abbattono del 96 per cento la carica virale e, associate ai preservativi, permettono di avere rapporti sessuali tra persone sierodiscordanti ed è possibile anche avere figli senza alcun rischio di trasmissione del virus, ma le conoscenze sul tema sembrano rimaste agli anni 80-90. Nel caso denunciato nei giorni scorsi, come in moltissimi altri episodi di discriminazione che le persone riportano alla LILA in forma anonima, la responsabilità e l’ignoranza non riguardano un singolo ma la collettività. Questo avviene perché in Italia non si parla più di Hiv e non esistono programmi nazionali per la prevenzione della trasmissione e il contrasto dello stigma. Per questo, in occasione del primo dicembre, chiediamo alle istituzioni non fiocchi rossi, ma programmi e azioni contro lo stigma che durino tutto l’anno.
In occasione di questa vicenda abbiamo reso noto che, oggi sono 656 i giovani e adolescenti che hanno acquisito l’Hiv dalla madre negli anni ’80-’90, secondo i dati 2012/13 raccolti nel registro pediatrico tenuto dall’ospedale Anna Meyer di Firenze. Si tratta di bambini e ragazzi che devono essere accolti come tutti gli altri dalle comunità e dalle istituzioni e aiutati a capire che il virus non impedisce le normali relazioni con gli altri.
Il progetto di LILA Bari con bambini e adolescenti con Hiv Smuovere paure, capire che il virus non impedisce di vivere relazioni con persone sieronegative: LILA Bari aiuta gli adolescenti nati con Hiv ad affrontare una difficoltà in più, in un periodo della vita complesso per tutti.
Clicca qui per la scheda del progetto.
4/11/2015 www.lila.it
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