Lotte contadine tra crisi climatica, guerra e crescita delle diseguaglianze

‘Pas de pays sans paysans’ (non c’è paese, nazione senza contadini), questa è la parola d’ordine dei contadini che con i loro trattori circondano, assediano Parigi. Si potrebbe parafrasare non c’è umanità senza agricoltori. In questi giorni, in queste ore la protesta degli agricoltori, che invadono e bloccano le strade coi loro trattori, dilaga in tutti i paesi europei, l’epicentro è la Francia, ma in Italia le proteste si stanno estendendo in tutte le regioni.

Dopo aver assistito al sostanziale fallimento della COP28 la conferenza sul clima delle nazioni unite1, la contestazione della strategia dell’Unione Europea da parte degli agricoltori costituisce una ulteriore eclatante manifestazione dell’incapacità di intervenire in modo radicale ed efficace sulle cause del riscaldamento globalmente e della distruzione degli ecosistemi, che mettono a rischio le condizioni di vita basilari di gran parte dell’umanità. La rivolta contadina e la condizione del settore agro-alimentare in Europa si collocano quindi  in una pluralità di contesti: nella crisi climatica ed ecosistemica, nella crescita della competizione e dei conflitti che descrivono e derivano  dalla rottura della globalizzazione neoliberista, nella crescita demografica globale che si sviluppa in modo diseguale nelle diverse parti del mondo, producendo comunque una concentrazione delle popolazioni nei territori metropolitani ed infine nella crescita delle diseguaglianze tra i diversi paesi e all’interno di ognuno di essi. L’intreccio del ciclo agroalimentare con lo sviluppo delle guerre, se è del tutto evidente in quei paesi devastati da guerre civili, carestie e siccità, si è manifestato in modo drammatico quando a causa della guerra tra Ucraina e Federazione Russa si sono interrotte le esportazioni verso molti paesi la cui alimentazione dipendeva dai prodotti provenienti dall’Ucraina.

Il paradosso fondamentale di questo passaggio storico è lo straordinario sviluppo tecnologico trainato dal digitale, che trova il suo apice nel sistema delle tecnologie definite come Intelligenza Artificiale, e che investe in modo particolare il mondo della vita in ogni suo, aspetto, scala e dimensione; il ciclo agroalimentare non può che venirne trasformato e addirittura sconvolto. Il carattere dominante di queste trasformazioni è la concentrazione dei poteri economici e finanziari, il potere di disporre liberamente ed indirizzare l’utilizzo dei fattori determinanti della ‘grande trasformazione’ che investe ogni carattere di quella che definiamo sinteticamente la formazione sociale globale.

Gli agricoltori che bloccano con i loro trattori le strade d’Europa, subiscono nella loro attività, nei bilanci delle proprie aziende gli effetti di queste dinamiche, ne giudicano e reagiscono dal proprio punto d’osservazione; all’interno dell’Unione Europea la loro condizione è stata nei decenni regolata dalla cosiddetta PAC Politica Agricola Comune2, che evidentemente non soddisfa il mondo contadino, nonostante il principio dichiarato che la guida dovrebbe essere proprio la valorizzazione  delle attività agricole “La politica agricola comune (PAC) sostiene gli agricoltori nel loro ruolo di fornitori di alimenti di alta qualità e a prezzi accessibili per i cittadini dell’UE.” Citando direttamente possiamo leggere nella pagina che il Consiglio d’Europa dedica alla PAC.

La PAC è un insieme di leggi adottate dall’UE per offrire una politica unificata in materia di agricoltura nei paesi dell’UE. Creata nel 1962 dai sei paesi fondatori delle allora Comunità europee, è la più antica politica dell’UE ancora in vigore.
Il suo obiettivo è:

  • fornire alimenti sicuri, a prezzi accessibili e di elevata qualità ai cittadini dell’UE
  • garantire un tenore di vita equo agli agricoltori
  • tutelare le risorse naturali e rispettare l’ambiente

È una politica dinamica che, attraverso riforme successive, si è adattata alle nuove sfide poste all’agricoltura europea.
Tra queste sfide figurano:

  • garantire la sicurezza alimentare a tutti i cittadini europei
  • affrontare le fluttuazioni del mercato globale e la volatilità dei prezzi
  • mantenere aree rurali prospere in tutta l’UE
  • utilizzare le risorse naturali in modo più sostenibile
  • contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici

Circa un terzo del bilancio dell’UE — pari a circa 33 centesimi al giorno per ogni cittadino dell’UE — è destinato a sostenere gli agricoltori e le zone rurali attraverso la PAC.

Nella pagina della Commissione sono contenuti i riferimenti ai principi ed ai dispostivi normativi e amministrativi che regolano la PAC, tuttavia nello schema che descrive le tappe della sua evoluzione negli anni spiccano due momenti.
1984 – Le aziende agricole diventano così produttive che producono più cibo del necessario. Vengono introdotte diverse misure per avvicinare i livelli di produzione alle esigenze del mercato.
1992- La PAC passa dal sostegno al mercato al sostegno ai produttori. Il sostegno dei prezzi è ridotto e sostituito con pagamenti diretti agli agricoltori. Sono incoraggiati a essere più rispettosi dell’ambiente. La riforma coincide con il Vertice della Terra di Rio del 1992, che lancia il principio dello sviluppo sostenibile.

Una analisi puntuale della politica agricola comunitaria è al di fuori degli obiettivi di queste note, tuttavia alcune osservazioni sono necessarie. La produttività del sistema agricolo è talmente cresciuta che diventa necessario porre dei limiti alla produzione, il riferimento al mercato è dato dal potere di acquisto delle diverse classi sociali, nei diversi paesi; d’altra parte il rapporto col mercato è mediato dagli operatori commerciali e dai produttori di alimenti che dominano quel mercato. Il contesto poi è quello della competizione nel settore agro-alimentare a livello mondiale, certo non è quello delle esigenze di alimentazione delle popolazioni nelle diverse regioni del globo. Nella fase precedente al 1992, nei primi anni di esistenza della PAC, ricordiamo tutti la politica di distruzione dei prodotti per sostenere il livello dei prezzi, la mia generazione ha ancora davanti agli occhi la distruzione degli aranci coi bulldozer. La politica dei sussidi si è sempre accompagnata con una logica di limitazione delle produzioni, che peraltro rispettava i rapporti di forza tra le agricolture dei diversi paesi, in particolare tra il nord ed il sud Europa. Nel frattempo nel settore industriale che sostiene la produzione agricola è andato incontro ad uno straordinario processo di concentrazione dalle sementi, ai fertilizzanti, ai pesticidi agli agrofarmaci, le multinazionali del cibo, i padroni del cibo, basta citare tra tutte il potere acquisito con la concentrazione Bayer-Monsanto. Questa progressiva concentrazione accompagna la trasformazione, in particolare in Europa, della cosiddetta Agricoltura Industriale che mette in crisi l’attività e minaccia l’esistenza delle piccole imprese agricole. Una organizzazione contro questa tendenza si cominciò a sviluppare nel 2012 e portò ad una prima mobilitazione nel 20183. Nell’articolo citato del 2019 si afferma:
“Il movimento Good Food, Good Farming non è l’unico ad evidenziare la crescita dell’agricoltura industriale in Europa e una progressiva scomparsa delle piccole fattorie. Secondo il neo commissario all’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, in dieci anni, dal 2005 al 2015, l’Unione europea ha perso quattro milioni di piccole fattorie, più di mille al giorno. Nel suo discorso di presentazione, il neo commissario ha citato anche il problema dei suicidi tra i contadini, soprattutto in Francia. Già nel rapporto More farmers, better food del marzo 2019, l’alleanza di organizzazioni della società civile Nyéleni Europe sottolineava come, tra il 2005 e il 2016, siano aumentate le fattorie che superano i 100 ettari. Le politiche adottate finora in Europa, infatti, avrebbero favorito aziende agricole su larga scala, meccanizzate e industriali, dedite all’allevamento o alla monocoltura e che si avvalgono di lavoratori a basso costo.
[…] L’altra faccia della medaglia è la scomparsa dei contadini. Per i piccoli produttori, infatti, è sempre più difficile riuscire a competere con i prezzi bassi e accedere ai mercati principali. In alcuni casi si sono trasformati in agricoltori a contratto, dipendenti di grandi compagnie. Più della metà della superficie agricola dell’Unione europea è controllata dal 3,3% delle compagnie. Il documento evidenzia come tra le cause della scomparsa di tante fattorie ci siano i pagamenti diretti per superficie. Alle imprese con più terre sono arrivati più soldi”.

La scomparsa in Europa della piccola impresa agricola, il dominio dell’agricoltura industriale è strettamente correlata al degrado climatico e ambientale, a partire dalla degradazione della qualità dei suoli che degenera sino al processo di desertificazione che colpisce anche in Europa.

Nel rapporto Il suolo italiano ai tempi della crisi climatica’ del 2023 si legge:
Attualmente più del 60% dei suoli continentali è in cattivo stato di salute e va rigenerato. Le iniziative volte a raggiungere l’ambizioso traguardo di zero suoli degradati richiedono un’azione capillare su scala locale. I suoli europei sono altamente diversi e dunque le strategie di rigenerazione e recupero vanno adattate alle realtà territoriali. Da qui la necessità di creare entità locali che definiranno i parametri e le procedure per raggiungere zero suoli degradati in un determinato contesto ambientale e socio economico. La proposta di creare distretti di salute del suolo (Soil Health Districts) va esattamente in questa direzione. A livello di distretto, si stabiliranno i criteri per definire sano un suolo in determinate condizioni pedo-climatiche e le procedure da mettere in atto per raggiungerle entro il 2050.

La qualità del suolo è un fattore fondamentale nella conduzione di attività agricole necessarie al mantenimento dell’umanità. Nel marzo 2017 si è svolto a Roma presso la FAO, il Simposio Globale sul carbonio organico. Il presidente delle Fiji, Jioji Konousi Konrote, nel suo intervento all’apertura dei lavori, metteva in guardia contro i colossali impatti negativi per l’ambiente e le società umane se i massicci serbatoi di carbonio intrappolato nei suoli del Pianeta (stimati in almeno 1.500 miliardi di tonnellate) venissero rilasciati.

Come noto, c’è più carbonio nel solo primo metro di suolo del pianeta di quanto presente nell’atmosfera (770 miliardi di tonnellate) e in tutte le piante terrestri messe insieme, foreste incluse (550 miliardi di tonnellate). «Se non riusciamo a mantenere le nostre terre come serbatoi di carbonio, temo che queste discussioni e i negoziati saranno stati vani» e «non possiamo permetterci di trascurare una risorsa che potrebbe essere una nostra preziosa alleata contro i cambiamenti climatici», ha aggiunto. A proposito della qualità dei suoli in Europa si legge: “Dallo sguardo d’insieme, emerge chiaramente come le aree con minore presenza di carbonio organico siano quelle del sud Europa, segnatamente dell’area del bacino del Mediterraneo e l’Italia presenti una situazione di scarsa presenza non solo al sud, ma addirittura in Pianura Padana. Si fa presente che è comunemente accettato all’interno della comunità scientifica internazionale che la soglia di desertificazione dei suoli è collocata all’1% in peso di carbonio organico”.

Per quanto riguarda l’Italia: “Dalla visione d’insieme emerge che la maggior parte dei suoli italiani, in particolare quelli coltivati, hanno un contenuto di carbonio organico da molto basso (< 1%) a basso (1÷2%). La carenza interessa territori da nord a sud dell’Italia con particolare riguardo ad aree del Piemonte nella zona del cuneese coltivate a nocciòlo, passando per l’Emilia-Romagna, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Basilicata, gran parte dei territori della Sicilia e parte della Sardegna. Insomma, una situazione assolutamente non ottimale sia sotto il profilo agronomico che ambientale.”

Il processo di produzione agricola è sempre più dipendente dall’uso di sostanze artificiali, essendosi interrotto il ciclo di riproduzione della capacità del suolo di sostenere la vita. L’attività agricola -in Europa in particolare, ma non solo, in tutti i paesi sviluppati e nelle filiere globali dall’agri-business dominate da pochi oligopoli- è sostanzialmente l’attività più regolata e delimitata nei suoi processi, più garantita nella sua riproduzione da processi e sostanze artificiali. Questo carattere della produzione agro-alimentare ha il suo corrispettivo ovviamente nella qualità della vita, nella qualità dell’alimentazione delle popolazioni, dei diversi strati sociali che di quei prodotti si nutrono, accedendo al mercato alimentare in base alle proprie risorse economiche, dovendosi nutrire più o meno di cibo spazzatura.
Sempre citando: “In Europa cresce il numero di persone obese e sono in aumento i casi di malattie collegate a cibi molto lavorati e a diete poco varie. Secondo i dati della FAO, inoltre, in Nord America ed Europa l’8% della popolazione vive in una situazione di insicurezza alimentare o di malnutrizione, con una leggera prevalenza nelle donne rispetto agli uomini. Più della metà degli adulti e un quarto dei bambini sono sovrappeso. Per la FAO la nostra dieta è sempre più lontana dalle stagioni, dal consumo di prodotti naturali e diversificati. Tutto il sistema della produzione del cibo, dall’agricoltura alla trasformazione fino alla distribuzione, ha favorito prodotti a lunga conservazione, frutto di coltivazioni intensive. Ha ridotto la biodiversità di quello che viene coltivato e mangiato.”

La riduzione della biodiversità, della qualità dei suoli, le conseguenze del cambiamento climatico, la concentrazione economica e finanziarie in tutte le filiere le fasi del ciclo agro-alimentare mettono inevitabilmente in un angolo la piccola impresa contadina, mentre non dimentichiamolo è aumentato lo sfruttamento della manodopera migrante nelle grandi produzioni, dando origine a lotte in condizioni di vita e di lavoro sempre più precarie. 

Nella strategia delle istituzioni europee il riferimento al clima è diventato sempre più cogente.  Nella PAC il riferimento al ‘rispetto dell’ambiente’ del 1992 al ‘contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici’ tra gli obiettivi attuali si incontra, anzi si scontra con il Green Deal con i vincoli che esso pone alla produzione agricola. In questo contesto i vincoli che le istituzioni europee impongono alle attività agricole per il contrasto al cambiamento climatico, operano inevitabilmente come un meccanismo che ne approfondisce le diseguaglianze, per una ovvia differenza nella capacità di farvi fronte, ma questo è il frutto di un processo di trasformazione che si è prodotto negli ultimi decenni ed oggi sta precipitando.

Il problema della qualità dei suoli, il loro contenuto di sostanza organica, è da questo punto di vista esemplare, a seconda delle dimensioni dell’azienda essa è in grado o meno di lasciare improduttiva una quota del proprio terreno coltivabile, per cui è in grado o meno di ottemperare agli obblighi imposti dall’UE.

In questo progredire dei processi che ha portato allo stato di cose presenti risalta in modo evidente l’inadeguatezza delle organizzazioni contadine. D’altra parte se ci limitiamo al caso italiano, si collocano degnamente entro la crisi del modello di sviluppo del nostro paese, l’inadeguatezza complessiva delle classi dirigenti, la mancanza di forme di conflitto sociale in grado di rispondere alla crescita delle diseguaglianze, al degrado sociale, economico e ambientale che caratterizza il nostro paese.

Se il conflitto, qualsiasi forma di conflitto, smuove le acque, svela aspetti della realtà che più o meno occultati, segna il risveglio dal torpore e dalla rassegnazione i suoi protagonisti, è legittimo chiedersi se questo conflitto in Italia ed in Europa possa segnare la nascita di una nuova consapevolezza, di nuove relazioni sociali tra soggetti diversi che soffrono dell’attuale stato di cose, di nuove alleanze tra soggetti sociali che si riconoscono e prendono coscienza di sé nella lotta, questo oltre l’immediatezza delle forme di lotte e degli obiettivi iniziali, proseguendo nella pratica conflittuale. Non è affatto detto che ciò accada, ma a questo pazientemente si può lavorare nel massimo rispetto di ciò che c’è, accettando tutti i rischi insiti nel confronto tra diverse esperienze sociali, culturali e politiche cristallizzate negli anni. Il mondo delle campagne, delle attività agricole, con tutta la sua composizione sociale ed economica, la complessità delle sue produzioni e condizioni ambientali, non può sottrarsi alle conseguenze delle trasformazioni in corso, non può limitarsi ad avere un ruolo subordinato, esplicitando anche le proprie contraddizioni interne, il conflitto di classe che lo attraversa.

Tutta l’Europa è attraversata da questo conflitto, anche in paesi di cui le cronache italiane non parlano come la Romania4, paese con il più alto numero di contadini 3,5 milioni, secondo l’Unione Europea( https://agriculture.ec.europa.eu/cap-my-country/cap-strategic-plans/romania_en?prefLang=it.)), dove i contenuti della protesta si sono diffusi anche su TikTok e tutto ebbe inizio con un gruppo su WhatsApp. Le loro 47 richieste, delineate in un documento di 20 pagine presentato al governo, includono la riduzione della tassa sul diesel, l’abbassamento dell’assicurazione obbligatoria di responsabilità civile per i veicoli a motore (RCA) e la fine di quella che è vista come concorrenza sleale dall’Ucraina, dove i conducenti hanno meno costi operativi e non richiedono permessi di trasporto per operare nell’UE (questo è stato revocato dal blocco in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022). La concorrenza dei prodotti provenienti dall’Ucraina ha sollevato proteste anche in Polonia. Le proteste si sono allargate anche alla Lituania.

Gli obiettivi si ricollegano da un paese all’altro, segnati dalle contraddizioni con le politiche ambientali5. “Il taglio alle agevolazioni sul gasolio, che ha innescato le proteste degli agricoltori in Germania, è il taglio di un sussidio ambientalmente dannoso. Significa rendere più caro un carburante dannoso per il clima. Il maggiore gettito può essere indirizzato a sostenere gli investimenti sostenibili degli agricoltori e/o a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Al contempo, politiche di progressività fiscale restano necessarie per redistribuire redditi e ricchezza dall’alto verso il basso. In campo agricolo, invece, ad oggi sta succedendo il contrario. L’80% delle risorse Pac viene assorbito dalle grandi aziende agricole, a discapito delle piccole. Non a caso le associazioni ambientaliste, agricole (a partire da quelle biologiche) e di consumatori riunite nella coalizione #CambiamoAgricoltura chiedono una più equa ripartizione delle risorse, mantenendo al contempo il piede sull’acceleratore dello sviluppo sostenibile.”

A proposito degli effetti delle politiche di conservazione dell’ambiente è rilevante ricordare ciò che accade nel 2019 in Olanda. Gli agricoltori si erano riuniti per protestare contro un annuncio fatto la settimana precedente. Un Il comitato consultivo, presieduto dall’ex vice primo ministro Johan Remkes, aveva dichiarato che il governo avrebbe dovuto adottare “misure drastiche” per ridurre le emissioni di azoto, un formidabile contributo all’inquinamento di terre, mari e cieli in tutto il mondo. La quota di gran lunga maggiore dell’azoto depositato sui terreni olandesi proviene dall’agricoltura, quindi queste misure dovrebbero comportare, secondo la relazione della commissione, l’acquisto e la chiusura degli allevamenti di bestiame. Il rapporto – intitolato, con una combinazione molto olandese di understatement e candore, Not Everything Is Pfossible – non ha chiarito se queste acquisizioni sarebbero state volontarie o forzate. Gli agricoltori hanno ipotizzato il peggio6.

L’eco e le conseguenze di questa mobilitazione furono sorprendenti.  “Per quanto strano possa sembrare, l’incapacità del governo di sviluppare una soluzione politica praticabile al problema dell’eccesso di azoto ha scosso la politica olandese dalle fondamenta. Nei Paesi Bassi, è conosciuta semplicemente come stikstofcrisis, la crisi dell’azoto.
Una riforma ambientale che, a prima vista, sembrava interessare solo una piccola parte della società olandese è diventata in qualche modo non solo  duramente controversa di per sé, ma coinvolta in una rete di questioni correlate e non correlate, lamentele e teorie del complotto. Nel 2019, il primo ministro Mark Rutte l’ha definita la “crisi più feroce” che avesse mai affrontato come leader e inominatamente, ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. Nell’estate del 2022, Donald Trump ha tenuto un discorso in cui ha celebrato gli agricoltori olandesi per essersi “coraggiosamente opposti alla tirannia climatica del governo olandese”. Il sito web di destra statunitense Breitbart ha elogiato la resistenza degli agricoltori contro una “agenda verde” e i manifestanti in Canada, arrabbiati per le restrizioni di viaggio Covid, hanno sventolato bandiere olandesi.”

Le trattative sulla questione sono continuate dopo quella prima protesta, ma la questione non è stata ancora del tutto risolta7.

Le cronache di queste settimane sono riempite dalle manifestazioni contadine in Italia ed in Europa, la condizione che ha portato a queste mobilitazioni è abbastanza chiara, sia pure in tutta la complessità dei processi coinvolti. Essa si colloca all’incrocio delle trasformazioni e delle crisi che caratterizzano la congiuntura che stiamo vivendo. Ogni movimento si rivolta contro le politiche europee e nazionali, le istituzioni europee pensano a barricarsi in attesa che le mobilitazioni arrivino a toccarle materialmente. Nel frattempo Commissione Europea ha sospeso l’accordo con il Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) come richiesto dai movimenti contadini francesi e sollecitato dal presidente Macron8.

La possibilità di un collegamento tra la loro specifica condizione ed il contesto di ingiustizia sociale, di crescita delle disuguaglianze in cui si trova gran parte della popolazione ed a cui la struttura del ciclo agro-alimentare contribuisce per una sua parte importante, è forse un’utopia, ma questo bisogna lavorare, nei contesti nazionali ed in una prospettiva europea. Al di là delle concessioni che istituzioni nazionali ed europee saranno costrette a fare, la contraddizione che anima questi movimenti resterà viva ed attuale, si evolverà e si manterrà in tutte le sue implicazioni come un terreno strategico di scontro nei prossimi anni.  La sovranità alimentare è stato sin dalla nascita un obiettivo fondamentale del movimento dei Social Forum contro la globalizzazione, dagli anni ’80, sotto l’impulso dei movimento brasiliano Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (o, semplicemente, Movimento Sem Terra, MST https://mst.org.br/) che vi ha contribuito a partire dal Social Forum di Porto Alegre nel 2001; il MST a sua volta fa parte del movimento internazionale della Via Campesina9.

La traformazione radicale del ciclo agro-alimentare globale è una posta in gioco fondamentale per la stessa sopravvivenza dell’umanità.

Roberto Rosso

 Stampa PDF

  1. https://transform-italia.it/la-cop-28-prende-atto-della-crisi-climatica-mentre-avanza-il-degrado-della-biosfera/ , https://transform-italia.it/la-cop28-di-fronte-all-incertezza-del-futuro-e-all-angoscia-del-presente/ []
  2. https://www.consilium.europa.eu/it/policies/cap-introduction/ https://agriculture.ec.europa.eu/common-agricultural-policy/cap-overview/cap-glance_it.[]
  3. https://www.osservatoriodiritti.it/2019/11/08/agricoltura-industriale-definizione-significato-intensiva/.[]
  4. https://www.aljazeera.com/features/2024/1/29/tractors-on-tiktok-europes-farmers-send-a-loud-pre-election-message. []
  5. https://greenreport.it/news/economia-ecologica/senza-transizione-ecologica-non-ce-futuro-neanche-per-gli-agricoltori/[]
  6. https://www.theguardian.com/environment/2023/nov/16/nitrogen-wars-the-dutch-farmers-revolt-that-turned-a-nation-upside-down[]
  7. https://www.theguardian.com/environment/2023/jun/25/farmers-on-frontline-as-dutch-divided-by-war-on-nitrogen-pollution.[]
  8. https://it.euronews.com/my-europe/2024/01/30/laccordo-ue-mercosur-vittima-delle-proteste-degli-agricoltori []
  9. https://viacampesina.org/en/  https://en.wikipedia.org/wiki/Via_Campesina[]

31/1/2024 https://transform-italia.it/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *