Come la guerra di Gaza ha rivitalizzato la solidarietà globale con i palestinesi

La massa critica per una solidarietà significativa è stata finalmente raggiunta, indicando che, ancora una volta, i palestinesi si sono imposti come i detentori della propria lotta, stando con orgoglio in prima linea nella lotta globale per la libertà e la giustizia.

Fonte: English version

Di Ramzy Baroud – 4 marzo 2024Jared Kushner, un ex funzionario statunitense il cui rapporto con il potere è dovuto al fatto di aver sposato la ricca figlia di un uomo che sarebbe poi diventato Presidente degli Stati Uniti, una volta tentò di insegnare ai palestinesi come gestire la propria lotta per la libertà.

Nel 2019, ha consigliato ai palestinesi di smettere di “fare terrorismo”, riassumendo il problema palestinese con l’affermazione che “5 milioni di palestinesi sono intrappolati a causa di una cattiva dirigenza”, non dell’Occupazione israeliana o del sostegno degli Stati Uniti a Israele.

Il politico inesperto, che una volta si vantava di aver letto 25 libri sul Medio Oriente, ha presentato ai palestinesi la stessa retorica fabbricata già offerta loro da altri “operatori di pace” mal intenzionati e autoimposti.

“I palestinesi hanno una serie interminabile di opportunità mancate”, ha detto, riproponendo il linguaggio condiscendente usato una volta dall’ex Ministro degli Esteri israeliano Abba Eban: “Se mandano tutto all’aria, penso che avranno molte difficoltà a guardare la comunità internazionale in faccia, dicendo che sono vittime”.

Ma perché tirare in ballo Kushner adesso? Ogni pochi anni, gli americani, per volere di Israele, spacciano idee come che la causa palestinese è finita, che la solidarietà con il popolo palestinese è morta e che il popolo palestinese e la sua dirigenza dovrebbero accettare qualunque proposta politica o finanziaria gli venga elargita, per gentile concessione di Washington, Tel Aviv e di alcuni dei loro alleati occidentali.

Eppure, ogni pochi anni, il popolo palestinese dimostra loro che si sbagliano; che, nonostante tutte le pressioni, sanzioni, assedi e violenza incessante, rimangono forti e non vittime, come sono stati ignorantemente soprannominati da Kushner.

Ciò che Kushner potrebbe non sapere è che esiste una differenza fondamentale tra vittima e vittimismo. Sebbene i palestinesi non possano controllare la loro vittimizzazione, poiché viene loro imposta da una forza esterna, Israele, generosamente finanziata dagli Stati Uniti, non cercano di essere vittime.

Il vittimismo è una questione diversa. È lo stato di percepirsi come una eterna vittima, senza aspirazioni, senza potere.

Se è vero che il Genocidio israeliano in corso a Gaza è uno dei più grandi Crimini di Uccisione di Massa e Pulizia Etnica della storia moderna, è anche vero che nessuna nazione, negli ultimi decenni, ha reagito così ferocemente come i palestinesi. Questo non è certo il comportamento di una vittima.

L’amministrazione Biden, come ogni altra amministrazione statunitense, ha criticato i palestinesi, dichiarandoli sciocchi per non aver accettato accordi politici che non riuscirebbero a garantirgli i più elementari dei loro diritti a lungo negati. Mentre i palestinesi cercavano la libertà totale e incondizionata: gli Accordi di Camp David (1979), gli Accordi di Oslo (1993 e 1995), il Piano d’Azione (Road Map – 2004) e ogni altra “offerta” erano tentativi politici volti a prolungare l’Occupazione israeliana e a negare i diritti dei palestinesi. La proposta di Kushner non faceva eccezione.

Tutte queste precedenti “proposte di pace” statunitensi erano ovviamente ingiuste, poiché andavano a vantaggio di Israele ed erano concepite in modo del tutto indipendente dalle leggi internazionali e umanitarie. Tutte queste proposte filo-israeliane sono fallite, non a causa della capacità della comunità internazionale di sfidare Washington, ma a causa della tenacia del popolo palestinese.

I palestinesi hanno sconfitto l’agenda degli Stati Uniti, ma questo non è stato sufficiente per ottenere la loro libertà, semplicemente perché erano soli in questa difficile battaglia.

La solidarietà con il popolo palestinese è stato uno dei pilastri dei movimenti di solidarietà internazionale in tutto il mondo per decenni. La frase “Palestina Libera” è stata scritta su innumerevoli muri, in ogni lingua, in ogni città, paese o quartiere della classe operaia. Tuttavia, quella solidarietà non è stata sufficiente per ribaltare la situazione, per raggiungere l’agognato cambio di modello o per raggiungere la massa critica necessaria per globalizzare la Lotta per la Libertà dei palestinesi nel modo in cui la lotta per porre fine al Sistema di Apartheid del Sud Africa si è imposta come una necessità morale per il mondo intero.

Non bisogna illudersi che la lotta contro l’Apartheid del Sudafrica e la Lotta per la Libertà palestinese siano identiche. Allora, il cambiamento geopolitico globale rese difficile per il Sudafrica mantenere il suo Regime di Segregazione Razziale. Inoltre, il potere di quel Governo Razzista, se paragonato a quello di Israele e dei suoi sostenitori, era minimo.

Washington vede Israele come parte integrante dell’influenza globale dell’America. Per i politici statunitensi, Israele è una questione di politica interna oltre che estera. Inoltre, se Israele cessasse di esistere nella sua attuale forma dominante, gli Stati Uniti perderebbero una roccaforte in una regione ricca di risorse preziose, corsi d’acqua strategici e molto altro ancora. Questo è esattamente il motivo per cui Biden ha ripetutamente dichiarato che, “se Israele non esistesse, si dovrebbe inventarlo”.

Tuttavia, le cose stanno finalmente cambiando e la nuova solidarietà odierna, innescata dalla peggiore Campagna di Uccisioni nella storia della regione, ha superato i confini della solidarietà condizionale, della solidarietà ideologica e della solidarietà simbolica, che, in una certa misura, avevano precedentemente definito la solidarietà globale con i palestinesi.

Questa solidarietà si sta ora esprimendo al più alto livello nei dibattiti politici. Nella sua testimonianza davanti alle udienze pubbliche della Corte Internazionale di Giustizia il mese scorso, il rappresentante cinese Ma Xinmin è arrivato al punto di difendere, facendo riferimento al Diritto Internazionale, il diritto del popolo palestinese alla lotta armata. L’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vassily Nebenzia ha chiesto sanzioni contro “coloro che ostacolano l’accesso umanitario ai bisognosi”. E molti governi europei, come Spagna, Irlanda, Norvegia e Belgio, stanno usando un linguaggio senza precedenti per descrivere i Crimini di Guerra di Israele a Gaza, chiedendo al tempo stesso un’azione concreta.

Nel frattempo, il Sud del Mondo è tornato in prima linea nel sostenere la causa della Palestina come la Lotta di Liberazione nazionale più stimolante del mondo.

Niente di tutto questo è improvvisato. Mentre la maggior parte delle proteste e manifestazioni globali dopo il 7 ottobre hanno riguardato Palestina e Israele, l’86% di esse era pro-palestinese. Non è solo la frequenza o la portata delle attuali proteste a contare, ma anche la loro natura. Ciò include attivisti palestinesi che prendono il controllo dell’edificio del Congresso degli Stati Uniti e un soldato americano che si auto-immola per pura rabbia per la colpevolezza del suo governo nei crimini in corso a Gaza.

Questo è davvero sconvolgente. La massa critica per una solidarietà significativa è stata finalmente raggiunta, indicando che, ancora una volta, i palestinesi si sono imposti come i detentori della propria lotta, stando con orgoglio in prima linea nella lotta globale per la libertà e la giustizia.

Questo ci lascia con la domanda: Chi sta veramente “avendo difficoltà a guardare in faccia la comunità internazionale?” Certamente non il popolo palestinese.

6/3/2024 https://www.invictapalestina.org/

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