Sull’arresto e le intimidazioni a Nadera Shalhoubi, docente e attivista palestinese
Huna Filastin (هنا فلسطين) è un progetto di ricerca militante promosso a Napoli dal Centro Culturale Handala Ali, dalla Rete studentesca di Napoli per la Palestina e da un gruppo di dottorandi e dottorande in Studi internazionali dell’università L’Orientale. Il progetto sarà presentato ufficialmente all’inizio della prossima settimana sui canali social del Centro.
Pubblichiamo intanto un articolo scritto dagli attivisti e dalle attiviste, in riferimento all’arresto della docente universitaria Nadera Shalhoub, avvenuto giovedì a Gerusalemme.
Nadera Shalhoubi è una studiosa femminista palestinese, nata ad Haifa nel 1960, docente dell’Università ebraica di Gerusalemme. In una intervista, parlando della sua infanzia, ha raccontato: “Vivevamo in una strada chiamata Al-Mukhlas street. Gli ebrei ci chiamavano arabim melukhekhim (sporchi arabi), e lanciavano pietre contro di me e contro i miei fratelli. Io ho sempre provato a proteggerli, ma nessuno puniva chi ci attaccava come vengono invece puniti i nostri figli. […] Durante la Nakba del 1948 mia madre fu costretta a imbarcarsi su una nave con i suoi tre figli, prima di sposare mio padre, per proteggere se stessa e loro. Sono cresciuta ascoltando questa storia in tutti i suoi dettagli dolorosi. Mio padre era un avvocato, Jamil Shalhoub-Kevorkian. Rimase gravemente ferito a un piede mentre cercava di tornare di nascosto ad Haifa, quando aveva diciassette anni”.
Le ricerche di Nadera Shalhoubi si sono concentrate in questi anni sul tema del trauma nella società palestinese, sulla psicologia sociale, sul diritto, sul dolore in realtà di alienazione, sul potere e sulla forza. Nadera si occupa di crimini di Stato contro donne e bambini e altre forme di violenza di genere, crimini e abusi di potere in contesti coloniali, capitalismo della sorveglianza, è un’esperta di “teologia della sicurezza” israeliana e di analisi del trauma psicologico nelle aree militarizzate e coloniali.
Giovedì Nadera è stata arrestata con l’accusa di “incitamento all’odio” dopo aver espresso nette posizioni sulla guerra genocida condotta da Israele nella Striscia di Gaza. Fonti locali hanno riferito che la polizia di occupazione l’ha arrestata nella sua casa della Città Vecchia a Gerusalemme e l’ha trasferita per interrogarla in uno dei suoi centri di detenzione. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir, si è affrettato a mostrare entusiasmo per l’arresto della professoressa, affermando che questo provvedimento “trasmette un messaggio importante: chiunque inciti odio contro lo stato di Israele ci vedrà agire contro di lui. Nessuno potrà nascondersi dietro la sua posizione o qualsiasi altro titolo”.
Le associazione dei prigionieri (la Commissione per gli affari degli ex prigionieri, il Club dei prigionieri palestinesi e la Fondazione Addameer per la cura dei prigionieri e i diritti umani) hanno denunciato in un comunicato che il sistema di occupazione israeliano, in tutte le aree geografiche palestinesi, continua a effettuare arresti indiscriminati, e a perseguitare tutte le persone che difendono i diritti dei palestinesi e che si oppongono ai crimini di occupazione. Pratiche già viste in passato che sono tornate a intensificarsi in occasione dell’escalation bellica e in concomitanza del massacro del popolo palestinese a Gaza. A tal proposito, scrivono: “La politica di detenzione sistematica è sempre stata lo strumento più importante dell’occupazione israeliana per minare qualsiasi avanguardia a livello politico, sociale e cognitivo. L’arresto dell’accademica Nadera Shalhoub […] costituisce un altro episodio nel processo politico di persecuzione dei palestinesi a Gerusalemme e nei territori occupati dal 1948. Un’operazione sulla base di ciò che l’occupazione definisce ‘incitamento all’odio’, che ha colpito centinaia di persone ed è stata accompagnata da attacchi e minacce senza precedenti”.
L’arresto della docente è stato rigettato dal tribunale, che dopo ventiquattr’ore di detenzione e interrogatori lo ha considerato illegittimo, scarcerandola. L’azione della polizia era infatti arrivata come chiusura eclatante di una massiccia campagna di diffamazione nei confronti di Shalhoub, a causa della quale l’Università ebraica aveva già emesso un provvedimento di sospensione lo scorso marzo (anche quello ritirato a seguito dell’evidente impegno in termini umanitari, anche nel corso della guerra di sterminio in atto contro il popolo palestinese a Gaza, da parte della studiosa). È chiaro che più che una spiacevole disavventura, l’arresto di Nadera Shalhoub va considerato come un atto intimidatorio che si colloca in pieno tra le persecuzioni e le minacce che stanno vivendo accademici e intellettuali in varie parti della Palestina. D’altronde, le forze di occupazione hanno intensamente lavorato in questo senso nel corso dei decenni per colpire chiunque avesse una indipendenza di pensiero e di posizionamento. Dall’inizio del genocidio le forze militari israeliane hanno intensificato le operazioni di targeting sfruttando al massimo le possibilità della detenzione amministrativa, con il pretesto della presenza di dossier segreti, presentando accuse per lo più assurde di “incitamento all’odio”, senza contare l’assassinio di molti accademici e delle loro famiglie nell’ambito delle operazioni di guerra.
I ricercatori e gli attivisti di Huna Filastin, come militanti e come parte della comunità accademica italiana, impegnati in questa fase in tutte le iniziative in essere a sostegno del popolo palestinese, si schierano al fianco di Nadera Shalhoub e contro ogni attacco alla libertà individuale e intellettuale, nonché contro l’utilizzo della detenzione arbitraria nei confronti di militanti, intellettuali e di tutti i resistenti e le resistenti in Palestina. (huna felastin)
* * *
Di seguito alcune delle più interessanti pubblicazioni di Nadera Shalhoub-Kevorkian:
- Incarcerated childhood and the politics of unchilding, Cambridge University Press (2019)
- Security Theology, surveillance and the politics of fear, Cambridge University Press (2015)
- Militarization and violence against women in conflict zones in the Middle East: a Palestinian case-study, Cambridge University Press (2009)
19/4/2024 https://www.monitor-italia.it/
Immagine: disegno di huna filastin
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!