Essere ebrea e dimettersi dallo staff di Biden per Gaza: Lily Greenberg Call

Amy Goodman, Denis Moynihan


“È davvero devastante che i vertici dell’amministrazione non solo non ascoltino i loro colleghi, ma anche la maggioranza del popolo americano. Vuole un cessate il fuoco ed è inorridito da ciò che sta accadendo a Gaza”. Lily Greenberg Call: essere ebrea e dimettersi dallo staff di Biden per Gaza

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L’assalto di Israele a Gaza ha provocato proteste in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti. Mentre ultimamente l’attenzione si è concentrata sui campus universitari, è emerso un altro movimento di protesta: i dissidenti all’interno del governo americano, che offrono una critica dietro le quinte delle politiche statunitensi che stanno devastando Gaza. Nonostante questa ondata di dissenso informato, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, pur chiedendo un cessate il fuoco, continua a fornire armi e copertura diplomatica a Israele.

“C’è un sentimento diffuso a tutti i livelli dell’amministrazione e in tutte le agenzie che il continuo sostegno del presidente all’assalto di Israele a Gaza è disastroso”, ha detto Lily Greenberg Call all’ora di notizie di Democracy Now! La Greenberg Call, assistente speciale del capo di gabinetto del Dipartimento degli Interni e collaboratrice politica di Biden, si è dimessa il 15 maggio, citando nella sua lettera di dimissioni di quattro pagine “il disastroso e continuo sostegno del presidente Biden al genocidio di Israele a Gaza”.

Screenshot da Democracy Now

“È disastroso per la politica estera americana, per il sentimento verso gli americani all’estero. È disastroso qui in patria. Ed è davvero devastante che i vertici dell’amministrazione non solo non ascoltino i loro colleghi, ma anche la maggioranza del popolo americano, che vuole un cessate il fuoco, che è inorridito da ciò che sta accadendo a Gaza”.

“Sento di vivere davvero il mio essere ebrea, l’essenza di ciò con cui sono stato allevata, schierandomi a favore dei palestinesi e chiedendo la loro libertà”.

Greenberg Call è l’ultima dell’amministrazione Biden a dimettersi per la questione di Gaza, e anche la prima persona ebrea a farlo. La sua decisione di andarsene è stata profondamente influenzata dal suo ebraismo. Si è dimessa il 15 maggio, giorno in cui i palestinesi commemorano la Nakba, quando, 76 anni fa, quasi un milione di palestinesi furono cacciati dalle loro case e decine di migliaia furono massacrati dalle milizie ebraiche durante la creazione dello Stato di Israele.

La Greenberg Call ha scritto nella sua lettera di dimissioni: “Nakba e Shoah, la parola ebraica che indica l’Olocausto, significano la stessa cosa: catastrofe. Rifiuto la premessa che la salvezza di un popolo debba avvenire con la distruzione di un altro. Mi impegno a creare un mondo in cui questo non accada, e questo non può essere fatto dall’amministrazione Biden”.

Ha proseguito a Democracy Now! “Sono stata cresciuta con una favola sulla Nakba… con l’idea che Israele fosse una terra senza popolo per un popolo senza terra. Se non c’è una società palestinese, se non c’è nulla da distruggere, allora non c’è nulla da piangere. In quanto ebrea, era particolarmente importante per me riconoscere il significato della Nakba, una Nakba che non è mai veramente finita, che continua ancora oggi”.

Lily Greenberg Call non è sempre stata critica nei confronti di Israele. Nel 2019, quando era una studentessa universitaria alla UC Berkeley, era presidente di Bears for Israel, affiliata all’AIPAC, l’American Israel Public Affairs Committee.

“Nella comunità in cui sono cresciuta non c’era distinzione tra l’essere ebreo e il sostegno allo Stato di Israele”, ha detto Lily Greenberg Call. E ha continuato spiegando la sua trasformazione politica:

“Quando sono diventata un po’ più grande, negli ultimi otto anni circa, sono successe due cose. Innanzitutto, il mio mondo ha iniziato ad espandersi. Ho potuto conoscere palestinesi, palestinesi americani. Ho lavorato con alcuni rifugiati siriani e palestinesi in Grecia. E ho visto con i miei occhi alcune delle ingiustizie che i palestinesi devono affrontare in Israele-Palestina: i checkpoint, il sistema di apartheid… Allo stesso tempo, la coalizione di persone con cui stavo sostenendo Israele attraverso l’AIPAC ha iniziato a spostarsi a destra, con l’ascesa al potere di Trump e lo spostamento a destra del governo israeliano. Ho iniziato a vedere queste persone con cui avevo passato anni a fare advocacy a favore di Israele, in particolare i cristiani evangelici, sostenere Trump e appoggiare i fascisti di destra qui negli Stati Uniti e le persone che si stavano allineando con i suprematisti bianchi e gli antisemiti”.

Pikuach nefesh nell’ebraismo significa “salvare una vita””, ha continuato. “Questa idea di b’tselem elohim, che ogni persona è fatta a immagine e somiglianza di Dio… sento di vivere davvero il mio essere ebrea, l’essenza di ciò con cui sono stata cresciuta, difendendo i palestinesi e chiedendo la loro libertà”.

Lily Greenberg Call si unisce ad altri che si sono dimessi, come l’ex funzionario del Dipartimento di Stato Josh Paul, che ha supervisionato i trasferimenti di armi ad altre nazioni, tra cui Israele; Hala Rharrit, la prima diplomatica a dimettersi per Gaza, che è stata la principale portavoce in lingua araba del Dipartimento di Stato; e Annelle Sheline, che si è occupata di questioni relative ai diritti umani in Medio Oriente e che, dopo essersi dimessa, ha partecipato alla manifestazione dei lavoratori federali “Feds United for Peace” davanti alla Casa Bianca. Sheline ha raccontato a Democracy Now!: “Quando ho iniziato a dire ai colleghi che avevo intenzione di dimettermi per Gaza, la risposta di molti è stata: ”Per favore, parla. Per favore, parla per noi”.

Il presidente Biden e la sua cerchia ristretta sono sempre più isolati nel loro sostegno incondizionato ai crimini di Israele a Gaza. A differenza dei palestinesi di Gaza, però, Biden ha una via d’uscita: un cessate il fuoco permanente, subito.


Common Dreams, 26 maggio 2024

https://www.commondreams.org/opinion/first-jewish-biden-appointee-gaza

Traduzione di Enzo Gargano per il Centro Studi Sereno Regis

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