Il capitale nel cervello

Le tecnologie digitali non sono neutre. Hanno consentito al capitale di infiltrarsi nelle nostre vite, aumentare i profitti e incoraggiare il consumismo. Ma negli interstizi degli algoritmi esistono anche spazi di resistenza

Il testo che state leggendo, come tutti gli articoli e le illustrazioni che compongono questo numero 23 di Jacobin Italia, è stato scritto e concepito dal cervello umano. La precisazione è d’obbligo, visto che da un po’ di tempo le opere frutto di intelligenze artificiali iniziano a divenire moneta corrente, parte del paesaggio culturale e dell’immaginario che ci circonda. Ma, appunto, in queste pagine proviamo a smontare il feticcio della tecnologia digitale come strumento neutro, indipendente e sganciato dalle attività umane e dalle forme di potere, conflitto e cooperazione. Per sfuggire a questa trappola, bisogna prendere atto che i modelli di Intelligenza artificiale in circolazione non potrebbero funzionare senza nutrirsi dei dati, delle informazioni e dei rapporti di forza socialmente prodotti. Dunque, occorre storicizzare l’IA, inserirla nel contesto più ampio della produzione digitale e dell’economia delle piattaforme. Infine, è necessario attrezzarsi per riconoscere come lavoro produttivo ciò che tradizionalmente non viene considerato come tale. 

Come spiega in apertura Matteo Pasquinelli, la storia stessa della tecnologia è storia sociale, dunque ogni innovazione (fin dai primi manufatti umani, come ricostruito nell’infografica sull’«albero genealogico dei nostri smartphone») deriva da una forma sociale specifica. Se ne erano accorti, alla fine del diciottesimo secolo, i luddisti, che di fronte all’introduzione del telaio a macchina si trovarono ad affrontare il nesso tra innovazione e benessere sociale, come racconta Alessandro Nuvolari. Armanda Cetrulo, Dario Guarascio e Jelena Reljic, del resto, spiegano proprio che nascondere il ruolo del lavoro sfruttato nei processi di automazione serve a riprodurre nel contesto nuovo gerarchie e dominio. Come afferma Giorgio Maran, se il progresso tecnologico degli ultimi decenni non ha ridotto l’orario di lavoro è per una scelta politica, contro cui bisogna assumere che la lotta per liberare il tempo è la condizione necessaria per redistribuire denaro, potere e saperi. Del resto, sostiene Carlotta Caciagli, gli strumenti digitali sono destinati a produrre contraddizioni e nuove disuguaglianze anche nel campo del welfare e delle politiche pubbliche. I dati, conferma in effetti Teresa Numerico, rischiano di proiettare il passato sul futuro e dunque riprodurre discriminazioni di genere, razza e classe. 

Dunque, a quale forma sociale corrisponde quella che per brevità chiamiamo Intelligenza artificiale? Dialogando con Marco Bertorello, Christian Marazzi disegna alcune tracce essenziali a proposito del fatto che ormai una grandissima parte di lavoro non trova un corrisposto monetario, il che lo conduce a riflettere sulla relazione tra finanziarizzazione dell’economia e occultamento delle forze produttive. Al contrario di quanto si dice, insomma, la finanza e l’economia cosiddetta «reale» sono profondamente intrecciate.

A proposito di lavoro, Alexander Brentler riflette attorno al rapporto tra IA e il lavoro tipicamente umano che è diventato centrale nelle nostre società: il lavoro di cura e la produzione culturale, due attività impossibili da sostituire con le macchine. Così come Gino Roncaglia, discutendo con Tiziana Mancinelli e Antonio Montefusco, ci ricorda che l’Intelligenza artificiale può servire a valorizzare il patrimonio culturale ma che ciò non può avvenire senza la supervisione degli esseri umani.

Anton Jäger si esercita attorno al paradosso sotto gli occhi di tutti: l’eccedenza di questa cooperazione digitale si manifesta nelle esperienze di moltissimi in forma di solitudine. Un risvolto simile è al centro del fumetto di Juta nell’inserto di questo numero, che racconta l’inquietante mondo virtuale di This person does not exist. Per non parlare delle grandi mutazioni nella comunicazione politica che ridisegnano il rapporto tra vero e falso, e di cui si occupa Andrea Natella a partire dalle storie visionarie e profetiche di Philip K. Dick. Owen Haterley si sofferma invece su James G. Ballard, altro scrittore che ha unito fantascienza e critica sociale, intuendo gli scenari che si aprivano. 

Lizzie O’Shea analizza il tentativo dell’Unione europea di regolamentare l’IA mentre Evgeny Morozov, intervistato da Simón Vázquez, mette a critica alcune delle posture ideologiche della sinistra di fronte a tutto ciò, spiegando che i grandi monopolisti della Silicon Valley hanno occupato quella zona a cavallo tra vita e lavoro, tra necessità e creatività, che la politica progressista ha tralasciato. Di fronte a tutto ciò, scrivono Laura Eccher e Giorgio Pirina, esistono anche esperienze di autogoverno della sfera digitale e di piattaforme controllate dal basso. Così come Gianmarco Peterlongo ci ricorda che negli interstizi dell’algoritmo è sempre possibile qualche forma di resistenza. Se ne erano accorti, a modo loro, anche i musicisti afroamericani che a Detroit, quando l’automazione devastò la città-fabbrica per eccellenza, inventarono la musica techno: se ne occupa Gavin Mueller

Ma se questa capacità di sviluppo tecnologico appare smisurata, come la mettiamo con il limite ecologico? Ne parla Lorenzo Tecleme. Andrea Coveri, Claudio Cozza e Dario Guarascio, invece, illustrano con dati ed esempi concreti come i monopolisti digitali abbiano legato il loro business al comparto militare e come l’IA sia perfettamente in linea con questa tendenza. È impossibile a questo punto evitare di confrontarsi con il profilo più apocalittico della vicenda: e se la macchina che i grandi capitali hanno innescato conducesse alla distruzione dell’umanità? Di questo tema si occupa in chiusura il saggio di Garrison Lovely.

12/6/2024 https://jacobinitalia.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *