Disabilità e dati: persone o numeri?

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Rapporto ISTAT. Sono quasi 13 milioni, spesso vivono da sole e i servizi loro dedicati sono scarsi, come pure le risorse stanziate a loro favore (28 miliardi di euro, quasi tutti impiegati per erogare pensioni – dati 2018): sono le persone disabili in Italia, assistite spesso da famiglie sempre più in difficoltà, perchè devono sopperire alle mancanze delle istituzioni nazionali e locali. In più, nel nostro Paese quasi una persona disabile su tre (32,1%) è a rischio di povertà.

Dei quasi 13 milioni, oltre 3 milioni sono inoltre in condizione di grave disabilità e tra le persone con grave disabilità, quasi 1.500mila ha un’età superiore a 75 anni (fonte ISTAT).

Circa un terzo delle persone con disabilità grave vive da solo; tra gli ultrasettantacinquenni la quota sale al 42%. Si tratta di dati molto preoccupanti, poichè palesano una diffusa condizione di vulnerabilità che coinvolge un numero elevato di persone, le quali non possono contare sull’aiuto di un famigliare. Il problema più grave è la perdita di autonomia: infatti l’11,2% degli anziani (1 milione e 400 mila persone) ha gravi difficoltà in almeno un’attività di cura della persona, soprattutto tra gli ultrasettantacinquenni (1 milione e 200 mila). In questa fascia di età un anziano su cinque riporta tali difficoltà. Sono soprattutto le attività domestiche pesanti quelle in cui gli anziani perdono l’autonomia (29,8% degli anziani), seguite dalle attività che implicano una certa autonomia fisica, come fare la spesa (17,0%). In difficoltà anche nelle attività più leggere, come la gestione delle risorse economiche e delle attività amministrative che riguarda il 13,5%, preparare i pasti nell’11,5% dei casi. Il 7,3% degli anziani ha gravi difficoltà nel prendere le medicine (8,5%) e usare il telefono (7,3%).

POVERTA’

Nel 2022, secondo le stime dell’ISTAT, ha raggiunto un livello record di oltre 5,6 milioni di persone (9,7% dei residenti) e 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale).

Le famiglie di persone con disabilità presentano poi un maggiore rischio di povertà o di esclusione sociale: nel 2022, in Italia era a rischio di povertà o esclusione sociale il 32,5% delle persone di 16 e più anni con disabilità (con gravi limitazioni nelle attività quotidiane), contro il 23,8% della popolazione totale.

In quasi 9 casi su 10, la persona con disabilità vive in una famiglia che sperimenta un disagio economico “soggettivo”, ossia riconosce di riuscire ad arrivare a fine mese con “qualche difficoltà”, con “difficoltà” o con “grande difficoltà” avvalendosi delle risorse disponibili. Relativamente al disagio economico “oggettivo”, il 62% delle persone con disabilità vive in famiglie che non sarebbero in grado di far fronte con risorse proprie a una spesa imprevista di 500 euro; la quota di famiglie con questo tipo di difficoltà è più elevata nel Mezzogiorno, laddove la persona ha tre o più forme di disabilità compresenti, dove i genitori sono più giovani. In quasi 2 casi su 3 le persone con disabilità vivono in famiglie che non possono permettersi una settimana all’anno di vacanza lontano da casa.

Il 46,2% delle donne intervistate, si legge ancora nel rapporto, non ha una relazione sentimentale sessuale e il 40% ritiene che la disabilità influenzi il desiderio sentimentale-sessuale. Inoltre, le donne intervistate ritengono che la disabilità influenzi il rapporto con il sesso (70,4%) e che i famigliari considerino che la disabilità possa influire negativamente sulla possibilità di intraprendere una relazione sentimentale (35%), mentre il 27% non ne ha mai parlato in famiglia. L’81% desidera essere madre, ma il 69% non ha mai cercato la maternità.

LA SCUOLA

Nell’anno scolastico 2022-2023 sono stati quasi 338mila gli alunni con disabilità che hanno frequentato le scuole di ogni ordine e grado. Dati del Report ISTAT su “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità – Anno 2022-2023”.

Gli alunni con disabilità sono prevalentemente maschi, 229 ogni 100 femmine, in linea con le statistiche epidemiologiche che da tempo evidenziano sensibili differenze di genere in vari disturbi dello sviluppo neurologico, tra cui i disturbi dello spettro autistico e i disturbi del comportamento e dell’attenzione. Il problema più frequente è la disabilità intellettiva che riguarda il 37% degli studenti con disabilità, quota che cresce nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attestandosi rispettivamente al 42% e al 48%; seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (32% degli studenti), che aumentano nelle scuole del primo ciclo, in particolare nella scuola dell’infanzia (57%). Frequenti anche i disturbi dell’apprendimento e quelli dell’attenzione, ciascuno dei quali riguarda quasi un quinto degli alunni con disabilità, entrambi sono più diffusi tra gli alunni delle scuole secondarie di primo grado (rispettivamente il 26% e il 21% degli alunni).

Il 39% degli alunni con disabilità presenta più di una tipologia di disabilità, questa condizione è più frequente tra gli alunni con disabilità intellettiva che, nel 54% dei casi, vive una condizione di pluridisabilità.

Quasi un terzo degli studenti (28%) ha inoltre un problema di autonomia con difficoltà nello spostarsi all’interno dell’edificio, nel mangiare, nell’andare in bagno o nel comunicare. Tra questi, oltre un quinto ha problemi più gravi, in quanto non è in grado di svolgere autonomamente nessuna delle quattro attività. La maggiore difficoltà per questi studenti si riscontra nella comunicazione (21%) e nell’andare in bagno (19%), meno frequenti le difficoltà nello spostarsi o nel mangiare (rispettivamente il 13% e il 9%).

Sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole italiane: solamente il 40% risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. La situazione appare migliore nel Nord del Paese dove si registrano valori superiori alla media nazionale (44% di scuole a norma), mentre peggiora, raggiungendo i livelli più bassi, nel Mezzogiorno (36%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, con il 74% di scuole accessibili, di contro la Liguria e la Campania si distinguono per la più bassa presenza di scuole prive di barriere fisiche (rispettivamente 29% e 30% delle scuole). La mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità rappresentano le barriere più diffuse (50%). Frequenti sono anche le scuole sprovviste di servo scala interno (35%), bagni a norma (26%) o rampe interne per il superamento di dislivelli (24%). Rari invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%).

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