La disfatta di Israele e il futuro del mondo
di Franco Berardi,
Franco Berardi Substack, 19 giugno 2024.
Moshe Feiglin, del partito di Netanyahu, ha dichiarato che non si deve fermare il genocidio fin quando un solo palestinese rimarrà in vita.
Qualcuno potrà obiettare che costui è uno squilibrato e non rappresenta il popolo israeliano. Che si tratti di uno squilibrato non c’è dubbio, ma purtroppo la maggioranza degli israeliani sono squilibrati come lui, e pensano quello che dice lui, anche se non tutti lo dicono. La condizione di colonizzatori, l’abitudine a discriminare milioni di donne e di uomini che vivono a pochi passi da casa tua, il cinismo da zona di interesse in cui gli israeliani hanno vissuto per decenni sono le cause di questo squilibrio mentale.
Il 7 Ottobre ha provocato l’esplodere della follia omicida: crudeltà e orrore non si possono più relegare in uno spazio marginale: hanno preso il posto centrale della storia. La ragionevolezza e i sentimenti umani sono un residuo che solo i disertori possono coltivare.
Con l’arrivo della stagione calda a Gaza, il problema della penuria di acqua sta assumendo contorni catastrofici. Israele ha chiuso deliberatamente con il calcestruzzo centinaia di pozzi d’acqua e distrutto le unità di potabilizzazione nel nord della Striscia. A Jebalia sono stati registrati i primi morti per sete tra i bambini e gli anziani. Neppure i nazisti fecero uso della fame e della sete come arma di guerra contro la popolazione civile. Si tratta di un crimine secondo le norme internazionali: un crimine orrendo, un crudele sterminio di massa scientificamente studiato e premeditato.
Ma ora, dopo otto mesi di genocidio credo che Israele stia per precipitare in un caos sanguinoso di guerra civile e di violenza suicida, perché quel popolo non è più in grado di ragionare.
Il Jerusalem Post ha pubblicato il 17 giugno un articolo in cui si dice esplicitamente che la guerra di Netanyahu è persa, perché non è possibile eliminare Hamas: essendo il prodotto (simmetricamente folle e crudele) della violenza e dell’odio, Hamas cresce ogni giorno che passa.
E Thomas Friedman, editorialista filo-israeliano, ha scritto il 18 giugno sul New York Times: “Israele che conoscevamo non esiste più… Israele di oggi si trova in un pericolo esistenziale.”
Non sono uno stratega ma suppongo che la vera guerra per Israele debba ancora cominciare. Finora si è trattato di un genocidio, di un atto unilaterale di sterminio, simile a quelli che le truppe di Hitler conducevano contro la popolazione ebrea indifesa.
Finora le truppe di Hezbollah sono rimaste a guardare.
Ancora Friedman scrive al proposito: “A differenza di Hamas, Hezbollah dispone di missili di precisione che possono distruggere interi settori dell’infrastruttura di Israele, i suoi aeroporti le sue università le sue basi militari e le centrali di energia.”
Di conseguenza è probabile che nel prossimo futuro assisteremo all’attacco che spingerà Israele nell’abisso in cui merita di sprofondare.
Friedman conclude il suo articolo con l’invito a riconoscere che Hamas ha vinto la guerra, e aggiunge:
“Sento le critiche dei falchi che mi dicono: Friedman, vuoi permettere a Yahya Sinwar di venire fuori dal suo tunnel e dichiarare la vittoria? Io rispondo: sì, proprio così. Ma poi vorrei partecipare alla conferenza stampa di Sinwar e gli chiederei: “Caro Sinwar, stai dicendo che questa è una grande vittoria per Hamas: un ritiro totale di Israele e uno stabile cessate il fuoco. Ma vorrei sapere cosa c’era a Gaza il 6 ottobre se non un ritiro totale di Israele e uno stabile cessate il fuoco? Come puoi spiegare ai cittadini di Gaza che hai provocato otto mesi di guerra con la distruzione del 70% degli edifici di Gaza, 37000 morti, molti dei quali donne e bambini, per ritrovarti esattamente nel punto in cui eri il 6 ottobre?”
Quel che dice Friedman è vero, tranne l’ultima frase.
L’enorme prezzo che i palestinesi hanno pagato non è servito, a mio parere, a migliorare la vita dei palestinesi, ma solo a peggiorarla, e fin qui siamo d’accordo.
Però ha ottenuto un risultato che otto mesi fa era inimmaginabile: ha avviato Israele verso la sconfitta, verso il più infamante disonore, verso l’isolamento internazionale e verso la guerra civile e la dissoluzione.
A un prezzo spaventoso, la vendetta di Hamas è consumata.
Ma fin qui siamo solo alla premessa; quale scenario si apre dopo questa disfatta di Israele, dopo l’immane crudeltà inferta e subita da Hamas e dalla popolazione di Gaza?
Presto scopriremo che in quel piccolo luogo del mondo si è svolta l’anteprima della guerra che dovunque si prepara.
Il popolo di Israele, razzista, colonialista, super-armato e senescente, è l’avamposto dell’occidente.
E il popolo di Palestina, incrudelito da decenni di violenza e di umiliazione, è l’avamposto del mondo colonizzato che si prepara alla vendetta.
Ogni giorno alla frontiera tra il sud e il nord del mondo si svolge un genocidio di proporzioni immani.
La guardia costiera greca che getta in mare migranti africani o afghani, i governanti italiani che impediscono i salvataggi in mare e consegnano migranti in fuga alla guardia costiera libica sono i guardiani di una fortezza assediata: miserabili bianchi che hanno perduto ogni senso di umanità perché percepiscono l’approssimarsi di una resa dei conti il cui unico linguaggio sarà la crudeltà e l’orrore.
19/6/2024 https://www.assopacepalestina.org
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!