Strage senza fine in carcere: altri quattro suicidi in meno di due giorni
Altri quattro suicidi in carcere. Salgono a 44 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, ma al dramma del sovraffollamento il governo risponde con nuovi reati
Salgono a 44 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. Un’ondata di disperazione dilaga con una sequenza scioccante di suicidi che ha visto 4 detenuti togliersi la vita in appena 48 ore tra il 13 e il 14 giugno. I numeri sono da brivido: ben 44 detenuti si sono tolti la vita dall’inizio del 2024, e ciò dipinge un quadro drammatico all’interno delle carceri, dove la sofferenza e l’abbandono sembrano regnare sovrani.
Il 41esimo suicidio è avvenuto giovedì sera ad Ariano Irpino, dove un detenuto di 39 anni si è impiccato con gli slip nella sua cella. Poche ore dopo, all’una di notte, un detenuto romeno di 45 anni si è tolto la vita nel carcere di Biella. Venerdì la tragedia è proseguita con un detenuto di 77 anni che si è soffocato nel suo letto a Teramo, e infine un 44esimo suicidio è avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno a Sassari, dove un recluso si è impiccato con le lenzuola nel reparto di assistenza intensificata.
I numeri dicono che la situazione nelle carceri italiane non solo è critica, ma va peggiorando. Sul tema è intervenuto ora anche il Consiglio d’Europa, che ha chiesto all’Italia di prendere misure urgenti. Ma il governo Meloni fa muro a ogni proposta e soluzione che possano ridurre la pressione sugli istituti penitenziari.
Il ddl presentato da Roberto Giachetti (Iv) per tamponare nel breve termine l’emergenza carceri con le liberazioni anticipate rischia l’affossamento, mentre dall’esecutivo promettono solo misure a lungo termine come un nuovo decreto carceri che non prevede sconti di pena e la costruzione di nuovi istituti penitenziari nelle caserme dismesse. Sullo sfondo, vengono introdotte nuove fattispecie di reato che non fanno altro che riempire ulteriormente le carceri, come successo per gli istituti minorili dopo il decreto Caivano, dove il numero di presenze è aumentato del 30 per cento in un anno.
E il nuovo ddl sicurezza in discussione alle commissioni, che tra il reato di rivolta in carcere, una stretta sulle droghe (compresa la “cannabis light”) e un ampliamento del ricorso alla custodia cautelare (di cui l’Italia è già prima in Europa) potrebbe dare il colpo di grazia all’utopia di avere carceri in linea con la Costituzione italiana, lì dove si dice che la pena non può corrispondere in trattamenti inumani e degradanti.
L’associazione Antigone alza la voce sulla tragica sequenza di suicidi nelle carceri italiane, definendola un’emergenza nazionale che richiede l’intervento prioritario di governo e Parlamento. “Se in una città di 60.000 abitanti si suicidassero 44 persone in pochi mesi non parleremmo d’altro”, afferma l’associazione, riferendosi ai 44 detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. La situazione è resa ancor più grave dal perdurante sovraffollamento, con oltre 14.000 reclusi che non hanno un posto regolamentare, condizioni di vita sempre più difficili per i detenuti e turni di lavoro estenuanti per gli operatori penitenziari.
Antigone chiede provvedimenti urgenti per alleggerire il peso sulle carceri attraverso un maggior ricorso alle misure alternative al carcere. Sollecita inoltre la liberalizzazione delle telefonate, dotando le celle di telefoni laddove non vi siano problemi di sicurezza, per ridurre l’isolamento dei detenuti. Tra le altre richieste, l’assunzione di personale, la riduzione del peso dell’isolamento, la modernizzazione della pena carceraria, e l’aumento delle iniziative in carcere senza intoppi burocratici.
Antigone critica aspramente il ddl sicurezza del governo, che va nella direzione opposta introducendo il reato di rivolta penitenziaria, punibile fino a 8 anni anche per resistenza passiva e proteste non violente. “Lascerà ai detenuti solo il proprio corpo per far emergere problemi, con un prevedibile aumento di autolesionismo e suicidi”, avverte Antigone, invitando l’esecutivo a ritirare il provvedimento. “Serve intervenire con urgenza, non si può più aspettare”, è l’appello dell’associazione al governo affinché la tragedia dei suicidi in carcere non continui a mietere vittime innocenti, prigioniere di un sistema sempre più al collasso.
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