Pfas alla Solvay di Alessandria, le analisi confermano: tracce nel sangue dei residenti
I rappresentanti del comitato Stop Solvay, Anemos, e Greenpeace durante la conferenza stampa di Alessandria. Foto di Greenpeace Italia
I comitati locali e Greenpeace hanno comunicato i risultati delle analisi eseguite su 36 cittadini che abitano vicino al polo chimico e hanno pagato gli esami di tasca propria. Tutti i campioni certificano la presenza di sostanze nocive oltre i limiti
Nel sangue dei cittadini che risiedono vicino al polo chimico Solvay di Alessandria ci sono tracce di pfas e più ci si avvicina alla fabbrica più i valori aumentano. La notizia è stata comunicata giovedì 27 giugno, durante una conferenza stampa organizzata dinanzi alla prefettura della città piemontese da Greenpeace e dai comitati locali, che da anni si battono per mettere al bando le sostanze perfluoro alchiliche, utilizzate per realizzare oggetti quotidiani e ritenute nocive per l’essere umano e per l’ambiente.
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Le analisi hanno coinvolto 36 persone che abitano nella zona di Spinetta Marengo: in tutti è stata riscontrata la presenza di pfas, che i medici ritengono essere interferenti endocrini, ossia in grado di influenzare il cambiamento degli ormoni responsabili dello sviluppo, della fertilità, del comportamento e di altre funzioni. “Chiediamo al presidente Alberto Cirio di venire qui e parlarci, se le istituzioni non ci ascoltano chi deve tutelarci?”, hanno detto i cittadini presenti alla conferenza, che da quasi quattro anni attendono le analisi finanziate dalla Regione.
“Chiediamo al presidente Alberto Cirio di venire qui e parlarci, se le istituzioni non ci ascoltano chi deve tutelarci?”
Stanchi di aspettare, hanno deciso di pagare i 90 euro necessari per sapere se nel loro segue fossero presenti le sostanze cancerogene. E purtroppo i risultati hanno confermato ciò che temevano. “Speravamo di ricadere nel biomonitoraggio della Regione annunciato nel 2021 – denuncia Mirella Benazzo, referente del comitato cittadino Anemos – ma nessuno è mai stato contattato”.
“In poco tempo siamo riusciti ad avere più adesioni di quelle raccolte dal campionamento regionale – aggiunge Giuseppe Ungherese, responsabile del dipartimento Inquinamento della ong – a dimostrazione di quanto siano preoccupate le persone che abitano vicino al polo chimico”. I 36 campioni di sangue sono stati spediti all’Università di Aquisgrana grazie al coordinamento di Greenpeace Italia, che dal 2016 segue la contaminazione da pfas in Italia, prima in Veneto e poi nelle altre regioni del Nord.
Oltre ogni limite
Gli esami hanno coinvolto otto Comuni ubicati nel raggio di dieci chilometri dal polo chimico, con i valori che aumentano sensibilmente in prossimità della fabbrica e risultano connessi all’età e al sesso, con i maschi adulti che sono i più colpiti dal bioaccumulo di pfas nel sangue. In particolare, tutti i campioni evidenziano tracce di pfas in misura superiore rispetto ai limiti fissati dal National academies of sciences (Nas) americano, che indicano in 2 nanogrammi per millilitro la soglia massima da non oltrepassare.
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In cinque casi, addirittura, si superano i 20 nanogrammi per millilitro. A Spinetta Marengo, sobborgo che ospita i 130 ettari della Solvay, si è raggiunto il valore massimo di 32 nanogrammi per millilitro, di cui 22,76 nanogrammi solo del cancerogeno pfoa, sostanza che appartiene al gruppo dei pfas.
Abbandonati al loro destino
“Attraverso un questionario abbiamo chiesto ai cittadini di spiegare quanto sanno sui pfas e le informazioni base sulle loro famiglie – prosegue Benazzo –. È emerso che in media, in ogni nucleo, vi è un caso di tumore, con un massimo di quattro casi nella singola famiglia. Preoccupa, inoltre, che nessun medico di base abbia mai parlato ai suoi pazienti di pfas e delle possibili analisi da eseguire per capire se le sostanze siano presenti o meno nel sangue”.
“Nel questionario compilato dai cittadini è emerso che in media, in ogni nucleo, vi è un caso di tumore, con un massimo di quattro casi nella singola famiglia”
Gli esami eseguiti ad Alessandria fanno seguito a una prima tornata di analisi effettuate nel 2023 dalla rete televisiva belga Rtfb. Questa volta i comitati alessandrini hanno coinvolto gli attivisti veneti, esposti dal 2013 alla più vasta contaminazione da pfas in Europa, e chiesto aiuto all’associazione Medici per l’ambiente Isde del Veneto. Importante anche il supporto delle Mamme No pfas e di altri attivisti.
La risposta della Regione
“Abito a Lobbi, a pochi chilometri da Alessandria, e ho perso mio padre e mio marito a causa di un tumore. Ho fatto analizzare il mio pozzo, che uso per irrigare l’orto, e sono stati trovati valori alti di pfas. Cosa devo fare per tutelare la mia salute?”, ha chiesto una residente che si è sottoposta al prelievo. Grazie all’esame la donna ha scoperto che nel suo sangue i valori di pfas superano i 20 nanogrammi per millilitro.
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Le analisi condotte dall’Università di Aquisgrana, purtroppo, non hanno potuto misurare i due pfas prodotti e brevettati da Solvay Syensqo e dalla precedente proprietaria Ausimont: il cC6O4, e la miscela ADV. Entrambi, infatti, sono acquistabili solo per la ricerca nelle matrici ambientali, inclusa l’acqua potabile, e non per il sangue.
Per quanto concerne l’Adv, è analizzato in tutto il mondo soltanto da due enti: il Policlinico di Milano – che dal 2021 è la clinica del lavoro di Solvay e che riscontra fino a 3 milligrammi per litro nel sangue degli operai (3 milioni di volte superiore alla soglia dei 2 nanogrammi) – e la Regione Piemonte, che nell’unico biomonitoraggio eseguito finora sugli agricoltori che si alimentano di prodotti coltivati vicino al polo chimico, ha indicato una media di 15 microgrammi litro (mille volte superiore alla soglia).
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Secondo la Regione Piemonte, i pfas prodotti dal polo chimico alessandrino raggiungono il sangue dei residenti attraverso gli alimenti, a loro volta contaminati dalle emissioni che fuoriescono dai camini degli impianti. Nel frattempo, Amag Reti idriche – la società che gestisce la rete di acqua potabile degli otto comuni dell’Alessandrino interessati da queste nuove analisi del sangue – alla domanda specifica de lavialibera sulla presenza di pfas nelle acque potabili di Spinetta Marengo, ha risposto che “i valori sono tutti al di sotto dei limiti che entreranno in vigore a gennaio 2026”.
Il gestore, che fino a novembre 2023 non aveva mai trovato tracce di pfas, adesso ritiene che in effetti ci siano, seppure con valori inferiori ai 100 nanogrammi per litro, vale a dire la soglia imposta dal 2026 dalla nuova direttiva acque potabili.
Laura fazzini
28/6/2024 https://lavialibera.it/
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