Trivelle, il Governo fa marcia indietro, ma per il blocco effettivo bisogna aspettare.
Il Governo ha presentato alcuni emendamenti alla legge di stabilita’ col fine esplicito di scongiurare il Referendum No Triv. E si tratta di emendamenti che, stando a quanto dice il Coordinamento Nazionale No Triv e il comitato “Verso il Referendum”, nato dall’Assemblea tenutasi lo scorso 8 novembre a Roma, ricalcano le richieste dei cittadini. Le modifiche normative inserite nei sei quesiti referendari No Triv sarebbero, a questo punto, riproposte in blocco nella legge di Stabilita’ 2016 di prossima approvazione, con la sola esclusione della limitazione della durata delle concessioni in mare, sulla quale gia’ in serata il Coordinamento No Triv ed Enzo Di Salvatore, costituzionalista e padre dei quesiti referendari che hanno avuto il via libera dalla in Cassazione, hanno presentato un sub-emendamento correttivo.
Se il Parlamento accogliera’ gli emendamenti del governo, si avranno: il blocco dei procedimenti in corso entro le 12 miglia; l’eliminazione della dichiarazione di strategicita’, indifferibilita’ ed urgenza delle attivita’ petrolifere; la cancellazione del vincolo preordinato all’esproprio della proprieta’ privata gia’ a partire dalla ricerca degli idrocarburi; la limitazione delle attivita’ di ricerca e di estrazione attraverso l’eliminazione delle proroghe; la garanzia della partecipazione degli enti territoriali ai procedimenti per il rilascio dei titoli. Approvati gli emendamenti, anche il discusso progetto petrolifero “Ombrina mare” potrebbe essere definitivamente bloccato. Ma e’ una corsa contro il tempo.
“Se Ombrina mare si blocchera’” – dichiara Enzo Di Salvatore – “lo sara’ grazie alle modifiche proposte con il referendum che il governo vuole scongiurare. Ovviamente e’ tutto da verificare: dipende da quando arrivera’ la concessione su Ombrina rispetto all’entrata in vigore di tali norme contenute nella legge di stabilita’. In ogni caso, con l’approvazione dell’emendamento che fa proprio il quesito referendario sul decreto sviluppo si chiuderebbero tanti altri procedimenti, tra i quali “Vega B” nel canale di Sicilia e, almeno in parte, quelli per le ricerche di gas e petrolio nell’Adriatico in favore della Spectrum Geo, che interesserebbero 30mila kmq di mare Adriatico”.
Per il Coordinamento No Triv un punto, tuttavia, resta assai dolente e assolutamente inaccettabile: il fatto che un emendamento del Governo miri ad eliminare la previsione del piano delle aree, volto a razionalizzare l’esercizio delle attivita’ petrolifere. Questo comporta che sarebbe possibile chiedere il
rilascio dei titoli concessori unici senza un piano. Ma un secondo sub-emendamento, elaborato anch’esso dal Coordinamento No Triv e da Di Salvatore, mira a reintrodurlo. “E’ chiaro” – precisa il Coordinamento Nazionale No Triv – “che gli emendamenti del Governo hanno il solo scopo di evitare il referendum. E cio’ non e’ ovviamente sufficiente. Si approvino pure gli emendamenti, ma si apra da subito la discussione politica sul futuro energetico del nostro Paese. Occorre che si giunga presto ad una disciplina organica e sistematica del settore e che si favorisca velocemente la transizione energetica”.
La Fiom considera positivamente l’atto del governo, “la risposta più appropriata alle giuste rivendicazioni dei tanti comitati, associazioni e gruppi che si sono ritrovati nel comitato nazionale No Triv”, come si legge in un comunicato.
La Fiom, che è parte di questo comitato, “continuerà ad impegnarsi affinché sia certo il blocco autorizzativo per Ombrina 2 e affinché il governo, anche nell’ottica di quanto deciso alla conferenza sul clima di Parigi, si impegni per una transizione energetica fondata sullo sviluppo ulteriore dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e che configura un modello industriale diverso e nuovo da quello che, fino ad oggi, ha prodotto distorsioni all’ambiente”.
Il Prc in una sua nota, a firma di Ferrero e Rinaldi, parla di “una grande vittoria popolare e una clamorosa marcia indietro di Renzi”. Secondo il Prc, la mobilitazione dei territori (particolarmente forte in Abruzzo) e le richieste di referendum “hanno costretto il PD a moderare almeno in parte la propria subalternità ai petrolieri. Ritorna il divieto in mare nella fascia delle 12 miglia dalla costa e viene restituita agli enti locali la possibilità di dire la propria nei procedimenti. Rimane però una strategia energetica nazionale sbagliata, antidemocratica e obsoleta. Una cosa è certa: la lotta paga e anche il governo più arrogante della storia della Repubblica ha dovuto fare i conti con il movimento per la difesa dei beni comuni”.
14/12/2015 www.controlacrisi.org
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