Il Fascicolo Sanitario in cattive mani?

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Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) dovrebbe rappresentare uno strumento che consente alle persone di monitorare e visualizzare l’intera cronologia delle proprie condizioni di salute.
A partire da Maggio 2020, con i decreti emanati durante il periodo Covid-19, vengono registrate in automatico e senza il bisogno di un consenso esplicito da parte dell’interessato. Ogni cittadino italiano possiede un FSE, alimentato quotidianamente, sebbene le modalità e le tempistiche con cui ciò avviene appartengono a una zona grigia non ancora decifrabile ai più.
Il FSE è attenzionato dal Garante della Privacy perchè in questi ultimi mesi sono state avviate campagne pubblicitarie che si promuovono tale strument ma tendono a minimizzare le implicazioni per la privacy che solleva preoccupazioni circa la trasparenza e l’eticità.

L’idea che il medico possa consultare la nostra storia clinica con pochi click o che ci sia un monitoraggio istantaneo e recuperabile in ogni spazio e tempo delle proprie condizioni sanitarie può essere confortante. Pensiamo, ad alcune casistiche come ai soggetti fragili, a chi soffre di malattie croniche o ha rischi di salute immediati, chi non ha la possibilità di fare memoria del proprio stato sanitario, chi non può spostarsi fisicamente, o ancora chi, a causa di mancanza di informazioni, non riceverebbe un pronto intervento adeguato. Più banalmente: se si stesse male lontano dal proprio luogo di residenza, tutti i dati necessari sarebbero subito a disposizione per essere curati coerentemente, senza doversi affidare unicamente al proprio codice fiscale, che in alcuni casi potrebbe rallentare le operazioni di soccorso.

Dove sta il problema? Idati in possesso della Pubblica Amministrazione sono adeguatamente protetti? Sono archiviati su sistemi sicuri e impenetrabili da ingerenze informatiche, sono accessibili unicamente a personale adeguatamente formato e responsabilizzato, che utilizza i dati esclusivamente per finalità d’ufficio? Sono riservati ai professionisti della sanità ai quali ci si rivolge per diagnosi e terapie? Oppure, i sistemi della Pubblica Amministrazione sono vulnerabili (come spesso è accaduto) frequentemente violati, con informazioni riservate facilmente accessibili a chiunque e con un controllo degli accessi carente e inefficace?

Allora bisogna sapere che i nostri dati sanitario fanno gola alle multinazionali del farmaco per indirizzarci, a loro uso e consumo, verso prodotti costosi e spesso produttori di altre patologie per aumentare i profitti.

Redazione Lavoro e Salute

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