Parigi, l’altro volto delle Olimpiadi: sfratti, esclusione sociale e rincari

Il 26 luglio scorso, con un’inedita sfilata di barche, è iniziata a Parigi la trentatreesima edizione delle Olimpiadi moderne. Per l’occasione la capitale francese ha cambiato volto, tra strutture temporanee, zone off-limits e controllo digitalizzato. Dietro il fasto della cerimonia d’apertura lungo la Senna e lo spettacolo sportivo che impegnerà la Francia fino all’11 agosto si nasconde l’altro volto delle Olimpiadi, segnato dall’esclusione sociale. Da mesi, infatti, le autorità francesi sono impegnate in sfratti ed espulsioni con l’obiettivo di fare spazio agli addetti ai lavori e, soprattutto, di restituire alle telecamere l’immagine di una città perfetta, immune da povertà e disagi sociali. Il tutto è stato preceduto da rincari nel settore immobiliare, per uno schema ormai tipico delle grandi manifestazioni internazionali, sempre più eventi di esclusione nonostante la martellante retorica universalista con cui vengono presentate.

L’attività antipopolare delle autorità francesi ha preso di mira tendopoli, squat (immobili abbandonati occupati) e studentati, sgomberando migliaia di persone – oltre dodicimila secondo la rete locale di associazioni impegnate contro l’esclusione sociale. Le prime espulsioni in vista delle Olimpiadi sono iniziate nel 2021, nella banlieue nord – tra le zone più povere dell’hinterland parigino – designata come sede del villaggio degli atleti. Per realizzarlo la gendarmeria francese ha proceduto con decine di sfratti, sgomberando strutture di accoglienza e squat, come quella di Unibeton, abitata da circa 500 persone. I lavori in vista delle Olimpiadi hanno causato nella banlieue nord, in particolare nel comune di Île-Saint-Denis, forti rincari nel mercato immobiliare: tra il 2019 e il 2023 si è passati da 3780 a 4616 euro per metro quadro (+22%). Inoltre nella linea 13, che collega Saint-Denis al centro, così come per tutta la rete metropolitana, il costo del biglietto singolo lieviterà da 2,15 a 4 euro per tutta la durata dei Giochi.

Lo squat Unibeton, sgomberato ad aprile 2023.

Gli sgomberi non hanno risparmiato nemmeno la periferia meridionale di Parigi. Pochi mesi fa, ad aprile, è stata la volta dello squat di Vitry-sur-Seine, che ospitava oltre 400 persone. Da quel momento, a cento giorni dall’inizio delle Olimpiadi, le espulsioni hanno subito una decisa accelerata, a fronte di inadeguati – se non inesistenti – piani abitativi alternativi. A giugno sono scaduti, senza essere rinnovati, tremila contratti d’affitto negli alloggi studenteschi. A ciò si sono aggiunti diversi casi di espulsione per gli studenti indietro coi pagamenti. Le stanze lasciate vuote sono state prontamente riempite dallo staff delle delegazioni olimpiche.

Nelle ultime settimane si sono intensificati anche gli sgomberi lungo la Senna, dimora di centinaia di senzatetto, gli invisibili delle città assistiti a Parigi da associazioni quali Médecins du Monde o Watizat. Sono proprio queste ultime a lanciare l’allarme circa il destino degli sfrattati, di cui hanno perso le tracce dopo essere stati condotti coercitivamente lontano dalla capitale. Ciò vuol dire uscire da un circuito sociale creato dai volontari e basato, tra le altre cose, sulla distribuzione di generi alimentari e sull’accesso all’informazione.

Espulsione coatta dai luoghi di vita e rincari nel mercato immobiliare sono le due direttive lungo le quali si sviluppa il fenomeno della gentrificazione, ormai una costante delle grandi manifestazioni internazionali. Emblema in tal senso è Barcellona, che nel 1992 ospitò la venticinquesima edizione delle Olimpiadi e per l’occasione visse una profonda trasformazione urbanistica all’insegna di sfratti ed espulsioni. 16 anni dopo, in occasione dei giochi di Pechino, le autorità cinesi hanno raggiunto numeri fuori scala, arrivando a sfrattare ben 1,25 milioni di persone dalle proprie abitazioni per fare spazio alla macchina infrastrutturale olimpica.

Dinamiche che non possono stupire, dal momento che nelle ormai mature società capitaliste i grandi eventi finiscono per diventare un’ottima occasione di “pulizia sociale” e di mantenimento del potere, attraverso cui mascherare – e non risolvere – i problemi profondi delle città, strette tra diseguaglianze, povertà ed emergenza abitativa.

Salvatore Toscano

30/7/2024 https://www.lindipendente.online/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *