Tra chi si oppone al nuovo inceneritore di Roma. Che non sarà pronto per il Giubileo

Marco Alteri attivista della Rete Tutela Roma Sud e consigliere comunale di Albano, davanti al terreno dove sorgerà inceneritore © Linda Maggiori

Nell’area di Santa Palomba (IX Municipio), nella periferia Sud del Comune, dovrebbe sorgere l’impianto da 600mila tonnellate di rifiuti trattati l’anno. Con i pellegrini attesi nel 2025 c’entra nulla, non essendo attivo prima del 2028. I comitati denunciano il superamento in deroga di vincoli e gli impatti su salute, ambiente e raccolta differenziata. Il ruolo di Acea e del gruppo Caltagirone

Viene chiamato “l’inceneritore del Giubileo” ma col Giubileo c’entra poco. La realizzazione dell’impianto da 600mila tonnellate di rifiuti l’anno, voluto dal sindaco di Roma e commissario straordinario proprio del Giubileo, Roberto Gualtieri, è motivata dalla necessità di gestire i rifiuti prodotti dai 33 milioni di pellegrini attesi nel 2025. Eppure, secondo il cronoprogramma ormai reso pubblico, l’inceneritore sarà attivo solo dal 2028, quando l’evento sarà finito da due anni e mezzo.

“Il Giubileo è solo una scusa per usare i poteri derogatori e la procedura emergenziale”, scuote la testa Marco Alteri, consigliere comunale di Albano e portavoce della Rete Tutela Roma Sud, una rete di associazioni e comitati di quartiere che contestano la costruzione dell’impianto, insieme al comitato No Inceneritore e altre realtà. Una vicenda intricata che è finita anche sotto la lente della magistratura. 

Ma andiamo con ordine: il 3 giugno 2021 Ama, cioè la municipalizzata di Roma che gestisce i rifiuti, lancia un’indagine di mercato per l’acquisto di un’area da destinare a un impianto per i rifiuti (non meglio precisato). Nel settembre 2022 il Comune di Roma commissiona uno studio per individuare le aree idonee, e viene individuata l’area di Santa Palomba (IX Municipio), dieci ettari nella periferia meridionale del Comune, ai confini con Pomezia, Albano Laziale e Ariccia. 

Ama acquista il terreno a un prezzo alto: 75 euro per metro quadrato contro una quotazione di mercato compresa tra 40 e 45. L’Immobiliare Palmiero, proprietaria del terreno, aveva acquistato quel terreno nel 2002 a circa 500mila euro per poi rivenderlo, dopo 20 anni, a 7.462.275 milioni di euro. La società viene messa in liquidazione e sciolta dopo la vendita del terreno. Sul prezzo della compravendita pende un’inchiesta della Procura, della Corte dei conti, e anche della Commissione parlamentare Ecomafie. “Il lotto risulta all’interno di un’area di Tutela integrale, vicino a case sparse a meno di 500 metri, tutti fattori escludenti secondo gli stessi requisiti stabiliti nel 2021 -racconta ancora Marco Alteri-. Inoltre nel terreno passa un corso d’acqua, il Fosso della Cancelliera, che dovrà essere interrato o deviato con tutti i rischi idraulici connessi”.

Eppure lo stesso giorno (18 novembre 2022) in cui Ama acquista il terreno, la Città metropolitana di Roma Capitale aggiorna il “sistema dei vincoli” per sanare gli ultimi intoppi e nel dicembre 2022 con un’ordinanza a firma di Gualtieri dispone che in quell’area si realizzi il “termovalorizzatore”. 

A soli 800 metri c’è la discarica di Roncigliano, ormai chiusa e di proprietà di Manlio Cerroni, il “re dei rifiuti di Roma” per la cronaca, che già nel 2007, insieme ad Ama e alla multiutility Acea, voleva costruire proprio in quella zona un inceneritore simile a quello attualmente in progetto. Nei pozzi interni alla discarica l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) negli anni ha rilevato centinaia di casi di superamento dei limiti per metalli pesanti e idrocarburi, tanto che le acque di pozzo utilizzate dalla popolazione del Comune di Ardea sono interdette all’uso.

Lo studio di “Epidemiologia rifiuti ambiente salute nel Lazio” nel 2023 ha evidenziato come nell’area ci fosse una maggiore incidenza di malattie respiratorie, tumori della pleura, della vescica e mieloma multiplo. Il Comune di Albano a febbraio 2024 ha chiesto (senza ottenere risposta) alla Regione Lazio la bonifica del sito, la classificazione dell’area a elevato rischio di crisi ambientale, che comporta un vincolo di inedificabilità fino all’esecuzione della bonifica.

“Ho due figlie e sono preoccupata per la loro salute -confida Chiara Barberini, attivista del circolo Legambiente Agro romano meridionale-, siamo circondati da discariche e fabbriche chimiche, eppure questo territorio, a vocazione agricola, andrebbe bonificato e valorizzato, non certamente caricato di altri impianti inquinanti”. 

Francesca Mazzoli, pediatra e parte dell’Associazione medici per l’Ambiente (Isde) spiega che “gli inceneritori, inquadrati come industrie insalubri di prima classe, sono inquinanti sia per le emissioni in aria sia per le ceneri prodotte che vengono smaltite in discarica o miscelate con materiale edile di costruzione, quindi tornano nell’ambiente. Gli impianti di incenerimento di nuova generazione hanno filtri più efficaci, che comunque vanno smaltiti, ma non possono bloccare completamente le polveri sottili e ultrasottili, metalli e diossina emessi dalla combustione. Queste sostanze entrano nel nostro corpo attraverso la respirazione e l’alimentazione, possono raggiungere tutti gli organi, attraversando anche la placenta. Anziani, donne in gravidanza e bambini sono quelli che rischiano di più”.

L’impianto, secondo le stime rese note dalle associazioni, emetterà almeno 400mila tonnellate di CO2 all’anno, 150mila tonnellate di ceneri pesanti, 40mila di ceneri leggere, e 3,39 milioni di tonnellate di fumi. “Verranno spesi altri 40 milioni di euro di fondi pubblici per un impianto sperimentale di cattura di CO2 che poi sarà trasportata e stoccata nei depositi di carbon capture storage (Ccs) a largo di Ravenna. In realtà solo lo 0,1% dell’anidride carbonica prodotta dall’inceneritore verrà catturata”, aggiunge Alteri. 

Un altro problema riguarda la logistica. “Almeno 300 camion in più al giorno percorreranno strade già attualmente impossibili da percorrere nelle ore di punta con incremento di emissioni e traffico”, puntualizza Massimiliano Coppola, del circolo Legambiente. Poco lontano, a meno di un chilometro da dove sorgerà l’inceneritore, è in costruzione un nuovo quartiere di social housing con circa mille nuovi appartamenti (Santa Palomba città dinamica). Vicino c’è anche il fatiscente Borgo Sorano, edilizia popolare con oltre 300 appartamenti e pochi servizi.

Una nuova grande lottizzazione con mille appartamenti che sta sorgendo nei pressi dell’inceneritore di Roma © Linda Maggiori

Il terreno scelto per l’inceneritore era però in parte destinato dal Piano regolatore generale del Comune a verde pubblico e a Servizi pubblici di livello locale. Anche questa destinazione d’uso verrà cambiata in sede di Autorizzazione ambientale integrata grazie ai poteri del Commissario straordinario. 

Il 18 maggio 2024 intanto è scaduto il termine del bando di gara per il project financing del forno, per un valore di 7,5 miliardi di euro e una durata ultratrentennale della concessione. Unico concorrente in gara è il raggruppamento temporaneo di impresa (Rti) con capofila Acea, la multiutility quotata in Borsa che gestisce il servizio idrico, la fornitura di energia e lo smaltimento dei rifiuti, partecipata al 51% da Roma Capitale, al 23,33% da Suez Environnement e al 5,45% da Francesco Gaetano Caltagirone. Nel raggruppamento che si è aggiudicato il bando compaiono anche Hitachi Zosen Inova (azienda svizzera giapponese), Vianini Lavori (facente parte del gruppo Caltagirone) e di nuovo Suez.

L’inceneritore sarà anche un grande consumatore di acqua: qualcosa come 240mila litri al giorno secondo le stime della stessa Acea. Per il progetto preliminare dovevano essere scavati quattro pozzi, sottraendo acqua potabile ai Comuni limitrofi. I sindaci di Albano, Ardea, Pomezia, Genzano, Ariccia e Marino, si sono da tempo schierati al fianco di chi protesta. “La falda acquifera è già in sofferenza e i laghi di Albano e Nemi si sono abbassati di 6,5 metri negli ultimi 60 anni -denuncia Laura Orsatti, presidente di un comitato di quartiere-. Oltre a manifestazioni facciamo tanta sensibilizzazione e corsi di formazione rivolti ai docenti. Nel novembre 2023 abbiamo consegnato una lettera a papa Francesco”. 

Anche la rete Zero Waste si è unita ai movimenti in lotta. “Con l’inceneritore attivo sarà disincentivata la raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti, al 2035 avremo un tasso di riciclaggio effettivo del 54,9%, a fronte del 65% minimo imposto dall’Unione europea, e si continuerà a dare priorità alla raccolta con cassonetti stradali, tra le cause del degrado della città -denunciano le associazioni-. Se poi, come annunciato, l’Ue inserirà gli inceneritori nel sistema di crediti di carbonio (European union emissions trading system, Ets), si dovranno pagare almeno 100 euro per tonnellata di CO2 emessa. Tutto a carico dei cittadini attraverso la tassa sui rifiuti”.

Sulle colline di Ardea, intanto, Carlo Giudicepietro coltiva il terreno di famiglia con metodi biodinamici, producendo kiwi, vino e olio. L’azienda agricola Ceglia è un angolo di paradiso, ricco di fiori, piante e biodiversità. A circa 300 metri Carlo indica lo stabilimento Amazon sorto da poco e poi il terreno dove sorgerà l’inceneritore. “Si stanno mangiando tutta la terra -sospira-. Prima Amazon, poi l’inceneritore. Sotto i fumi dell’impianto non potrò più coltivare biodinamico, perderò le certificazioni e chiuderò l’azienda”.

Entro l’estate sarà emessa la Valutazione di impatto ambientale (Via) e poi in autunno dovrebbero partire i cantieri. Ma i comitati non si arrendono. 

Linda Maggiori

4/8/2024 https://altreconomia.it/

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