Min-Crosetto & Rai-Cul-Pop! e la svendita dei valori

MIN CUL POP: non è una parolaccia e sta tornando. Era un acronimo e voleva indicare il “Ministero della cultura popolare, durante il periodo fascista”.
L’obiettivo – di questo “dicastero istituito nel 1937, quando il ministero della Stampa e della propaganda cambiò denominazione per assumere quella di m. della C.p., più adeguata alle ambizioni totalitarie del fascismo nella seconda metà degli anni Trenta”- era per l’appunto quello di “organizzazione e direzione dell’opinione pubblica, la preparazione della guerra d’Etiopia e la proclamazione dell’impero […] in direzione di una forte centralizzazione del controllo nel campo della comunicazione” – per essere “soppresso il 3 luglio del 1944 dal governo Badoglio” (Idem).

Oggi, dopo 80 anni – NB: gli stessi anni e degli anniversari degli eventi di Liberazione dal nazifascismo di varie città italiane sulla linea gotica, che si sono già celebrati (di questo articolo notiamo il riferimento alla Divisione Nembo, che pure dopo l’armistizio del ‘43 in parte si disperse tra diserzioni verso la RSI e ammutinamenti: e delle stragi e rappresaglie nazifasciste, come quella a Sant’Anna di Stazzema che viene celebrata in questi giorni -, oggi dicevamo, e più precisamente il 30 luglio scorso, l’Amministratore Delegato della RAI Roberto Sergio, in occasione “dell’accordo di collaborazione istituzionale sottoscritto da Ministero della Difesa e Rai” per “sviluppare una strategia di comunicazione integrata sul “valore” della Difesa e sul ruolo che svolge anche a sostegno della competitività del Paese”, afferma: “La Difesa, che opera quotidianamente sia sul territorio nazionale che a livello internazionale, merita di essere raccontata. Il contributo della RAI sarà essenziale per trasmettere questo valore al popolo italiano, utilizzando tutti i nostri mezzi, inclusi quelli digitali, per dare il massimo supporto alla realizzazione di questo protocollo”. “Come Difesa, abbiamo bisogno, soprattutto in momenti complicati, del supporto di chi fa informazione e cultura per trasmettere i nostri messaggi”: queste sono invece le parole del Ministro Crosetto.

Adesso, le nostre parole a riguardo.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università raccogliamo la perplessità e lo sgomento di parte della cittadinanza italiana che recepisce suo malgrado queste ed altre operazioni come frutto della pervasività programmatica di una campagna di propaganda del Governo. Ci esprimiamo con allarme perché se i Ministeri competenti della Scuola, dell’Università e della Cultura, con anche la Televisione e il Cinema, scelgono e promuovono la propaganda militare e se nei soggetti di videogiochi, docufiction e film a puntate, se sugli zainetti e nei diari, persino dei più piccoli, e nei campi estivi e nei campi ginnici, non si fa che mostrare che si può e si deve combattere ad armi spianate, promettendo la soddisfazione di nuovi bisogni, non più e non solo “in casi di estrema necessità e urgenza” – di recentissima memoria -, allora il target, il bersaglio di questo nuovo catechismo sono i ragazzi, i ragazzini, i bambini, i fanciulli: che ci fa Babbo Natale sul carro armato a Modena se non per un vile atto di propaganda, a cui si è prestato o svenduto suo malgrado ? Babbo Natale non esiste, ma i bambini che lo guardano sì, e magari vorranno anche loro salire su un carro, ma non di certo come nella sequenza finale del film “La vita è bella” di Roberto Benigni che tutti conosciamo.

Non parliamo in polemica con gli italiani che scelgono consapevolmente e coscienziosamente la propria strada nel futuro, anche fosse nelle FFAA o nelle FFOO nella seria considerazione del prezzo che scontano giorno per giorno: far diventare ciò che fanno oggetto di comunicazione di tendenza significa esattamente svendere e svilire la portata morale a cui ispirano il loro sacrificio, e scrivendo questo pensiamo già agli uomini e le donne delle scorte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nelle stragi del maggio e del luglio del 1992.

In conclusione, una considerazione su ciò che abbiamo rilevato a scuola: alcuni ragazzi prossimi al diploma sono interessati ad entrare nelle forze armate quando non vedono un’altra strada possibile per sé: di questo si dovrebbero preoccupare tutti, come ci preoccupiamo anche noi. Crediamo necessario migliorare la società migliorando il livello culturale e l’apertura degli orizzonti sociali, partendo da una politica di sensibilizzazione allo studio dei contenuti fondamentali di tutte le discipline di base.

Marcella Pastore

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

6/8/2024 https://osservatorionomilscuola.com/

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