Nel CPR di Palazzo San Gervasio muore un ragazzo di 19 anni sotto gli occhi attoniti dei compagni
Un’altra morte che non può avere giustificazioni: ad essere sotto accusa è l’intero sistema dei CPR italiani
Osama aveva solo 19 anni ed è morto mentre era sotto la “custodia” dello Stato. La notizia ha iniziato a circolare nel tardo pomeriggio di ieri, quando alcuni ragazzi trattenuti nel Centro di Palazzo San Gervasio (PZ) hanno iniziato a chiedere aiuto ad attivisti e associazioni del territorio. Così la notizia si è diffusa oltre le mura alte e i cancelli del Centro detentivo di Palazzo San Gervasio. Una notizia che solamente in serata ha trovato conferma.
Cosa sia accaduto è difficile dirlo con certezza. Le voci si rincorrono e ricostruire dall’esterno quanto accaduto in quell’inferno non è semplice. Sono diverse le versioni dei fatti che da ieri sera si rincorrono. Sono diverse le indiscrezioni raccolte prima che venisse interrotta ogni comunicazione con il mondo esterno e che i telefonini del Centro venissero spenti. Non sta a noi rincorrere le indiscrezioni. Sarà infatti la magistratura inquirente a fare chiarezza su quanto accaduto ieri nel CPR di Palazzo San Gervasio. Saranno i P.M. di Potenza a indagare su questa tragica morte.
Per noi però resta il dato drammatico e incontrovertibile di un’altra giovane vita spezzata. Un ragazzo di soli 19 anni è morto durante il trattenimento all’interno del Centro di Palazzo San Gervasio. Un ragazzo che è morto mentre si trovava ristretto e sotto la custodia dello Stato perché colpevole di non avere un documento.
Per noi tutto questo è inaccettabile ed è la dimostrazione di quanta strada ancora dobbiamo fare per rendere l’Italia una nazione civile e rispettosa dei diritti umani.
Diritti che vengono troppo spesso calpestati ma che all’interno dei CPR vengono calpestati sistematicamente. Non è un problema del CPR di Palazzo San Gervasio. Ad essere sotto accusa infatti è l’intero sistema dei CPR italiani, l’intero sistema della detenzione amministrativa, l’intero sistema normativo in materia di immigrazione.
La morta di Osama è una morte che non ha giustificazioni e può avere un senso solamente se avremo il coraggio di guardare in faccia la realtà drammatica dei CPR e la forza di lottare per il definitivo superamento del sistema della detenzione amministrativa.
Oggi nel CPR di Palazzo San Gervasio sembra essere tornata un po’ di tranquillità dopo le tensioni di ieri sera, dopo le proteste e gli incendi scoppiati all’interno dei moduli. La protesta violenta, i materassi bruciati, il fumo che si alza dai moduli verso il cielo scuro, sono l’unico modo che hanno i detenuti di Palazzo San Gervasio di far sentire che sono lì, che esistono, che hanno diritti che vanno rispettati. Senza quelle proteste, senza quel chiasso, senza i messaggi che alcuni di loro sono riusciti a veicolare all’esterno, nessuno avrebbe saputo della morte di Osama, nessuno avrebbe parlato di quello che è accaduto ieri nel CPR di Palazzo San Gervasio, tutto sarebbe stato tenuto ben nascosto.
Tutto questo è degno del nostro Paese? Tutto questo è accettabile e tollerabile? E’ veramente questo il modello di società che intendiamo contribuire a costruire? Quanti Osama ancora devono morire prima di capire che i CPR sono luoghi di indicibili torture psicologiche e fisiche?
Avv. Arturo Raffaele Covella
6/8/2024 https://www.meltingpot.org
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